2009
Roma, dicembre 2009. Nei giorni dell'ottava Fiera della Piccola e Media Editoria potremo apprezzare un'esposizione delle creazioni del maestro Maurizio Ceccato, principe degli art director capitolini, anima storica della piccola e media editoria di progetto. Questa speciale mostra si chiama “Undercover”. Argomento, segreti e genesi delle copertine. Le prove, il backstage, gli errori, gli sketch, i bozzetti: tutti in mostra in un percorso in sette tappe che sintetizza e illustra la creazione di una copertina. Scopriremo l'officina di Ceccato, grafico, illustratore e art director storicamente legato a marchi editoriali indipendenti come Arcana, Elliot, Fazi, Lain, Hacca, Castelvecchi, Gorée, Cargo. Dal dietro le quinte per la realizzazione dell'immagine di Melissa P. a "Creazione" di Gore Vidal, passando per il libro sui testi di Madonna a "Kalooki Nights" di Howard Jacobson e "Le città della notte rossa" di William Burroughs: tutto in sette pareti diverse. Tutta un'altra storia. Ho incontrato, per Lankelot, il maestro Maurizio Ceccato.
GF: “Maurizio Ceccato_è morto”, leggiamo nel sito ufficiale. Come è successo? Quando? E cosa significa, allora, l'esistenza di IFIX?
MC: L'impermanenza. O la mutazione verso qualcosa d'altro. IFIX invece è nata, come una fenice, nel 2007, per raccogliere varie esigenze, mie e delle persone con le quali collaboro, che si tratti di design o comunicazione visiva, grafica o illustrazione. Un contenitore per spacciare immagini, con l'obiettivo della qualità artigianale.
GF: Nasci nell’Eterna durante la Grande Estrazione Occidentale del 1970. Impari a leggere, scrivere e disegnare con i fumetti, dalle strisce per i bambini ai cartoni, dalle pornostorie ai manga all’amatriciana. Quindi – siamo nel 1992 – le prime riviste: IFIX TCEN TCEN (1992-1993), CIRCUS COMICS e IFIX. E ci ritroviamo nel 1995. Raccontaci tutto quello che vuoi di questo periodo: chi animava questi progetti, quali erano gli intenti e i sogni, da cosa erano originati e dove volevano ormeggiare. E cosa ne rimane, oggi, e cosa ne potrà derivare. E quando. Nel 1993 – ti aiuto – ci allenava Boskov. Lo zio Vuja. Mihajlovic era una grande promessa.
MC: Ho vissuto con i fumetti. Ci andavo a letto. Fin da piccolo. Erano i miei sogni e la mia realtà. Crescendo questi sogni te li portano via. Io ho cercato di legarli al reale. Mio padre mi ha trasmesso questa passione. Così ho maturato la convinzione di volerci lavorare, con i fumetti. Nascono le prime riviste autoctone con alcuni impavidi compagni di viaggio indigeni, perchè non avevamo spazi. Ce lo siamo creato lo spazio. Andavamo alle fiere con i nostri disegni e i nostri sogni. Abbiamo sperimentato molto con pochi mezzi, poca tecnologia, niente scudetti ma una genuina dose di coraggio da ventenni "spacchiamotutto".
GF: Incursioni nel cabaret e nel teatro: da “Profumo di Roma” (Bologna, 1993) a “Sogni Randagi” (1995) sino alle performance alla Stazione Termini. Raccontaci queste esperienze e spiegaci come sono andate davvero. Cosa hanno significato, e cosa possono significare oggi.
MC: Quando mi guardo indietro non riesco a capire quante vite ho avuto. Sembra lo stesso serpente a sonagli ma sembra avere più code. Era un periodo dove sperimentavo tutto. Tutte le forme che hanno a che fare con le immagini. Anche le parole. "Sogni Randagi" nasce proprio dall'incrocio tra parola e immagine. Una performance teatrale a metà tra il cabaret e linguaggi visivi. In quell'occasione ho scritto dieci monologhi con altrettante "scenette" per dieci personaggi diversi. Dal soldato in guerra alla coppia in crisi, dalla rivoluzionaria incarcerata alla figura maschile sciovinista, dal bandito sfigato al giudice cornificato e così via.
