Nutrimenti
2007
9788888389738
Stefania Iannella, nel suo notevole studio “La naissance du courant de conscience en littérature”, insegna: in principio – 1887 – era il misconosciuto Edouard Dujardin (1861-1947), autore di “Les Lauriers sont coupés“. A lui si dovrebbe restituire il primato nell’adozione della tecnica narrativa del flusso di coscienza. Circa centoventi anni dopo, interiorizzata la lezione, gli stilemi e i dettami d’un genere che ha conosciuto massima espressione in Joyce, Woolf, Faulkner – e notevole efficacia, in letteratura italiana, almeno ne “Il male oscuro” di Giuseppe Berto – l’esordio della narratrice americana Heather McGowan percorre gli stessi binari: “Schooling” è un romanzo psicologico dalla trama essenziale e dagli sviluppi laterali, rizomatici e torrenziali, opera fondata su scrittura e stile piuttosto che sull’intreccio e sulla trama, rivelandosi non estranea all’episodica integrazione di frammenti teatrali. La vicenda narrata è quella dell’adolescente Catrine, fresca di forzato trasferimento dalla rimpianta provincia americana (l’ormai letterario Maine) a un college inglese dove aveva già studiato il padre, Monstead: alle spalle, la morte della madre e un’altra, misteriosa esperienza drammatica. Suo compagno e ambiguo mentore diventa un professore di Chimica, Gilbert, pittore in periodica crisi d’ispirazione, ferito da due recenti lutti famigliari. Funzionali e non fondamentali tutti gli altri personaggi, con l’eccezione del padre di Catrine, uno degli io narrante: osservazione che vale sia per le compagne di studi che per i compagni, tendenzialmente ostili, disegnati in poche pennellate, a rimarcare – di norma – l’abissale distanza culturale e la diffidenza tra yankee e limey. Sono comparse: come flash improvvisi, strappi che lacerano i pensieri. È come se invadessero il campo visivo, se si intromettessero artificialmente, quando irrichiesti quando stravaganti (la comunicazione come sofferenza, l’interazione come simulazione, non sempre ludica). Ed è proprio la tecnica di narrazione a confondere inevitabilmente i piani, i livelli, dando l’impressione di una polifonia volutamente anarchica. Con una straordinaria adesione al parlato, quando necessario. Ecco qualche esempio paradialogico, digressioni incluse:
“Ti sei fatta degli amici qui, papà appoggia le chiavi sul bancone della cucina insieme ad un sacchetto di panini comprati per strada. Ragazze con cui vai al cinema. Poi la luce. Nel suo occhio. Un raggio di torcia elettrica, una signora si era fermata con il vassoio. Non Urlare ai Venditori. Avevano detto no ai dolciumi ma due minuti dopo Gilbert si aggirava fra le poltrone per comprare i Maltesers. Lei l’aveva osservato tornare, i pantaloni troppo corti, agitando le braccia. Si era seduto e le aveva dato la scatola perché la aprisse lei, come si fa con una bambina. Mi piace lasciargli sciogliere sulla lingua, aveva detto mentre aspettavano (…) Dopo, fuori nella sera di Oxbow, fumo, vindaloo curry, il cielo si era incupito, si erano trovati sospinti di nuovo verso il parcheggio. Ti piace qui, aveva detto lui quando lei aveva riso. Ti piace qui, dove sono stato studente. Sì, aveva risposto lei, Mi sono fatta qualche amica, e Sì, vado al cinema” – p. 97.
“Ho sentito che stanno organizzando qualcosa per noi per via del trauma, un’uscita. Trauma?... Brickie sputa un filo d’erba… Per un incendio. Au contraire, abbiamo sofferto. Uno spreco terribile di. Di. Di legna. Brickie ride. Brickie diventerà un attore… si protende per dirlo a Sophie. Nessuno è disposto a darti retta, Brickie. Forse sì. Non è il fisico che mi manca. Sì invece. Mi manca?... si gira verso Catrine. Un po’, effettivamente. Oh. Va beh, non era una mia idea. Figlio unico… dice Sophie… Classico” - p. 147.
La lettura non è lineare e spesso non è semplice, in parte per le ripetute sospensioni, interruzioni e sovrapposizioni, in parte per la percezione nitida di partecipare a un esperimento di scrittura già (faticosamente) interiorizzato e naturalmente di ben diverso impatto rispetto al passato, in parte per l’inevitabile seduzione successiva alla condivisione di un fulmineo pensiero o di uno stato d’animo della narratrice. In altre parole, il lettore prende e se ne va per conto suo esattamente come l’autrice, in più di un frangente; torna indietro e si riparte, come niente fosse. Il passaggio da una scena all’altra è spesso disorientante e sbalestrante, e la sensazione non del tutto irragionevole è quella di avere di fronte un libro troppo pretenzioso. Commenta, correttamente, Eric Weinberge nel NY Times: “(…) McGowan may have at least one of her instincts right: This may not be an age for telling stories. The form may matter more, the cool ironic style of the so-called postmodern era. McGowan is neither cool nor ironic -- she is earnest, like her protagonist -- but she has wrapped herself up so tightly in her form that no mere reader can get through. It is artistry, to be sure, but the artistry of the poet, not the novelist, for whom the novel, unlike the poem, is a public act. McGowan’s splendid if occasional dialogues (between Catrine and her father, Catrine and Gilbert, Gilbert and Betts) suggest the natural talent of a playwright, but in any of the literary arts a talent for exchanges, or images, is not enough; without a deliberate, personal design -- which must be timely, not a convenient throwback -- it is an excuse for a writer not to be careful. In which case we have, as in ‘Schooling’, a skilled word player who may not know entirely what she is doing. Instinct -- not even style -- has become all.”
Ma non è detto che sia un male.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Heather McGowan (USA), scrittrice americana. Cresciuta tra Francia, Belgio e Inghilterra, vive a Brooklyn. Ha scritto – oltre a “Schooling” (2001) e al successivo “Duchess of Nothing” (2006) – il soggetto del film “Tadpole” (2002) di Gary Winick.
Heather McGowan, “Schooling”, Nutrimenti, Roma 2007. Traduzione di Marco Bertoli. Collana Greenwich, 2. Collana fondata da Simone Barillari e Leonardo G. Luccone, attualmente (2008) diretta dal solo Luccone.
Prima edizione: “Schooling”, New York, 2001.
Nella bandella destra, leggiamo: “Schooling è stato scritto su un computer Macintosh nell’arco di oltre cinque anni e prevalentemente al mattino presto, quando la stesura, di solito, iniziava prima che l’autrice fosse del tutto sveglia e potesse cedere alla tentazione di fare altro. I primi capitoli, composti di getto e rimasti sostanzialmente immutati, risalgono all’estate del 1995 […]”.
Gianfranco Franchi, aprile 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.