Castelvecchi
1996
9788876150715
Aldo Nove esordì pubblicando questo libro nel 1996, domandando – assieme alla copertina – una dozzina di milioni per andare dai travestiti, giusto nelle prime battute. Qualcuno riusciva a ghignare per la stupenda provocazione. Erano altri tempi. Il tono del libro – “nuovo” nella stupidità, nella lingua sciatta e nella malattia, ma eccezionalmente ripetitivo – è quello, immutabile, di un narratore provinciale, morbosetto, erotomane e maniaco di normalità catodica d'accatto, quella propagandata a tutto spiano dal media dominante. E dal suo padrone. L'intento è satirico, non c'è dubbio: ma la nausea rimane e prevale. Questa non è satira intelligente, né letteraria: è nevrastenica, fobica, mortifera. Stupida. Il gioco è bello quando dura poco, o quando c'è respiro. Qui respiro non c'è mai. È uno strazio. È come essere costretti ad ascoltare uno spostato farneticare di cosa combina e cosa pensa durante il giorno. A meno che non si tratti d'un personaggio paesano, del più classico scemo del villaggio, passa presto la voglia di sorriderci su. Anche perché, a ben guardare, non c'è nessuno con cui riderne. Aldo Nove è sparito dai discorsi di tanti lettori e giovani autori, come la moda d'una scrittura pseudocruda, violenta e plastica che aveva rappresentato. E tuttavia pubblica. A qualcuno è rimasto impresso.
La ridicola fissa per l'astrologia, nei personaggi di “Woobinda”, stucca quanto l'astrologia stessa. Se Nove voleva umiliare gli appassionati dei segni zodiacali, è riuscito soltanto a farmi simpatizzare con il loro ingenuo passatempo. Che detesto, ma non riesco a stabilire quale centralità possa avere nella critica del nostro tempo. Vale come il sudoku. Me ne frego del sudoku, o delle parole crociate. E allora? La sottigliezza di questa sua insistenza astrale mi sfugge.
“Woobinda” è strutturato in otto lotti, suddivisi in diversi racconti brevi, deliranti, violenti e grotteschi. Il grottesco deriva dall'ossessione per la popolarità dei personaggi televisivi, per i prodotti sponsorizzati, per la pestilenziale fortuna del marketing, per l'idiozia del tubo catodico: il risultato migliore è probabilmente “A letto con Magalli”, assieme a “Pensieri”: meditazione sulle ragazze di Non è la Rai. La violenza e il delirio sono due esiti, a questo punto si sarà inteso, almeno plausibili. Sia nel lettore che nei protagonisti dei racconti. Smanie cellulari protagonisti di “Vibravoll”: che suggerisce prosaici usi di accessori silenziosi. Felino piacere in “Amore”, vicenda di gatti viziati e padroni viziosi.
“Il bagnoschiuma” è la (celeberrima) storia di un giovanotto che aveva un ideale: il bagnoschiuma Vidal. I genitori, invecchiando, sbagliavano bagnoschiuma. Compravano in tre per due. Allora il giovanotto prende e li massacra. Pulendo l'interno delle loro teste con lo Scottex. Tutto qua. Scioccante? Sì, come un rutto di dodici secondi nel silenzio d'un cinema.
Ecco “Complotto di famiglia” l'oscura vicenda di uno scambio di coppie mai digerito dal narratore, e l'inevitabile – parliamo pur sempre d'un libro che dimostra l'abnorme influenza televisiva su una psiche malconcia – ritorno alla morte di Alfredo Rampi a Vermicino. Morte spettacolizzata anche in “Ruanda”, con esiti avvilenti. Commercializzazione della morte, in questo caso di Fellini, protagonista di “Lettera commerciale”, e celebrazione privata e fanatica d'una morte privata, in “Senna”.
Disgusto invincibile nel peggior racconto del Novecento italiano: “La merda”. Storia d'un diciottenne che ne conservava parecchia nel comodino, riflettendo sul suo colore. La merda non va in tv (dipende) e allora ci si difende come può dall'igiene e dalle oasi. Ecco: comprate “Woobinda” per leggere “La merda”. Poi nascondetela per bene tra i vostri scaffali. Il tempo non manda via l'odore. Ma sfogliarla serve. A prendere le distanze, a capire cosa abbiamo rischiato fosse spacciato per letteratura. Strani scherzi dell'editoria moderna.
Terrificante.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Aldo Nove (1967), scrittore italiano. Ha esordito pubblicando “Woobinda” nel 1996.
Aldo Nove, “Woobinda”, Castelvecchi, Roma 1996.
Approfondimento in rete: wiki it
Gianfranco Franchi, gennaio 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.