Se queste cose sono comunque servite non lo so. Penso che ho frullato tutto quello che vedevo e facevo per poi rimescolarlo e riplasmarlo a seconda del momento e del "ruolo" che ho ricoperto. Come nei giochi che facevamo da bambini dove ognuno veste un personaggio e compie i gesti di quel personaggio per un fine che insieme agli altri bambini costruisci senza sapere come andrà a finire. E molte volte è meglio non saperlo. Come va a finire.
GF: Circa mille copertine: dalle prime con Castelvecchi sino a quelle di Fazi, Lain, Frassinelli, Hacca, Arcana, Cargo, Ancora del Mediterraneo, Elliot, Ponte alle Grazie, Castelvecchi dealbertizzata e Iacobelli. Difficile resistere alla tentazione di domandarti una top 10 o una top 20, con relativa storia di ognuna di loro. Vai. Quella che ami di più, quella che non hai potuto realizzare, quella che ha avuto più fortuna, quella che ha fatto incazzare l’autore, quella che… (e non dimenticare che Marco Baroni giocava stopper nella Roma, ai tempi di Eriksson).
MC: Il mio preferito è sempre stato Pruzzo. Un indipendendente. Uno che segnava cinque gol in una sola partita. Uno che non era Maradona ma trascinava anche l'erba dentro la porta avversaria.
Non posso fare una top ten ma neanche una top 100. La cosa che mi fa più piacere è sapere che, ogni volta che lavoro con un editore diverso, ci sono idee e persone diverse, e si può imparare e scambiarsi sempre qualcosa,
GF: Quanto ha contato, per te, la lezione di Munari? Quali sono i tuoi art director preferiti, oggi, nell'editoria IT? Quali, in assoluto, nel mondo e nel passato IT?
MC: L'immagine è prima di tutto pensiero che poi si formalizza in immagine con vari mezzi. Trovo molto fascinose le pubblicità o la grafica dei dischi anni 60 e 70, quando le copertine venivano realizzate su cartone. Guardo le nuove tecnologie. Vado al cinema. Leggo Greene e l'universo elegante. Planck e le teorie sulla meccanica quantistica. Munari ha scritto molte cose interessanti, didattiche. Cercava di spostare il baricentro delle convinzioni banalmente acquisite e le riformulava come fossero concetti nuovi.
Un italiano del passato molto interessante era per me e rimane, Germano Facetti, un indipendente, come Pruzzo. Oggi stimo molto il lavoro di coesione che ha fatto nella grafica Mondadori Giacomo Callo.
GF: Le case editrici e le collane che ti sono rimaste nel cuore, e perché. Vai.
MC: Come spesso accade ci innamoriamo sempre delle persone che ci fanno o ci faranno soffrire. Lain è stata e rimane un buon progetto coordinato.
GF: Chi sarà l'erede di Maurizio Ceccato? Chi ti somiglia nella nuova generazione di art director?
MC: Ma come, c'è un nuovo Pruzzo?
GF: Nils Liedholm diceva: “La Roma è Falcao e Valigi, più altri nove”. Claudio Valigi, nato a Deruta il 3 Febbraio del 1962, è un ex calciatore italiano. Cresciuto nella Ternana, lo soffiammo al Milan negli anni belli. Vinse lo scudetto disputando 13 partite. In seguito, ha giocato per Perugia, Padova, Messina, Benevento, Mantova (qui tutti i dati). Ha giocato 6 partite realizzando 1 goal in Under 21. Claudio Valigi. Ci pensi? Claudio Valigi.
MC: Valigi era uno che arrivava dalle serie cadette e quando nella Roma dello scudetto entrava in campo per sostituire nientemeno che Falcao non lo faceva certo rimpiangere.
GF: Sogni, progetti e ambizioni in questo momento – dicembre 2009 – della tua attività artistica e professionale. Cosa sogni di creare? Sei pronto a tornare a fondere fumetto, performance dal vivo, letteratura, musica e videoinstallazioni? Quanto manca alla rivoluzione culturale? Cosa stiamo aspettando? Soprattutto: cos'è B Comics?
