Ponte Alle Grazie
2015
9788868333355
“Storia erotica e magica di Sibilla Aleramo e Giulio Parise” è un sottotitolo pepato. Nessuno di noi ha la più pallida idea di chi sia Giulio Parise, tutti abbiamo un’idea abbastanza precisa di Sibilla Aleramo. Nulla esisteva, nelle patrie lettere, sin qua, sino a questo libro di Simone Caltabellota, riguardo a Giulio Parise: non si può dire “rimosso”, forse si dovrebbe dire “fantasma”. Non si trovava nemmeno una foto; difficile anche che venisse nominato. Quanto pesa la scelta di fondare un sottotitolo su un contrasto così drastico, e quanto racconta di questo nuovissimo “Amore degli anni Venti”, fresco di stampa per Ponte alle Grazie? Parecchio. Perché se da un lato questo strano libro può essere letto come una nuova, intensa e seducente storia d’amore di donna Sibilla, una che forse amava sempre come se non avesse amato mai, e finisce anzi per impolverare parecchio il mito dell’unicità e della potenza dell’amore tra Sibilla e Dino Campana, e forse in più di un frangente va inaspettatamente a oscurarlo, dall’altro “Un amore degli anni Venti” va letto come il primo incontro tra la letteratura italiana e un controverso, fascinoso e nero spirito del secolo scorso, una bizzarra creatura, mezzo gigolò, mezzo mago, silenzioso e influente; mazziniano, mezzo fascista e mezzo repubblicano. Uno che più che essere descritto andrebbe forse, a un certo punto, evocato. Con cautela. Uno che ha vissuto nascosto con una certa, preoccupante perfezione, da un certo punto in avanti.
“Un amore degli anni Venti” non è un romanzo, a differenza dei primi due lavori di Caltabellota; è piuttosto un buon anfibio, a metà strada tra una storia di magia, di carne e di spettri, un’indagine filologica complessa, inedita e pericolosetta, un saggio sulla Roma esoterica e massonica del primo Novecento, sui suoi protagonisti più noti e sui suoi risvolti più oscuri; assieme, forse inevitabilmente, è un diario di Simone. Un diario in cui l’artista ha chiosato, a buona distanza, note personali e profondissime, questioni famigliari, appartenenze, reminiscenze capitoline, fantasmi – forse, ossessioni. Il risultato è un libro di singolare intelligenza, personalità e carisma, di argomento di superba – perché non imitabile – originalità, destinato a restituire luce e considerazione sia alle pubblicazioni rimosse della Aleramo, sia all’intelligenza e alla bellezza che ne fu musa. Musa luciferina di Sibilla fu questo Giulio Parise, parte del “Gruppo di Ur” e storico antagonista del pagano e contraddittorio barone Evola.
Devo ammettere che ho sempre considerato la Aleramo una vampira psichica, o giù di lì; l’eccezionale numero di storie avute con scrittori, pittori e scribacchini mi aveva sempre spinto a trattarla come una figura fragilotta e leggerina, eternata dall’incontro con Campana e poco più. Una poco rilevante se non per riflesso, o per fortuna. Caratterizzante, forse, d’una parte dello spirito del tempo, o di certe figure facili e colorite della nostra società letteraria. Adesso, al termine di questa lettura, comincio a pensare di aver profondamente frainteso Sibilla. Era forse lei la straordinaria anima, e la fonte di bellezza e di sentimento puro, che tutti gli uomini sensibili desideravano possedere, e profanare. Era lei a trasformare uno smorto professore o un ragazzino belloccio in un poeta ispirato, pazzo d’amore. Era lei la maga. Era lei che non conosceva che l’eternità, e allora tutti la adoravamo, la veneravamo, la desideravamo. Solo una sensazione.
Gianfranco Franchi
Prima pubblicazione: gianfrancofranchi.com, luglio 2015
“Storia erotica e magica di Sibilla Aleramo e Giulio Parise” è un sottotitolo pepato. Nessuno di noi ha la più pallida idea di chi sia Giulio Parise, tutti abbiamo un’idea abbastanza precisa di Sibilla Aleramo. Nulla esisteva, nelle patrie lettere, sin qua, sino a questo libro di Simone Caltabellota, riguardo a Giulio Parise: non si può dire “rimosso”, forse si dovrebbe dire “fantasma”.