You’ll be okay. La mia vita con Jack

You'll be okay. La mia vita con Jack Book Cover You'll be okay. La mia vita con Jack
Edie Kerouac-Parker
Stampa Alternativa
2008
9788862220583

Jack e Neal Cassady passavano per Detroit durante tutti i loro viaggi; andavano a trovare Edie. Erano sbronzi e guidavano una macchina vecchia e malconcia; piena di giornali, libri e vestiti sporchi. La radio andava a un volume altissimo. Si parlottava un po', poi domandavano qualche lira in prestito. Edie era la prima, amatissima moglie di Kerouac, sua coetanea (classe 1922).

Giovane borghese, fresca di trasferimento a New York, aveva incontrato Henri Cru – Remi Boncoeur in “On The Road” – e se ne era invaghita. Parlavano spesso di un loro amico, svogliato campione di football, preoccupato per quanto stava capitando in Europa – il nazismo arrembava – e successivamente infortunato (gamba rotta). Henri giudicava Jack un genio: aveva letto quel che scriveva ed era rimasto sbalordito. Commise il tragico errore di presentarlo alla sua ragazza. Edie: “Aveva gli occhi color blu pervinca che tradivano una certa indolenza. Un ciuffo di capelli gli cadeva sempre davanti all'occhio destro e lui lo rimetteva a posto con quattro dita. Jack portava sempre con sé un pettine per quel ciuffo ribelle: il castigo della sua vanità. Aveva una voce musicale con tutti i toni giusti” (p. 45) – e parlava due lingue, e pensava prima in francese, e aveva una “dizione perfetta”. Edie lo guarda e si sente in imbarazzo: manda giù cinque hot dog, alla tavola calda. Jack se ne accorge e il giorno dopo le scrive una lettera d'amore. Qualche tempo dopo, Henri si imbarca e la affida nelle mani di Jack. Edie lo prende alla lettera.

Rimane incinta – crede di Jack – e abortisce. Henri, al ritorno, vuole sposarla lo stesso: Edie rifiuta, e per qualche tempo tiene in piedi il triangolo. Tempo di guerra: i due amici si arruolano nella marina mercantile, stanziata a New York. C'è tempo per la prima notte di Jack e Edie (capodanno 1943), per qualche aneddoto sulle loro conversazioni (Kerouac parlava sempre di scrittura; Edie, d'amore) e sulle abitudini di JK: “La sua routine quotidiana consisteva nello scrivere tutta la notte, per poi svegliarmi verso l'alba. Gli preparavo una colazione enorme con latte al posto del caffè. Raramente discuteva con me di quel che aveva scritto, in pratica il mattino presto era il suo momento di tranquillità. Poi si preparava ad andare a letto (…). Il suo corpo aveva sempre una temperatura elevata (…) si svegliava verso mezzogiorno e andava a lavoro, oppure al sindacato, talvolta rimaneva a leggere a casa (…)” (p. 66).

Kerouac venne congedato dalla Marina per via della sua doppia personalità: virile, da un lato, e puramente e totalmente intellettuale dall'altro. In famiglia credevano fosse lunatico. A Edie piaceva così. Edie racconta il primo incontro col giovane Ginsberg – all'epoca adolescente, gracile e irrequieto – e con William Burroughs, generoso e asessuato. Ci informa delle letture di quegli anni (Rimbaud, Eliot, Dostoevskij, Auden, Henry Miller, Jack London, Dos Passos; ma anche Shakespeare e Poe, e la Bibbia), e della vicenda dell'arresto di Kerouac e Lucien Carr, per l'omicidio di Dave Kammerer (professore e stalker gay); del matrimonio avvenuto mentre JK era in galera, accusato d'essere complice o testimone del delitto. E ancora: il sogno di vivere scrivendo per il cinema a Hollywood, vagheggiando il trasferimento a Parigi, dimenticandosi che all'epoca la città era vittima dell'occupazione nazista; la sopravvivenza di JK con lavoretti qua e là, la crisi del matrimonio. Soltanto Edie lavorava, a un tratto, mentre Jack passava il tempo tra alcol e droghe. S'accenna a un mai avvenuto viaggio alla volta di Trieste, sulla scia di Joyce, al primo magro anticipo per “La città e la metropoli” e alla perenne bolletta di Kerouac; infine, ai prodromi della vita che avremmo poi tutti letto trasfigurata in “On The Road”. È a quel punto che la narrazione si spezza. L'amore è finito – il curatore racconta che, nel tempo, JK si sarebbe fatto sentire lo stesso, tenendo vivo il ricordo di un sentimento grande – e Kerouac ha intrapreso il precipizio della sua esistenza: grande letteratura e feroce autodistruzione, sino alla morte: cirrosi epatica.

