Stanotte l’ho vista

Stanotte l'ho vista Book Cover Stanotte l'ho vista
Drago Jančar
Comunicarte Edizioni
2015
9788862870863

Cinque personaggi differenti raccontano la storia di Veronika, figlia dell'alta borghesia slovena, una borghesia già allora più mitteleuropea che balcanica; è la storia di una giovane donna seducente e fascinosa, disperatamente amata da un ufficiale serbo, rimpianta e invano attesa dalla vecchia madre, desiderata e iconizzata da un medico tedesco, benvoluta e rispettata dalla governante, infine idolatrata e slealmente venduta dal suo ex stalliere, partigiano. Sono gli anni disgraziati della Seconda Guerra Mondiale: il Regno di Jugoslavia è caduto, il Re se ne sta al riparo in Inghilterra, l'esercito è senz'armi o s'è dato alla macchia, o molto più raramente s'è fatto partigiano; Veronika si staglia, con eleganza di cigno e femminina leggerezza, in uno scenario di grettezze, di brutali compromessi e di bassezze. È una donna moderna, libera e indipendente, capace di abbandonare il marito per un'avventura romantica e radicale e poi di tornare indietro, quasi come niente fosse; è una donna coltissima, che sa essere se stessa in ogni ambiente, senza mai far pesare la sua agiatezza; è una musa ammaliante, che ben conosce la disciplina della distanza e l'arte della concessione. È una donna che fa scaturire fantasie senza saperlo, senza averne voglia. È, infine, una vittima di un crimine di guerra – un crimine di guerra vigliacco e scandaloso, purtroppo ispirato a un fatto realmente avvenuto: uno dei molti crimini delle bande titine. Questo libro è la ricostruzione graziosa e mosaicale della sua storia.

Stanotte l'ho vista”, originariamente apparso in patria nel 2010, è un altro suggestivo romanzo storico dello scrittore sloveno Drago Jančar, classe 1948; il pubblico italiano ha già apprezzato, nel corso del tempo, il notevole “Aurora boreale” (Bompiani, 2008) e l'apprezzabile raccolta di racconti “L'allievo di Joyce” (Ibiskos, 2006); nel frattempo c'è chi, come Goffredo Fofi, ha riconosciuto nell'artista di Maribor un passo “da grande romanziere di un tempo, diciamo tra Zweig e Marai” e c'è chi, come l'augusto Claudio Magris, ha salutato nella sua letteratura un rinnovo, con “assoluta originalità”, della grande tradizione del romanzo mitteleuropeo. È piuttosto paradossale che il pubblico italiano possa sfogliare, da una quindicina d'anni, anche gli starnuti di un vecchio reazionario come Boris Pahor e che invece debba faticare per poter leggere le pagine di uno scrittore, suo connazionale, di tanta classe e tanta eleganza: forse c'è davvero qualcosa che non va nella nostra editoria se un libro come questo è stato premiato, in Francia, come miglior romanzo straniero, mentre al di qua delle Alpi è stato tradotto da un piccolo editore triestino, la pur meritevole Comunicarte, col sostegno dell'Agenzia Pubblica per il libro della Repubblica di Slovenia. “Stanotte l'ho vista” è un libro complesso, leggibile, al contempo, come romanzo storico, come romanzo sentimentale e come romanzo simbolico; come romanzo storico, fotografa con una certa esattezza la clamorosa distanza che correva tra buona parte della borghesia jugoslava e “quello spione russo con quel nome bizzarro, Tito, quell'ex caporale austriaco, quel contadino croato che s'è trasferito nel palazzo reale di Dedinje, a Belgrado”, e al contempo ammette tutta la diffidenza che i figli del popolo nutrivano nei confronti dei suoi partigiani, violenti e spesso molto gretti; come romanzo sentimentale, è una seducente storia d'amore – meglio: è una storia di tanti amori differenti – e un tributo alla bellezza e all'eleganza sublime di una donna; come romanzo simbolico, è forse la rappresentazione più ispirata di come la Slovenia ha vissuto i passaggi e le trasformazioni dell'ex Regno di Jugoslavia, prima infatuata del suo sogno di libertà e del suo serbo orgoglio di appartenenza, poi mortificata dal drammatico passaggio dell'invasione tedesca e italiana, infine tradita dai suoi (teorici) fratelli slavi del Sud, sulla carta socialisti, in realtà per lo più biechi e avidi servi dell'ex spione russo col nome bizzarro, quell'ex caporale austriaco, Tito, lui. Concludo segnalando che il passo più ispirato del libro, invece, è questo qui: per me meritava una quarta di copertina perentoria. Spiega perché a volte si fatica a prender sonno. O perché, altrimenti, ci si sveglia con tanta angoscia. “Non sono le cose che si fanno ad accompagnarci ma quelle che non si fanno. Che si sarebbero potute fare, o almeno si sarebbe cercato di fare, ma non si sono fatte”. Già.

Gianfranco Franchi, febbraio 2017.

Prima pubblicazione: Mangialibri

Per approfondire: Drago Jančar in Porto Franco.

Il libro è stato tradotto da Veronika Brecelj.

Cinque personaggi differenti raccontano la storia di Veronika, figlia dell’alta borghesia slovena, una borghesia già allora più mitteleuropea che balcanica; è la storia di una giovane donna seducente e fascinosa, disperatamente amata da un ufficiale serbo…