La Nuova Frontiera
2011
9788883731792
Allegoria intensa ed elegiaca dello spirito di accettazione della depressione, dell'anomia e dell'inquietudine che feriscono e offendono la nostra società occidentale, e il nostro tempo, “Salone di bellezza” è un romanzo breve e crudo – è la drammatica rappresentazione della prepotenza del malessere di tanti individui squassati dalla freddezza e dal disordine della vita metropolitana: dalla sua rinuncia incontrovertibile alla bellezza, su tutto. Sul “New York Times” dell'agosto 2009, Larry Rother scriveva che si trattava di una novella estremamente disturbante, fondata su una trama che può restituire il ricordo della “Peste” di Camus e di “Cecità” di Saramago: ci si ritrova in un'anonima città, ferita da una misteriosa epidemia, assediati dal male.
In questo contesto di sofferenza e di angoscia si staglia una figura fascinosa e umanissima. Il narratore, un esteta, è uno che ha deciso di trasformare il suo splendido salone di bellezza in un lazzaretto; e così è andato testimoniando, giorno dopo giorno, la sua missione di angelo custode vivente, di dolce supervisore della malattia e della morte di tutti quegli sconosciuti. Medici e medicine sono proibiti. Tanto non servono a niente. E così sono proibite erbe medicinali, ed è proibita la presenza di guaritori e ciarlatani di ogni ordine e grado. Nel lazzaretto si aiuta soltanto portando qualche caramella, un po' di biancheria, denaro in contanti.
Quel male, quella peste, va attaccando la cittadinanza a ondate. “Ci sono periodi in cui il salone è completamente vuoto. Succede quando tutti gli ospiti muoiono in breve tempo e non si presentano nuovi malati per sostituirli. Ma questi momenti non durano molto. Quando meno te lo aspetti, i futuri ospiti del salone bussano alla porta”. Il narratore capisce quanto rimane loro da vivere con uno sguardo: il primo sguardo. E cerca di insegnare loro ad assopirsi, a spegnere ogni speranza, perché sa già che quel male non lascia scampo, sa già che non c'è via d'uscita. E ha capito una gran cosa: “Non so dove abbiamo imparato che aiutare il malato è cercare di strapparlo, a qualunque prezzo, dalle grinfie della morte. Decisi che, se non c'era altro rimedio, la cosa migliore sarebbe stata una morte rapida nelle condizioni più adeguate che si potessero offrire al malato”. Non è la morte in sé a commuoverlo. È la possibilità che tutta quella povera gente possa morire abbandonata a sé stessa, per le strade o nei corridoi d'un ospedale. E così la sua pietà si piega a questa coscienza, e decide d'assumere una forma ben diversa dal solito, o dal prevedibile.
Il male diventa uguale per tutti soltanto nello stadio finale. Allora diventa una sorta di letargo, e il malato non chiede e non dà più niente. “I sensi sono completamente esausti. Si vive come in un limbo”. Quel che il narratore non poteva immaginare era di ritrovarsi ammalato lui stesso. E di doversi ritrovare a meditare sul destino del lazzaretto, del suo vecchio amato salone di bellezza. La storia raccontata in questo libro è la storia della sua accettazione e della sua comprensione della malattia, e quindi della morte: è la sua iniziazione ultima, e radicale. Il suo lascito pietoso e fragile. Il suo congedo dal passato remoto libertino e lascivo, e dal passato prossimo solidale, e forse per questo così solitario.
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L'autore è un artista messicano, Mario Bellatin, nato nel 1960; alle spalle studi di cinema a Cuba, è direttore di una atipica e antiaccademica “Escuela Dinamica” di Città del Messico. Già tradotto in diverse lingue, qui in Italia ci apprestiamo a scoprirlo con la consueta differita. Questo suo “Salón de belleza”, originariamente apparso in Perù nel 1994 e in Messico nel 1999, è patrimonio del pubblico italiano a partire dalla primavera del 2011, complice lo scouting delle edizioni Lanuovafrontiera di Roma. È un racconto lungo estremamente visivo – piacerebbe molto al primo González Iñárritu, e a chi lo amava, a chi lo ha amato molto.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Mario Bellatin (Città del Messico, 1960), scrittore messicano. Ha studiato Cinema a Cuba, è vissuto per diversi anni in Perù. Attualmente è direttore dell'antiaccademica “Escuela Dinámica de Escritores” di Città del Messico.
Mario Bellatin, “Salone di bellezza”, Lanuovafrontiera, Roma, 2011.
Traduzione di Chiara Muzzi. Copertina di Flavio Dionisi. Pagine 64, euro 11. 9788883731792
Prima edizione: “Salón de belleza”, Jaime Campodónico Editor - Lima, 1994; Tusquets Editores - México DF, 1999.
Gianfranco Franchi, maggio 2011.
Prima pubblicazione: Lankelot.