Mondadori
2015
9788804649823
Come passavano le giornate i cittadini dell'antico Impero Romano? Cosa significava l'alternanza tra “negotium” e “otium”? Com'era suddivisa la giornata, e da che momento in avanti ci si dedicava alla socialità, a pieno regime? Qual era il peso sociale delle terme, e cosa rappresentavano, simbolicamente, per ogni romano? Quali erano i locali fondamentali in qualunque terma, da quelle di Salona in Dalmazia a quelle di Efeso in Asia Minore? Cosa si mangiava, e come si mangiava? Cosa significa, letteralmente, l'espressione “ab ovo”, e perché è così legata alla cucina romana? È vero che il ghiro era considerato una delizia da gourmet? E qual era la differenza tra la “taberna”, la “popina” e la “caupona”? Com'era percepita la prostituzione maschile, rispetto a quella femminile? Quanto e come si giocava a dadi, e cosa si rischiava a taroccare i dadi? E cosa significava scegliere “capita aut navia”? Cosa rappresentavano, per il popolo, i ludi gladiatorii? E cosa le spettacolose corse ippiche nel Circo? Quali erano i colori delle squadre? E quanto era saggio ed equilibrato sapersi ritirare, per tempo e nelle stagioni giuste, nelle case di campagna, fuori città? Esistevano, proprio come oggi, destinazioni d'eccellenza per le vacanze, e leggende o favole coniate per i turisti di mezzo mondo? È vero che si poteva andare in pellegrinaggio sotto il fico sacro a Romolo e Remo, ai piedi del Palatino, e che si poteva visitare ciò che restava dell'accampamento di Enea, a Pratica di Mare? E dove si trovavano le migliori “tabernae librariae” di Roma, e cosa ci si poteva comprare, e a quale prezzo? A queste domande risponde il terzo saggio pubblicato dall'archeologa Federica Guidi per Mondadori, l'appetitoso “Vacanze Romane. Tempo libero e vita quotidiana nell'antica Roma”, completo di “cenni di bibliografia” (una bibliografia completa sui vari argomenti trattati è inavvicinabile), sitografia e di un discreto apparato di note.
L'argomento è di eccezionale fascino e interesse, e tornare ad occuparsene nonostante esistano libri fondamentali come “La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'impero” di Carcopino, “La vita quotidiana a Ostia” di Pavolini, “Prima del fuoco. Pompei, storie di ogni giorno” della Beard, e ovviamente “L'uomo romano” a cura di Giardina, o libri piacevoli come “I bassifondi dell'antichità” di Salles, significa essere quantomeno coraggiosi; o comunque così appassionati di cose d'argomento romano (o etrusco) da infischiarsene allegramente del rischio di ripetere cose già dette altrove, con diversa eleganza e personalità, altra misura e altro registro. È il caso di questo buon libro. Riconosco a Federica Guidi una scrittura amena e briosa, una piacevole vivacità, una passione travolgente, una certa umiltà: tra i suoi tre libri, è forse questo, assieme a “Morte nell'arena. Storia e leggenda dei gladiatori”, pubblicato una decina d'anni fa, a essere il più ispirato e il più coinvolgente. Partendo dal presupposto che chi qui scrive non riesce a non sentire nostalgia per la perduta civiltà romana, e inesausto deplora ogni giorno la caduta di quel mondo e di quella società, è difficile che un buon saggio divulgativo possa suscitare particolari altri entusiasmi e più profonda ammirazione; devo alla Guidi, però, tanta gratitudine per avermi saputo addomesticare e addolcire con una sapiente e colorita aneddotica, e con qualche chicca che ha stuzzicato la mia malinconia per essere vissuto a Roma con appena milleseicento-millesettecento anni di ritardo. Trovare un buon garum è poi oggi impossibile.
Gianfranco Franchi
Prima pubblicazione: Mangialibri, novembre 2015
Come passavano le giornate i cittadini dell’antico Impero Romano? Cosa significava l’alternanza tra “negotium” e “otium”? Com’era suddivisa la giornata, e da che momento in avanti ci si dedicava alla socialità, a pieno regime?