Viva l’Italia. Una passeggiata

Viva l'Italia. Una passeggiata Book Cover Viva l'Italia. Una passeggiata
Bernard Chambaz
Ponte alle Grazie
2008
9788879289672

Letterato francese, ciclista per passione, decide di vivere un nuovo grand tour: una “piccola anabasi”, da Palermo a Milano. Egotico come l'antenato Stendhal, ma diversamente sensibile ai paesaggi più che all'umanità che popola il nostro territorio, Chambaz viaggia, per diciannove tappe, in sella alla sua bici. Per raccontare il nostro Paese. Filologicamente rispettoso d'una grande tradizione – quella del Giro d'Italia del 1949, l'anno della fuga di Coppi, della grande rivalità con Bartali e degli articoli di Dino Buzzati – “Viva l'Italia” è un libro intelligente, divertente e spiazzante. “Verrebbe da credere che la forza di un libro col tempo s'indebolisca” - esordisce Chambaz - “Io al contrario sono convinto che la forza di un libro non viene mai meno. I libri ci abitano e continuano a dire qualcosa di noi”. Il libro galeotto è “Sul Giro 1949”, l'autore è l'inviato speciale, l'artista che scrisse “Il deserto dei Tartari”, e raccontava il ciclismo con respiro epico. Sulla falsariga di quella perduta Italia, e di quel dimenticato respiro, Chambaz racconta paesi, cittadine, cultura e paesaggi; legge le scritte sui muri, e osserva le città animarsi. E presto...

Subito dopo Nissoria, capisco dal vivo il perché sono qui. Per intonare un inno all'Italia, eterna e nello stesso tempo ultra-contemporanea, ai suoi paesaggi, alla sua cultura umanistica, ai suoi grandi uomini, alla bellezza luminosa delle sue donne, a tutto il contorno di gente magnifica e senza nome” (p. 21). Ma non crediate che sia cieco alle nostre contraddizioni, e alle nostre tragedie. Puntualmente segnala l'omicidio di un piccolo imprenditore (p. 41) e la questione delle mafie e dell'illegalità nel Meridione; racconta del mandato d'arresto scoccato da Woodcock ai danni dell'erede Savoia, della recente fondazione d'un nuovo partito comunista di ispirazione trotzkista, del rischio della caduta della Repubblica; commemora Moro passando per via delle Botteghe Oscure, e via dicendo. È uno che fischietta “Bella Ciao” (p. 84), ma non si direbbe fazioso. È un romantico socialista innamorato del Belpaese. Come dargli torto? Con tutto il male che sprigiona la nostra classe dirigente, restiamo la nazione di Roma e del Rinascimento. Civiltà maestra nel mondo. La storia niente la lava via. Nemmeno la grande Letteratura.

Ecco, reminiscenze letterarie piovono da tutte le parti, rinfrescando la nostra memoria; da Pirandello (“Giganti della montagna”) a Virgilio, da Vittorini (“Conversazione in Sicilia”) a Kerouac (ma con filtro italiano; articolo di Mauretta Capuano su “La Sicilia”), da Giuseppe Bonaviri (“Ghigò”) a Claudio Magris (“L'infinito viaggiare”), da Empedocle (prevedibilmente, per la questione del sandalo) a Zanzotto (passando per Pieve di Soligo), da Cervantes (allegoria assoluta di ogni letterato) a Collodi, da Melville (via Corriere della Sera: “I veri luoghi non sono mai segnalati sulle carte”) a Carlo Levi (“Cristo si è fermato a Eboli”), da Calvino (sulle bancarelle di Napoli) a Erri De Luca (“il mio muratore preferito, conosce il gusto della fatica e la bellezza delle donne”, scrive il francese), l'elenco è sterminato e piacevole.

E succede che i letterati si incarnino, dopo tante evocazioni: “Chisciotte è una specie di atleta che – mi accorgo in questo momento – ha il volto scavato di Pirandello, da pazzo innamorato, ossessionato dai romanzi cavallereschi, che va in giro per vedere se quello che ci trova scritto dentro è verità, mentre il barbiere si domanda se i libri hanno il potere di far impazzire un uomo” (p. 37).

Chambaz aveva pubblicato un “Tour de France”, letteratura che abbraccia il ciclismo come medium per raccontare vita, vitalità e contrasti d'un Paese, nel 2003, in occasione del centenario della manifestazione. Dopo questo exploit, è toccato all'Italia: sembra, prossimamente, sarà la volta della Spagna.

Perché sta viaggiando per l'Europa – un'Europa che fa pensare a quella delle prime battute di “Lisbon Story” di Wenders, senza dogane e senza confini? Forse per riconoscere che confini culturali esistono ancora, e vanno abbattuti, ribadendo la fratellanza tra i popoli per la via maestra delle arti?

Il diario non inganna. Da un certo punto di vista, la relazione quotidiana della mia vita italiana in bicicletta non ha altro fine che riprendere per conto mio quel vecchio precetto, 'va a cercare altrove se ci sei!', che ho preso alla lettera, che mi ha permesso di scoprire che io, in ogni caso, ci sono, hic et nunc e allo stesso tempo da un'altra parte, ossessionato da quel che è stato e quel che sarà” (pp. 111-112).

Mi piaceva l'idea di raccontare il gran tour al contrario: partendo da una stravaganza contemporanea, ben distante dall'arroganza e dalla prepotenza dei giudizi d'antan sul nostro popolo, considerato in passato anomalo erede di una grande tradizione politica e artistica, raccontato magari tramite osti, locande, mignotte, accattoni e assassini, quasi fossimo l'incarnazione perfetta della parola “decadenza”. Ecco, con umiltà e dolcezza un letterato francese contemporaneo è sceso tra noi accantonando pregiudizi e cattiverie, e mostrando bellezza e malessere del tempo nostro: malinconia del passato eroismo del campione Coppi, un campione senza epigoni, e della perduta innocenza della bicicletta; al contempo, regalando un tributo – autentico – e mostrando un'adesione limpida a quel concetto tutto letterario che è l'italianità.

I paesaggi della vecchia Europa – sempre Wenders – forse sono tutti uguali, e la storia spesso è condivisa, magari per via delle guerre. Ma la Letteratura è differente, nazione per nazione, e non ha conosciuto sangue e guerre: è lei, nostra madre e sorella e sposa e amante, il sentiero per l'Unione Europea. È la Letteratura che forgerà una nazione perfetta.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Bernard Chambaz (Boulogne-Billancourt, 1949), laureato in Lettere e Storia, insegnante liceale a Parigi, è giornalista e romanziere.

Bernard Chambaz, “Viva l'Italia. Una passeggiata”, Ponte alle Grazie (Gruppo Editoriale Mauri Spagnol), Milano 2008. Traduzione di Gino Cervi. Prefazione di Romano Prodi.

Prima edizione: “Evviva l'Italia: ballade”, 2007.

Gianfranco Franchi, febbraio 2009.

Prima pubblicazione: Lankelot.