San Paolo Edizioni
2010
9788821568138
L’esordio di Georges Bernanos, romanziere francese del primo Novecento, considerato da parte della critica come uno dei massimi scrittori cattolici dello scorso secolo, è un libro che – se spogliato della sua natura letteraria, e letto come rappresentazione ed espressione della visione del mondo dei cattolici negli anni Trenta – risulta semplicemente raccapricciante.
È raccapricciante la sua rigida divisione del mondo, e d’ogni azione dell’uomo, in assolutamente buona o assolutamente malvagia. È aberrante la sua lettura d’ogni violenza, e d’ogni peccato, come opera e manovra del “Maligno”. È deprimente prendere atto della prepotenza e della elementarità delle superstizioni che dominano questo testo, che alla sensibilità di chi scrive questo articolo poteva apparire immaginato e composto nelle campagne normanne d’un buio medioevo; e invece è stato pubblicato, apprezzato e condiviso dai nostri nonni, e non mancherà di trovare lettori (speriamo capaci di divertirsi in occasione delle apparizioni del diavolo, e non certo di cadere vittime della suggestiva ipotesi che Egli esista e che tormenti le anime degli abati e di ogni cittadino, inducendolo a peccare) nelle nazioni occidentali nel tempo a venire. Un romanzo può riflettere, almeno tendenzialmente (venga perdonato questo omaggio a Lapalisse) una visione del mondo: quella dell’autore. Pensare che questo scritto appartenga a un cattolico, e che l’intento non fosse “seriamente satirico” o almeno “mediamente satirico”, ma confusamente misticheggiante e ovviamente manicheo, sconcerta e incupisce.
Il romanzo è strutturato in tre parti: “Prologo – Storia di Mouchette”, “Il Demone della disperazione”, “Il Santo di Lumbres”. Potremmo affermare che si tratta – congetturiamo – di tre testi nati autonomamente, assemblati e giustapposti con qualche difficoltà; e soltanto la simmetria nell’architettura del romanzo (ognuna delle tre parti è divisa in quattro capitoli) costituisce una prova d’una almeno vagheggiata armonia nella confezione dell’opera.
Prova dell’estraneità tra le tre parti del romanzo non va cercata certamente nel grottesco tentativo di stabilire un’interazione e un collegamento tra i due personaggi principali; ma nel differente registro stilistico, nel differente “taglio” adottato nell’introspezione e nella descrizione dei personaggi, nella paradossale sovrapposizione d’una torbida vicenda paesana di violenza, amore e morte (parte I), con la narrazione d’una sinistra e grottesca storia d’un prete visionario, empatico e votato alla fustigazione (parte II), fino alla inquietante di lui agiografia (parte III). Cosa lega la vicenda mortale della parte I, la storia della diabolica (ovviamente) adolescente assassina del padre di suo figlio, amante che non poteva sposarla, al dramma dell’abate che lottava col demonio? Un incontro dal sapore dell’esorcismo, che si conclude col suicidio di lei (pur di non cadere nelle grinfie del Male!).
È un romanzo debole e farraginoso, utile a testimoniare certi passati (si spera) vezzi del mondo cattolico (exemplum: un curato cambia, arbitrariamente, nome ai neonati troppo “repubblicani”: da Lucrezia a Germana, poi detta “Mouchette”), ulteriormente macchiato dalla presenza d’una citazione diretta, assolutamente gratuita, presente addirittura nella prima riga, del primo paragrafo, del primo capitolo, della prima parte (a essere tanto schiettamente omaggiato è Paul Jean Toulet, romanziere, poeta e umorista coevo a Bernanos, per via del suo amore per una certa “ora della sera”). Al morboso e crudo realismo della prima parte, giocata su dialoghi figli d’una visione piccolo borghese della realtà davvero impeccabile, si passa al fumoso e agghiacciante fanatismo religioso della seconda e della terza.
Storia d’un santo senza gioia – ma ne conosceva, di gioie segrete –, pallido e stravolto e beneficiato da privilegiati ed esclusivi colloqui con il principe delle tenebre e con la sua ombra (volutamente rimango ambiguo), e della sua emozionante vocazione al masochismo (oggi potrà emozionare più d’uno, questa limpida dedizione alla fustigazione: e senza che indossi tonache, o almeno – non necessariamente), consacrato alla negazione del “peccato” e alla lotta contro “il male”. Che ovviamente, per poter spaventare ancor più e convincere della sua esistenza, s’incarna.
Bernanos ha scritto che il cinismo è una forma superiore di contegno. Se avesse narrato con diverso “fervore” qualche evento contenuto in questo romanzo, badando a cercare di mantenere distacco dagli aspetti più grotteschi e caricaturali della sua fede, e a dubitare delle superstizioni e delle fandonie che andava avallando, avrebbe dimostrato d’aver compreso quel che pure aveva dimostrato d’aver scoperto. Come lettore, m’ero avvicinato a questo libro senza nessun pregiudizio negativo: avevo avuto modo di ascoltare quanto l’opera di questo artista fosse apprezzata in ambito cattolico, e m’attendevo – onestamente – qualcosa di prossimo al capolavoro universale. “Sotto il sole di Satana” m’ha prima annoiato, poi divertito, infine esteticamente e intellettualmente straziato: se mai dovesse esistere una commissione di pensatori cattolici, destinata ad esaminare e approvare la fedeltà d’un romanzo “cattolico” al loro credo, auspico che questo termini tra quelli destinati a costituire un esempio negativo. Ma che non venga dimenticato, per carità: mai è stata tanto chiara la degenerazione d’una superstizione religiosa come in questo libro. Mai tanto nitida la percezione di quanto sia stato utile “il demonio” a certe cause e a certa visione del mondo. Che questo libro vada a educare il mondo a proposito del lato oscuro di questa religione, e ammonisca e avverta ogni cittadino – c’è chi crede ancora che ogni “male” derivi dal demonio. E che il demonio esista. E che s’aggiri per le strade. “Sotto il sole di Satana” demolisce l’intelligenza e lo spirito d’una religione. Terribile.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Georges Bernanos (Parigi, 1888 – Neuilly, 1948), romanziere e saggista francese.
Georges Bernanos, “Sotto il sole di Satana”, dall’Oglio, Milano 1965. Traduzione di Cesare Vico Lodovici. Prefazione di Tommaso Gallarati Scotti.
Prima edizione: “Sous le soleil de Satan”, 1926.
Traduzione cinematografica: “Sous le soleil de Satan”, di Maurice Pialat (Fra, 1987).
Gianfranco Franchi, settembre 2004.
Prima pubblicazione: Lankelot.