A dar retta a due fumetti argentini dovremmo prestare maggiore attenzione a quel che viene pubblicato da quelle parti, soprattutto quando si sconfina nell’ucronia; quando nel 1957 Oesterheld scrisse “L’Eternauta”, anticipò con sinistra e discreta esattezza esiti, paranoie e disgrazie degli anni del regime di Videla, di circa venti anni successivo; tra 2010 e 2013, invece, il bibliotecario Federico Reggiani, da La Plata (sceneggiatore) e l’agricoltore Angel Mosquito, da Buenos Aires (disegnatore) hanno pubblicato a puntate, sulla rivista “Fierro”, questo “Tristeza”: un’ucronia che sembra aver fiutato l’impatto di una pandemia spiazzante, annichilente e destabilizzante, quasi fosse stata un asteroide che cincischiava nei paraggi. Qui in Italia non ne avremmo saputo niente, del lavoro di Reggiani e Mosquito, se non fosse stato per la benemerita Neo Edizioni da Castel di Sangro, che ha pubblicato, a sette anni di distanza dall’opera prima del visionario Toni Alfano, “Pompei”, il suo secondo fumetto: scelta merito del nuovo direttore della collana, Andrea Tosti, già autore del ponderoso studio “Graphic novel. Storia e teoria del romanzo a fumetti” [Tunuè, 2016]. Sì: la Neo, dopo anni di sofisticato e apprezzato scouting letterario, sembrava essersi consacrata alla narrativa, con qualche rapsodica incursione nella poesia e nei reportage; adesso ecco finalmente prendere forma una collana di fumetti, “Cromo”, che si preannuncia appassionante (Fumettologica ha già anticipato i prossimi tre titoli: il noir “Quasi una storia di eroi”, di Ettore Gula; l’ambizioso e duecentesco “La grande crociata”, di Theo Szczepanski; la saga famigliare “Abbà padre” di Roberto Battestini: fate posto nei vostri scaffali). Bene: queste erano le coordinate utili per orientarsi e cominciare a mettere a fuoco questo fumetto argentino, abruzzese d’adozione, tradotto da Dario Falconi. Adesso entriamoci dentro.
Cos’è questa “Tristezza” che ha decimato la popolazione del mondo, nel 2030 immaginato da Reggiani e Mosquito? È una pandemia (tutti ormai sappiamo bene quale sia la differenza tra epidemia e pandemia, nel 2021…): una pandemia di depressione e di rabbia che è partita dalle mucche e ha sterminato intere nazioni, sconvolgendo e sradicando diverse culture e – in un certo senso – un’intera civiltà. Come ci si è difesi, come sia iniziata, come sia terminata non è dato saperlo; abitiamo questo fumetto come fossimo contemporanei che ogni cosa conoscono e di nulla dubitano (e se anche dubitassimo, non sapremmo davvero a chi domandare più qual è la verità e quale la storia). Siamo da qualche parte, in Argentina: faticosamente si è tentati di tenere vivi i nomi dei borghi e dei territori, sebbene forse non abbia più senso. A scontrarsi sono i superstiti, disorientati e frastornati, assemblati in gruppuscoli e clan che campano di stenti, di avanzi e di fortuna, in genere. Niente più Stato, in questo mondo: niente più internet; niente più scuola (la “didattica a distanza” loro hanno potuto scavalcarla). In altri tempi avremmo descritto certi scenari come scenari da “film apocalittici”, magari dalle parti di “Walking Dead” e compagnia; adesso invece gli aspetti filosofici, sociologici e antropologici in genere di questo lavoro ci spingono a riconoscere punti di contatto e differenze rispetto al nostro scombinato mondo, sotto schiaffo del Covid.
Nella postfazione, Andrea Tosti intelligentemente osserva: “Quella che sembra una tragedia che colpisce chi è stato infettato potrebbe essere invece una grazia negata ai sopravvissuti. Costretti costantemente a rimpiangere il mondo che è stato, i pochi superstiti al centro di questa vicenda si muovono fra le vestigia fisiche di un passato talmente recente da essere ancora recente e tra i ricordi che queste evocano. Memorie ancora vivide nelle loro menti ma tuttavia più decadenti delle case in rovina, dei centri commerciali deserti e di quelle auto abbandonate che affollano le strade e che qualcuno tiene ancora in ordine, anche se non potranno mai più essere messe in moto. Più dei bisogni primari, cibo acqua sicurezza, quello che sembra affliggere i protagonisti di ‘Tristezza’ è la loro insita incapacità di superare davvero ciò che si sono lasciati alle spalle. In questo mondo nuovo, caratterizzato da scenari completamente inediti e spaventosi, i nostri eroi si rifugiano in una perenne nostalgia. Una malinconia che impedisce loro di vivere pienamente, al di là delle oggettive difficoltà, l’opportunità che gli è stata offerta”.
Replicano il (fallimentare) sistema che si sono lasciati alle spalle, inevitabilmente grotteschi – continua Tosti: ammonendo noi lettori, e noi cittadini, a non dimenticare che questa catastrofe non è soltanto un periodo di transizione da vivere stringendo i denti e tirando avanti; questa catastrofe è l’opportunità per ideare o immaginare qualcosa di diverso. Sapranno i personaggi di “Tristezza” inventare un paradigma nuovo? Scrivo troppo a ridosso dall’uscita dell’edizione italiana del libro, perciò tengo la bocca chiusa: mi domando, piuttosto, sapremo forse inventare un paradigma nuovo, noi italiani, noi occidentali, noi esseri umani, flagellati e tormentati da una pandemia che sembra poter ripetere e forse peggiorare, Dio non voglia, il disastroso bilancio della Spagnola?
“Tristezza” è un libro che vede la luce, da queste parti, al momento giusto – per scuoterci, per spezzare l’impasse, per risvegliare il nostro immaginario, per tornare all’azione.
Gianfranco Franchi, marzo 2021.
Per approfondire: rassegna stampa (in progress).