MC: B comics è un progetto ambizioso. Nato inconsapevolmente sulle pagine di Circus Comics in tempi naif e affinato sulle pagine del magazine Drome. Oggi è in lavorazione una forma cartacea autonoma aperiodica. Un contenitore di idee soprattutto. Un modo per spostare il baricentro della squadra in avanti. Con il portiere volante.
GF: Facciamo un gioco. La casa editrice dei tuoi sogni. Ruolo per ruolo. Vai. Direttore editoriale, direttori di collana, redattori, ufficio stampa, promotori... e assistenti di Maurizio Ceccato.
MC: Questo gioco si fa in 11. Uno in porta. Gli altri tutti in attacco. Il mio obiettivo è giocare tutte le partite in casa.
GF: C’è una cosa che non ti ho mai detto. Mi ricordi Pazienza. Michele Pazienza gioca come centrocampista nel Napoli.
MC: A diciottanni leggo su un giornale la notizia della scomparsa di Pazienza (Andrea). Pensai che avevo ancora 14 anni davanti a me prima di andarmene anch'io.
GF: C'è uno scrittore italiano che vorresti onorare con una tua copertina? Uno o più d'uno. Chi, e perché?
MC: Una delle cose che mi interessa, un obiettivo, è di non avere limiti.
GF: Un tempo, qui a Roma, si diceva che i due grandi rivali eravate tu e Falcinelli (Minimum Fax). È vero? Siete amici o non parlate dal 1971? Cosa ne pensi di Falcinelli?
MC: "Io butto i sassi, altri fanno i cerchi" – Yu Zo
GF: Raccontaci tutto dell'ultima esperienza di IFIX: parlo della Mostra "Spaghetti Grafica 2" alla Triennale di Milano. Vai.
MC: Grande organizzazione, disponibilità di mezzi e professionalità. Trovate tutto sul sito di IFIX.
GF: Ci pensi? Sono due anni e mezzo che ho scritto questa intervista. Ho dovuto aggiornarla al 2010, ma finalmente sto per pubblicarla. Hai qualcosa da commentare, in proposito? Quando sarà la prossima?
MC: Facciamo al prossimo scudetto della Roma? O è troppo presto?
GF: Domenica c'è il derby. Cosa pensi della Lazio?
MC: Nel Quattrocento, nel Rinascimento c'erano Grandi pittori, li chiamavano così, non Grandi artisti, ma pittori. Per fare dei Grandi pittori per poi chiamarli così e rendere loro omaggio come Artisti e osannarli c'è bisogno di tanto, di innumerevoli pittori meno grandi.
Bene. Allora appuntamento alla prossima Fiera di Roma. Più libri, più liberi: ottava edizione. Ceccato è l'incarnazione perfetta dell'art director della piccola e media editoria di qualità e di progetto. Complimenti a chi ha avuto l'idea di ospitare questa sua mostra. Questo è stile. Questo è senso. Questo ha significato.
***
Abbiamo incontrato…
MAURIZIO CECCATO
Maurizio Ceccato, nato a Roma nel 1970, affianca all’attività editoriale collaborazioni in rassegne di arte e lavori multimediali legati al cabaret e al teatro. Ha realizzato alcune campagne pubblicitarie promosse dal comune di Roma e ha firmato la grafica per le riviste Filmaker’s Magazine, Time Out Roma e La porta aperta. Dal 1994 collabora come illustratore per il Manifesto, Avvenimenti, Linea d’ombra, Lettere, L’Espresso, dal 1998 al 1999 ha disegnato le copertine per Castelvecchi e per Malatempora, ha lavorato per un breve periodo come disegnatore per Frassinelli Editore e ha partecipato a molti altri progetti editoriali legati al fumetto, come quello del 2001 dal titolo Sovversivi contro la censura nel fumetto.
Nel 2002 ha disegnato le copertine della collana di classici I gialli dell’Unità, nel 2003 ha progettato la grafica e il logo delle edizioni Lain e nel 2004 si è occupato del design della veste grafica, logo e art direction della Arcana libri e delle collane di musica. Dal 2001 al 2007 ha lavorato come art director per la Fazi Editore; dal 2007, per Elliot e tutta una serie di altri marchi.
