Un uomo, una donna. 1915-1918. Un epistolario di guerra della val Posina

Un uomo, una donna. 1915-1918. Un epistolario di guerra della val Posina Book Cover Un uomo, una donna. 1915-1918. Un epistolario di guerra della val Posina
Giorgio Havis Marchetto
Meridiano Zero
2009
9788882372217

Meridiano Zero pubblica un nuovo piccolo tesoro, sin qua segreto e famigliare, della Grande Guerra. Si tratta di un insolito carteggio d'amore, esteso per tre anni, composto da circa 500 lettere: 270 – qualcuna in più della metà – spedite dalla moglie al marito. La novità è proprio questa; sin qua, abbiamo avuto la fortuna di poter archiviare molte lettere scritte dai soldati, quasi mai le risposte scritte dai famigliari. Colpa, come scrive il curatore Havis Marchetto nella prefazione, di varie cause: dai blocchi della censura alla mancata consegna, dallo smarrimento durante le marce alla morte del povero soldato. “Un uomo, una donna” (pp. 168, euro 25,00), pubblicato con la collaborazione del Comune di Vicenza, dei Musei Civici e del Museo del Risorgimento e della Resistenza, include circa 200 delle 500 lettere; il curatore ha inteso così d'evitarci ripetizioni ossessive o eccessive, invitandoci a immaginarle. Non si fatica a farlo. Con un pizzico di commozione, anche. La scrittura è “incerta”, e rimanda a un italiano parlato contaminato dal dialetto; diciamo che si tratta d'un italiano creativo e ultrapopolare, che domanda la nostra partecipazione e la nostra fantasia. Soprattutto, domanda il nostro cuore: la nostra adesione e la nostra immedesimazione.

Questa è la storia di Pietro, classe 1889, ed Elisa, classe 1893, sposi dal 1913, genitori dei piccoli Guido ed Ettore. Nel 1916 lei è a Caldogno, profuga, perché gli austriaci hanno occupato la natia Val Posina; lui invece è al fronte. È al fronte nella Brigata Casale, quella che riconquisterà la nostra Gorizia. Quelle lettere sono la sua vita: ogni volta che ne riceve una, si sente meno lontano da casa, e riesce a sopportare con più coraggio tutti i sacrifici. Tre giorni d'attesa sembrano tre mesi. La sofferenza e la nostalgia di casa sono prepotenti, non meno del patriottismo. Il cuore di Pietro è gentile, e spesso si scioglie. La loro, in ogni caso, è una corrispondenza estranea alla retorica, scrive Mauro Passarin, piena invece di “nostalgie, invettive, sentimenti, progetti”. La struttura di queste missive è molto semplice: incipit ed explicit poggiati su formule canoniche, sviluppo tutto concentrato sullo stato di salute, notizie dai o sui parenti, auguri e dichiarazioni d'amore; non muterà nemmeno quando la povera Elisa dovrà dare notizia della morte del figlio Guido, come osserva il curatore. Quasi quel ritegno fosse una suprema forma di rispetto, di educazione, di umanità. Probabilmente era così davvero.

Pietro tiene molto al suo onore, alla fedeltà assoluta della sua compagna, alla crescita sana ed esemplare dei suoi bambini; non vuole neanche – figurarsi – che la sua signora lavori. Prega Elisa di non darsi alle mode, alle passioni del mondo, perché certo ne sarebbe ingannata. E altrove scrive: “Non dovete per nessun caso fermarvi assieme con nessuno a discorrere che non appartengano alla nostra casa e più ancora a nessuno di quelli che son vestiti da soldato, non dovete lasciare i vostri figli al piacere di nessuno che sono soldati e che non ricevano per nulla né denaro né baci”. Più o meno ci siamo intesi. A dispetto dell'italiano un po' zoppicante, e del disordine espositivo. Pietro bada a tenersi ben informato su ogni aspetto: dall'abbigliamento alle frequentazioni, dall'economia domestica all'intensità dell'amore di sua moglie. È geloso – buon segno. Significa che al suo ritorno vorrà recuperare tutto il tempo perduto. Almeno questo. Intanto, Pietro combatte, passa presto in seconda linea, rischia la vita. Già all'inizio del 1917 Pietro ammette che lui e i suoi commilitoni sono “stanchi di guerra”. Potrà tornare a casa, vivo e vincitore, soltanto nel maggio 1919. Nel 1920 nascerà un altro Guido, nel 1922 Maria, nel 1928 Elda, nel 1933 Rosita. È lei, l'ultima della cucciolata, che ha vegliato sempre su questo patrimonio sentimentale, famigliare e nazionale allo stesso tempo. Un piccolo tributo a un sacrificio senza prezzo, ma non senza senso, d'una generazione intera, un discreto monumento al sentimento e all'amore d'una famiglia italiana come tante altre, eroica e coraggiosa e degna d'una favola.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giorgio Havis Marchetto, “Un uomo, una donna. 1915-1918. Un epistolario di guerra della Val Posina”, Meridiano Zero, Padova 2010. Grafica di Paolo Pasetto. Presentazione di Mauro Passarin.

Gianfranco Franchi, marzo 2010.

Prima pubblicazione dell'articolo: “Il Secolo d'Italia”, 17 marzo 2010. A ruota, Lankelot.