Sacrificio

Sacrificio Book Cover Sacrificio
Giacomo Sartori
peQuod
2007
9788860680433

Romanzo del degrado: della provincia italiana, della qualità della vita, della fragilità delle relazioni e dei legami. Romanzo della morte: dell’innocenza, dell’ingenuità. Infine, romanzo della violenza: la violenza dei sentimenti imposti, dei sentimenti non corrisposti, della menzogna.

Scopro in ritardo l’opera di Giacomo Sartori, narratore trentino di nascita e parigino d’adozione, classe 1958: incontro la sua scrittura soltanto all’altezza di questo nuovo libro, “Sacrificio”, senza nascondere curiosità nei riguardi della sua produzione pregressa: la raccolta di racconti “Di solito mi telefona il giorno prima” (Il Saggiatore, 1996), i romanzi “Tritolo” (Il Saggiatore, 1999) e “Anatomia della battaglia” (Sironi, 2005). L’ambientazione trentina, la lettura decadente e noir del contesto sociale e culturale coevo, la professione di distacco dai propri personaggi – Sartori è un anatomopatologo dei sentimenti – costituiscono ragione di fascino, assieme all’inevitabile progressivo congetturare quante e quali influenze avrà avuto e continuerà ad avere la residenza francese dell’autore. Riesce, distante, ad essere più lucido osservatore, rielabora memorie adolescenziali e giovanili, filtra di malessere europeo – altrove originato – un mondo vissuto ma non dimenticato?

Sacrificio” è la storia di un gruppo di amici piccolo borghesi d’una valle trentina; una storia nera, che principia e conclude con la morte, prima per un’idiota sfida alla natura – sin qua, si può ribattere, niente di nuovo e niente di simbolicamente rilevante – poi per un rifiuto della realtà, per la consacrazione di un amore falso e sventurato, renitente alla verità e al rispetto. L’analisi delle ragioni di questa scelta è seducente. La vita dei giovani trentini interpretata da Sartori è una depressiva ripetizione d’una sclaviana zona del crepuscolo, una quotidianità marcia, niente ideali e niente prospettive, lavoro fragile e relazioni sentimentali coatte: sembra ci si aggrappi a quel che c’è, perché non c’è fantasia o volontà di cercare altro (o: di credere in altro); e così, l’amore può essere quando quasi incestuoso, quando addirittura stupro, quando esercizio per scacciare la noia, l’alienazione, la ripetitività. Suona famigliare, generazione nata nei tardi Settanta-Ottanta?

La scrittura di Sartori è giocata per un periodare breve, capace di accelerazioni dal sapore del singulto: sia nelle descrizioni erotiche, sia nelle radiografie dei sentimenti e degli stati d’animo dei personaggi. Quando una sua descrizione si distende, somiglia alla poesia. Come qui: “Fischia molto bene, riuscendo a fare tutte le note: lei non conosce nessun altro che sappia fischiare così. Le sue note affilate si perdono nel buio pesante di umidità del bosco, rimbalzano lievi sulle pareti di roccia nascoste nelo buio” (p. 55). Altrove è carveriano, per la sensibilità nei confronti delle piccole cose, della quotidianità spicciola ma metaforica. Dando dettagli che rivelano la sensibilità dei personaggi – paradossalmente, anche – magari proprio a partire da qualcosa che non si pensava potesse. Ad esempio: “Pare che ci prenda gusto a farlo venire nei suoi pantaloni: Diego quando arriva a casa si pulisce con la spugnetta dei piatti. La sera con l’asciugacapelli sveglierebbe tutti, e allora i calzoni li asciuga la mattina prima di andare a lavoro” (p. 35).

La figura femminile più importante è quella di una nuova incarnazione dell’eterno femminino, Katia. Katia che “serpeggia con passi leggeri di gatta” tra gli sguardi languidi, che si diverte a rubare sguardi e a risvegliare il desiderio, che non ama nessuno ma a qualcuno deve appartenere; e questo qualcuno è il più pulito della compagnia, il più pulito e il più fragile, Diego sconvolto dalla morte dell’amico nell’incidente originario del libro, Diego che si sveglia prima dell’alba per andare a fare il guardaparco.

Katia domina la percezione di realtà e verità del suo innamorato: è lei che si prende gioco di tutto quel che appare, che può uscire con chi vuole quando vuole e tornando a casa dire che non è successo niente, che ha solo voglia di incontrare altri e di vedere facce nuove. Se Katia dice che una cosa è vera e si appella alla fiducia e all’amore di Diego, Diego crede. Crede rifiutando la realtà, abiurando la logica, dando prova di comprensione dell’inaccettabile – il tradimento, che ammette una tantum – giurando in un noi che non esiste.

Controparte di questa atroce e magnifica donna, domina della sorte e giudice della vita – assurdo – di chi avrebbe sposato, una remissiva figuretta, complice quanto volontaria e consapevole è difficile dirlo della loro formale unione: lei ama chi non dovrebbe (potrebbe) avere e intanto vive una relazione squallida, violenta e animalesca con un uomo da niente, Frank, vigliacco e prepotente. Assieme questi personaggi costituiscono un ambiente incredibilmente ordinato, a dispetto del malessere e della menzogna, sino alla morte di uno di loro, Andrea: il disordine che ne deriva non potrà dirsi salutare, ma distruttivo. Non mancheranno tentativi di evasione dalla realtà – funghi psicotropi, alcol – a confermare l’impressione che di epilogo del mito della bellezza e della serenità della vita di provincia si sta parlando. L’anomia sta disgregando gli individui, la nuova generazione è stata allevata sghemba: questo presente è sordido, e pretende un conflitto. Interiore: e un’iniezione di intelligenza. Nuova. Da leggere.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Giacomo Sartori (Trento, 1958), scrittore italiano. Vive a Parigi da molti anni. Ha esordito pubblicando per Il Saggiatore la raccolta di racconti “Di solito mi telefona il giorno prima” (1996). Ha pubblicato anche i romanzi “Tritolo” (1999) e “Anatomia della battaglia” (2005).

Giacomo Sartori, “Sacrificio”, Pequod, Ancona 2008.

Gianfranco Franchi, maggio 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.