Sito ufficiale: www.maurizioceccato.it
Gianfranco Franchi, dicembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Roma, dicembre 2009. Nei giorni dell’ottava Fiera della Piccola e Media Editoria potremo apprezzare un’esposizione delle creazioni del maestro Maurizio Ceccato, principe degli art director capitolini, anima storica della piccola e media editoria di progetto. Questa speciale mostra si chiama “Undercover”. Argomento, segreti e genesi delle copertine. Le prove, il backstage, gli errori, gli sketch, i bozzetti: tutti in mostra in un percorso in sette tappe che sintetizza e illustra la creazione di una copertina. Scopriremo l’officina di Ceccato, grafico, illustratore e art director storicamente legato a marchi editoriali indipendenti come Arcana, Elliot, Fazi, Lain, Hacca, Castelvecchi, Gorée, Cargo. Dal dietro le quinte per la realizzazione dell’immagine di Melissa P. a “Creazione” di Gore Vidal, passando per il libro sui testi di Madonna a “Kalooki Nights” di Howard Jacobson e “Le città della notte rossa” di William Burroughs: tutto in sette pareti diverse. Tutta un’altra storia. Ho incontrato, per Lankelot, il maestro Maurizio Ceccato.
GF: “Maurizio Ceccato_è morto”, leggiamo nel sito ufficiale. Come è successo? Quando? E cosa significa, allora, l’esistenza di IFIX?
MC: L’impermanenza. O la mutazione verso qualcosa d’altro. IFIX invece è nata, come una fenice, nel 2007, per raccogliere varie esigenze, mie e delle persone con le quali collaboro, che si tratti di design o comunicazione visiva, grafica o illustrazione. Un contenitore per spacciare immagini, con l’obiettivo della qualità artigianale.
GF: Nasci nell’Eterna durante la Grande Estrazione Occidentale del 1970. Impari a leggere, scrivere e disegnare con i fumetti, dalle strisce per i bambini ai cartoni, dalle pornostorie ai manga all’amatriciana. Quindi – siamo nel 1992 – le prime riviste: IFIX TCEN TCEN (1992-1993), CIRCUS COMICS e IFIX. E ci ritroviamo nel 1995. Raccontaci tutto quello che vuoi di questo periodo: chi animava questi progetti, quali erano gli intenti e i sogni, da cosa erano originati e dove volevano ormeggiare. E cosa ne rimane, oggi, e cosa ne potrà derivare. E quando. Nel 1993 – ti aiuto – ci allenava Boskov. Lo zio Vuja. Mihajlovic era una grande promessa.
MC: Ho vissuto con i fumetti. Ci andavo a letto. Fin da piccolo. Erano i miei sogni e la mia realtà. Crescendo questi sogni te li portano via. Io ho cercato di legarli al reale. Mio padre mi ha trasmesso questa passione. Così ho maturato la convinzione di volerci lavorare, con i fumetti. Nascono le prime riviste autoctone con alcuni impavidi compagni di viaggio indigeni, perchè non avevamo spazi. Ce lo siamo creato lo spazio. Andavamo alle fiere con i nostri disegni e i nostri sogni. Abbiamo sperimentato molto con pochi mezzi, poca tecnologia, niente scudetti ma una genuina dose di coraggio da ventenni “spacchiamotutto”.
GF: Incursioni nel cabaret e nel teatro: da “Profumo di Roma” (Bologna, 1993) a “Sogni Randagi” (1995) sino alle performance alla Stazione Termini. Raccontaci queste esperienze e spiegaci come sono andate davvero. Cosa hanno significato, e cosa possono significare oggi.
MC: Quando mi guardo indietro non riesco a capire quante vite ho avuto. Sembra lo stesso serpente a sonagli ma sembra avere più code. Era un periodo dove sperimentavo tutto. Tutte le forme che hanno a che fare con le immagini. Anche le parole. “Sogni Randagi” nasce proprio dall’incrocio tra parola e immagine. Una performance teatrale a metà tra il cabaret e linguaggi visivi. In quell’occasione ho scritto dieci monologhi con altrettante “scenette” per dieci personaggi diversi. Dal soldato in guerra alla coppia in crisi, dalla rivoluzionaria incarcerata alla figura maschile sciovinista, dal bandito sfigato al giudice cornificato e così via.
