Azimut
2007
9788860030313
L'ultimo libro di Renzo Rosso, “Un passato intenso. 36 anni in RAI” (Azimut, 2007) è un memoir fragile e semplice, scritto da un artista ormai ottantenne ma ancora lucido: abbastanza lucido da ricordare tutta una serie di episodi, e di persone, importanti nella sua vita e nella vita culturale e politica della nazione. Lettura sicuramente importante per studiosi e aficionado, giuliani e non.
Tutto ha inizio nel 1950. L'artista, assieme al poeta e critico d'arte Luciano Budigna e allo studioso Calisto Cosulich, parla del triste stato dell'arte di Trieste. Come tutti i veri triestini è furioso per la “presenza arrogante degli slavi titini”, e amareggiato per il sonnolento risveglio della cultura giuliana; Trieste è diventata “una città all'apparenza sterile, rissosa, che sopporta sul collo il fiato sgradevole dei tanti occupanti” (p. 12; cfr. almeno “La dura spina”): cioè comunisti slavi e angloamericani.
Così, assieme ai suoi amici, il violinista-filosofo ammette la necessità dell'emigrazione, sempre in IT, per potersi affermare e poter crescere. Parte poche settimane dopo, s'ammala subito, spende tutto in albergo in pochi giorni e torna indietro, per l'ilarità degli amici di via Carducci. Due mesi dopo ci riprova, assieme a Budigna stavolta. E le cose vanno meglio. Completa la stesura della sua tesi di laurea, torna a Trieste e poi, grazie a i buoni uffici di Budigna e di una nuova amica musicista, approda in RAI.
Abita prima in Prati poi a in Trastevere, via della Pelliccia. Nostalgia della nostra bellissima Trieste non manca mai; c'è un episodio commovente in cui lui e Budigna si isolano per ascoltare Saba che legge Saba, le “Tre vie”, e poi ascoltano e mentre ascoltano “ci guardammo e i nostri occhi li vedemmo e li sentimmo umidi nel silenzio contratto della commozione per la sua voce, per quei versi dolcissimi e per la nostra città” (p. 22). Forse hanno già capito che a casa non ci torneranno più. Almeno Renzo Rosso...
Un anno e mezzo a Radio3, poi Radionapoli. Nel periodo partenopeo incontra – purtroppo – le solite stranezze (no eufemismi: corruzioni) mezze romane e mezze partenopee, e rischia di beccarsi una sospensione per eccesso d'onestà di giudizio (cfr. pp. 32-34). Grazie a Dio riesce a scampare all'ingiustizia. A Napoli stringe amicizia con Luigi Compagnone (cfr. “Gli uomini chiari”) e Riccardo Ricciardi, e ha la sorte d'accorgersi che Lucky Luciano se ne va, bello tranquillo, per la città.
Nel settembre 1955 si torna a Roma. Budigna è stato trasferito a Milano, purtroppo i due amici triestini sono separati. Rosso si dà da fare, incontra Gadda, e con l'incoscienza degli esordienti domanda la gentilezza d'una lettura. Desiderio esaudito, e inizio della carriera letteraria d'uno degli ultimi grandi triestini (cfr. “L'adescamento”): sotto l'alta egida di Giorgio Bassani, conquistato dalla sua scrittura, tanto da decidere di portarlo con sé in Feltrinelli. Rosso racconta molte beghe d'ufficio – ammettiamolo: di nullo, quando scarso, interesse, eccetto forse quando portano dritto al papà comunista di Walter Veltroni, l'interno RAI, telecronista Vittorio Veltroni – e fascinosi retroscena letterari, come l'amicizia con Carlo Levi e Lina Saba, come l'ambientazione vietnamita de “I cavalieri” (cfr. “Gli uomini chiari”), come il primo, fortunato incontro in RAI con “Dudù”, ossia Raffaele La Capria (“identica natura a-burocratica”, p. 103) e quello con Davico Bonino, all'epoca giovane curatore di collana Einaudi e “acuto critico teatrale della Stampa” (p. 106); la sua esperienza aziendale finisce col prepensionamento (a quanto pare politico, craxiano) e con qualche amarezza per aver dato tutta la sua vita alla RAI, e non alle patrie lettere. Non s'è fatto mancare nemmeno il sostegno indipendente, senza tessera, al PCI, incluso incontro elettorale col diciottenne Veltroni Jr (completo di comizio) e col vecchio (ma è ancora tra noi: tra poco compie 100 anni) Gillo Dorfles.
In appendice, proposta di sceneggiatura e breve selezione di pagine scritte da Rosso ad Angelo Romanò, direttore spettacolo RAI, per un “De Bello Gallico” mai realizzato. Contributo filologicamente interessante.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Renzo Rosso (Trieste, 1926 – Tivoli, 2009), scrittore e drammaturgo triestino. Laureato in Filosofia con tesi su Antihegel e Hegel in Kierkegaard, fu dirigente RAI. Esordì pubblicando “L'adescamento” nel 1959.
Renzo Rosso, “Un passato intenso. 36 anni in RAI”, Azimut, Roma 2007. Collana Aion, 11.
Approfondimento in rete: WIKI it
Gianfranco Franchi, marzo 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Fragile memoir di un ormai stanco Renzo Rosso…