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"Conoscevo e amavo Jack come un uomo sensibile, stupendo, che viveva soltanto per potersi esprimere scrivendo. Per seguire questa vocazione rinunciò a una borsa di studio alla Columbia University e al sicuro successo nello sport (…). Da giovane non mi resi conto di tutto ciò e riuscii a capirlo soltanto leggendone i libri, all'indomani della sua morte. Poco dopo la pubblicazione dell'ultimo romanzo, 'Vanità di Duluoz', mi telefonò per dirmi che gli avrebbe fatto piacere rivedermi. Nel frattempo, ci eravamo entrambi risposati due volte (…) Kerouac è stato il complemento e la nemesi della mia gioventù. Non era ribelle di natura, quanto curioso e affascinato da chiunque fosse diverso da lui” (pp. 15-16) – scrive Edie.

Edie Kerouac Parker (1922-1993) soffriva perché si sentiva “una nota a margine” della vita di Kerouac, e perché non riusciva ad assemblare a dovere questo suo memoir. Che pure era – è – una testimonianza unica: le donne non hanno avuto voce, nel Beat. Lei ne aveva pieno diritto, perché come scrive Morgan, “furono le donne a fornire il necessario contesto, il 'salotto', per la nascita della Beat Generation. Fu grazie a Edie Parker e Joan Adams che Jack Kerouac incontrò Lucien Carr, Allen Ginsberg, William Burroughs e altre persone, come Neal Cassady, che in seguito avrebbero popolato le pagine di tutti i suoi libri” (p. 13). E furono queste donne a sacrificarsi nel nome del genio e della pazzia dei loro compagni. “Tutte le mie speranze erano riposte in lui. Era lui il genio, lo scrittore”, scrive, dolcissima, Edie.

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Nell’ultima lettera a Edie, scritta un mese prima di morire, Kerouac chiuse con una frase d’incoraggiamento: “You’ll be okay” - questo spiega il titolo del libro. Curatori dell'edizione, Timothy Moran e il suo collaboratore Bill Morgan. TM fu ospite di Edie Kerouac Parker per diversi mesi: la accompagnò nelle sue letture su Kerouac e la Beat tra Università e librerie di Michigan e Ohio, la sostenne nella malattia, sino alla morte, avvenuta nel 1993. Per tredici anni, da quel momento in avanti, Moran ha curato i suoi diari e i suoi appunti: plasmando, finalmente, il suo libro. Un lascito personale, sentimentale e femminile: vivo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Edie Kerouac-Parker (Grosse Point, Michigan 1922 - 1993), cittadina americana, prima moglie di Kerouac. Scrisse questo memoir

Edie Kerouac-Parker, “You'll be okay. La mia vita con Jack”, Stampa Alternativa, Viterbo 2008. A cura di Timothy Moran e Bill Morgan. Introduzione e postfazione di Timothy Moran. Prefazione di Bill Morgan. Premessa di Frankie-Edith Kerouac-Parker. Traduzione di Bernardo Parrella. Collana “Grande Sconcerto”.

Prima edizione: “You'll be okay. My life with Jack Kerouac”, City Lights, San Francisco, 2007. In appendice, bibliografia essenziale.

Gianfranco Franchi, marzo 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.