Se queste cose sono comunque servite non lo so. Penso che ho frullato tutto quello che vedevo e facevo per poi rimescolarlo e riplasmarlo a seconda del momento e del “ruolo” che ho ricoperto. Come nei giochi che facevamo da bambini dove ognuno veste un personaggio e compie i gesti di quel personaggio per un fine che insieme agli altri bambini costruisci senza sapere come andrà a finire. E molte volte è meglio non saperlo. Come va a finire.
GF: Circa mille copertine: dalle prime con Castelvecchi sino a quelle di Fazi, Lain, Frassinelli, Hacca, Arcana, Cargo, Ancora del Mediterraneo, Elliot, Ponte alle Grazie, Castelvecchi dealbertizzata e Iacobelli. Difficile resistere alla tentazione di domandarti una top 10 o una top 20, con relativa storia di ognuna di loro. Vai. Quella che ami di più, quella che non hai potuto realizzare, quella che ha avuto più fortuna, quella che ha fatto incazzare l’autore, quella che… (e non dimenticare che Marco Baroni giocava stopper nella Roma, ai tempi di Eriksson).
MC: Il mio preferito è sempre stato Pruzzo. Un indipendendente. Uno che segnava cinque gol in una sola partita. Uno che non era Maradona ma trascinava anche l’erba dentro la porta avversaria.
Non posso fare una top ten ma neanche una top 100. La cosa che mi fa più piacere è sapere che, ogni volta che lavoro con un editore diverso, ci sono idee e persone diverse, e si può imparare e scambiarsi sempre qualcosa,
GF: Quanto ha contato, per te, la lezione di Munari? Quali sono i tuoi art director preferiti, oggi, nell’editoria IT? Quali, in assoluto, nel mondo e nel passato IT?
MC: L’immagine è prima di tutto pensiero che poi si formalizza in immagine con vari mezzi. Trovo molto fascinose le pubblicità o la grafica dei dischi anni 60 e 70, quando le copertine venivano realizzate su cartone. Guardo le nuove tecnologie. Vado al cinema. Leggo Greene e l’universo elegante. Planck e le teorie sulla meccanica quantistica. Munari ha scritto molte cose interessanti, didattiche. Cercava di spostare il baricentro delle convinzioni banalmente acquisite e le riformulava come fossero concetti nuovi.
Un italiano del passato molto interessante era per me e rimane, Germano Facetti, un indipendente, come Pruzzo. Oggi stimo molto il lavoro di coesione che ha fatto nella grafica Mondadori Giacomo Callo.
GF: Le case editrici e le collane che ti sono rimaste nel cuore, e perché. Vai.
MC: Come spesso accade ci innamoriamo sempre delle persone che ci fanno o ci faranno soffrire. Lain è stata e rimane un buon progetto coordinato.
GF: Chi sarà l’erede di Maurizio Ceccato? Chi ti somiglia nella nuova generazione di art director?
MC: Ma come, c’è un nuovo Pruzzo?
GF: Nils Liedholm diceva: “La Roma è Falcao e Valigi, più altri nove”. Claudio Valigi, nato a Deruta il 3 Febbraio del 1962, è un ex calciatore italiano. Cresciuto nella Ternana, lo soffiammo al Milan negli anni belli. Vinse lo scudetto disputando 13 partite. In seguito, ha giocato per Perugia, Padova, Messina, Benevento, Mantova (qui tutti i dati). Ha giocato 6 partite realizzando 1 goal in Under 21. Claudio Valigi. Ci pensi? Claudio Valigi.
MC: Valigi era uno che arrivava dalle serie cadette e quando nella Roma dello scudetto entrava in campo per sostituire nientemeno che Falcao non lo faceva certo rimpiangere.
GF: Sogni, progetti e ambizioni in questo momento – dicembre 2009 – della tua attività artistica e professionale. Cosa sogni di creare? Sei pronto a tornare a fondere fumetto, performance dal vivo, letteratura, musica e videoinstallazioni? Quanto manca alla rivoluzione culturale? Cosa stiamo aspettando? Soprattutto: cos’è B Comics?
