Manni
2007
9788881769674
2007. Nicola Vacca sta combattendo al fianco della sua amata compagna la battaglia più difficile: contro il male, contro il dolore, contro l’atrocità del tempo: contro l’assurdità d’una malattia sotterranea, e infida. Il poeta torna alle sue origini – alla poesia elegiaca e sentimentale, al canto della donna adorata, consapevole che l’esistenza ha senso e valore per la sua presenza, e che a nulla vale respirare un’altra essenza – e si schiera, guerriero gentile e senza paura di niente, in prima linea. Nient’altro ha senso, scacciamo via la letteratura e la letterarietà; e che questi versi servano a dare vita, sostegno e speranza a chi sta lottando, e non cede di un passo. Che ogni singola parola abbia peso: e nutra e alimenti il ritorno alla luce, e a un presente sano.
Lasciamoci introdurre all’opera dalla classe del letterato Antonio Debenedetti: “Una donna, scoprendosi malata, rivive con una nuova, più matura passione il rapporto col suo uomo e lui soffre il dolore di lei fin nel profondo suo essere, dove nemmeno le lacrime a volte riescono a giungere. Dietro questo diario (…) c’è l’ombra d’una presenza muta. La presenza della tradizione culturale del nostro Occidente (…). Vacca si strappa il bavaglio con le mani d’un innamorato che fa parlare le parole senza paura delle parole. La sua vittoria è anche in questo coraggio (…). È la coppia che trionfa sull’abbattimento, sullo strazio, sul precipitare dello sconforto” (p. 6).
36 nuove poesie compongono “Ti ho dato tutte le stagioni”: come opportunamente spiega il grande letterato torinese, classe 1937, si tratta di versi intimi, nudi, essenziali: il poeta sta combattendo una battaglia fondamentale al fianco della sua Musa. Piangendo la carne trafitta dagli aghi, e confidando nella terapia: conscio che “amore è antidoto / al veleno della vita” (“Non hai mai avuto paura del male”). E così, “Ci ameremo di quell’amore / che non si spaventa davanti / all’incalzare del dolore / Ci ameremo nonostante / l’artefice dell’immobilità / cerchi di fermare le lancette / dell’assoluto sentimentale”, scrive Vacca in “Quanta polvere sugli anni”.
L’artista di Gioia del Colle torna sulla poesia delle sue origini, dicevamo: con spirito disperato e vivo, pazzo d’amore e di voglia di (r)esistere: “L’amore è, negli abissi / di una preghiera, / la liturgia del nome / che daremo alle nostre fioriture”: pure consapevole, con Giovanni Testori, che “Il dolore più vero non scrive. È muto, imprendibile, increato”, trasfigura il male e la sofferenza e il desiderio del ritorno alla normalità: alla salute, al sogno condiviso, alla serenità, credendo esista una ragione per credere nella luce (“Ti cercherò ancora”).
E così, tu lettore, cauto e guardingo, sorridendo di sympatheia, “Entra con me nelle stanze / dal nome infedele; / i sorrisi cercano solitudini / segrete in un dialogo /che svela sillabe del cuore” (NV, “Entra con me nelle stanze”).
“Dammi mille e mille giorni” – canta Nicola, echeggiando quel “deinde altera mille” di catulliana memoria (cfr. “Vivamus”, V) – perché voglio pronunciare il tuo nome: il tuo sguardo mi dona l’eternità (“Sei il dono più prezioso”): “Ti ho dato tutte le stagioni / Nel tempo dell’ascolto, / sul precipizio. Ma qui, / ancora, l’amore nasce / e muore insieme a noi” (NV, “Non ci resta altro”).
“Il dolore arriva senza annunciarsi / niente è come prima”: “il dolore è / l’errore fatale di Dio” (“Siamo caduti quando”). Allora, stavolta niente critica e niente osservazioni stilistiche. Niente annotazioni sulle reminiscenze e sugli omaggi, né meditazioni sul dolore in letteratura. Soltanto, umana solidarietà e sostegno a chi si batte contro la malattia, e per il ritorno del sogno.
Questo è quanto. Auspicando che la serena musica segreta ispiri sempre nuovi versi – e di vittoria, e di sorriso all’affronto della sorte di ferire, ammalando, chi s’amava – qui concludo il mio viaggio nei versi di Nicola Vacca, poeta atipico e laterale, capace di sentimentalismo e di satira dell’Occidente, di cantare l’amore e la battaglia: contro il vuoto, contro l’assenza, contro il male. Grazie.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Nicola Vacca (Gioia del Colle, Bari 1963), poeta, giornalista e critico letterario italiano. Ha esordito pubblicando “Nel bene e nel male” (Schena, 1994).
Nicola Vacca, “Ti ho dato tutte le stagioni”, Manni, Lecce 2007. Prefazione di Antonio Debenedetti.
Gianfranco Franchi, agosto 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.