MC: B comics è un progetto ambizioso. Nato inconsapevolmente sulle pagine di Circus Comics in tempi naif e affinato sulle pagine del magazine Drome. Oggi è in lavorazione una forma cartacea autonoma aperiodica. Un contenitore di idee soprattutto. Un modo per spostare il baricentro della squadra in avanti. Con il portiere volante.
GF: Facciamo un gioco. La casa editrice dei tuoi sogni. Ruolo per ruolo. Vai. Direttore editoriale, direttori di collana, redattori, ufficio stampa, promotori… e assistenti di Maurizio Ceccato.
MC: Questo gioco si fa in 11. Uno in porta. Gli altri tutti in attacco. Il mio obiettivo è giocare tutte le partite in casa.
GF: C’è una cosa che non ti ho mai detto. Mi ricordi Pazienza. Michele Pazienza gioca come centrocampista nel Napoli.
MC: A diciottanni leggo su un giornale la notizia della scomparsa di Pazienza (Andrea). Pensai che avevo ancora 14 anni davanti a me prima di andarmene anch’io.
GF: C’è uno scrittore italiano che vorresti onorare con una tua copertina? Uno o più d’uno. Chi, e perché?
MC: Una delle cose che mi interessa, un obiettivo, è di non avere limiti.
GF: Un tempo, qui a Roma, si diceva che i due grandi rivali eravate tu e Falcinelli (Minimum Fax). È vero? Siete amici o non parlate dal 1971? Cosa ne pensi di Falcinelli?
MC: “Io butto i sassi, altri fanno i cerchi” – Yu Zo
GF: Raccontaci tutto dell’ultima esperienza di IFIX: parlo della Mostra “Spaghetti Grafica 2” alla Triennale di Milano. Vai.
MC: Grande organizzazione, disponibilità di mezzi e professionalità. Trovate tutto sul sito di IFIX.
GF: Ci pensi? Sono due anni e mezzo che ho scritto questa intervista. Ho dovuto aggiornarla al 2010, ma finalmente sto per pubblicarla. Hai qualcosa da commentare, in proposito? Quando sarà la prossima?
MC: Facciamo al prossimo scudetto della Roma? O è troppo presto?
GF: Domenica c’è il derby. Cosa pensi della Lazio?
MC: Nel Quattrocento, nel Rinascimento c’erano Grandi pittori, li chiamavano così, non Grandi artisti, ma pittori. Per fare dei Grandi pittori per poi chiamarli così e rendere loro omaggio come Artisti e osannarli c’è bisogno di tanto, di innumerevoli pittori meno grandi.
Bene. Allora appuntamento alla prossima Fiera di Roma. Più libri, più liberi: ottava edizione. Ceccato è l’incarnazione perfetta dell’art director della piccola e media editoria di qualità e di progetto. Complimenti a chi ha avuto l’idea di ospitare questa sua mostra. Questo è stile. Questo è senso. Questo ha significato.
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Abbiamo incontrato…
MAURIZIO CECCATO
Maurizio Ceccato, nato a Roma nel 1970, affianca all’attività editoriale collaborazioni in rassegne di arte e lavori multimediali legati al cabaret e al teatro. Ha realizzato alcune campagne pubblicitarie promosse dal comune di Roma e ha firmato la grafica per le riviste Filmaker’s Magazine, Time Out Roma e La porta aperta. Dal 1994 collabora come illustratore per il Manifesto, Avvenimenti, Linea d’ombra, Lettere, L’Espresso, dal 1998 al 1999 ha disegnato le copertine per Castelvecchi e per Malatempora, ha lavorato per un breve periodo come disegnatore per Frassinelli Editore e ha partecipato a molti altri progetti editoriali legati al fumetto, come quello del 2001 dal titolo Sovversivi contro la censura nel fumetto.
Nel 2002 ha disegnato le copertine della collana di classici I gialli dell’Unità, nel 2003 ha progettato la grafica e il logo delle edizioni Lain e nel 2004 si è occupato del design della veste grafica, logo e art direction della Arcana libri e delle collane di musica. Dal 2001 al 2007 ha lavorato come art director per la Fazi Editore; dal 2007, per Elliot e tutta una serie di altri marchi.
Sito ufficiale: www.maurizioceccato.it
Gianfranco Franchi, dicembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.