Rivoluzione

Rivoluzione Book Cover Rivoluzione
Jack London
Mattioli 1885
2016
9788862615549

“Sono nato proletario. Ho scoperto presto l’entusiasmo, l’ambizione e gli ideali e nel tentativo di soddisfarli, ho finito per renderli il problema di tutta la mia infanzia. Vengo da un ambiente rude, volgare, duro. Non avevo un orizzonte davanti a me: direi piuttosto un confine. Il mio posto in questa società era negli abissi, dove la vita offriva solo squallore e sventura: lì, sul fondo, carne e spirito erano ugualmente affamati e tormentati. Sopra di me troneggiava il colossale edificio della società […]” (London, “Cos’è la vita per me”, tratto da “Rivoluzione”, p. 177).

Davide Sapienza restituisce, nell’elegante edizione Mattioli, un Jack London dimenticato: quello dello zibaldone “Revolution and Other Essays”, originariamente edito nel 1909, raccolta di saggi brevi, articoli, frammenti diaristici, prose d’argomento politico. È un’opera fascinosa, scomposta e disomogenea; cattura la concentrazione del lettore perché sulla scena sembra salire Martin Eden, ossia il London autentico. Quello che aveva fede nel progresso spirituale e non materiale, nella scrittura e nell’evoluzione: il proletario ribelle, il figlio del popolo che predicava la rivoluzione del popolo, il favoloso autodidatta che non aveva paura di niente, e sembrava estraneo alla menzogna. Pretendeva il senso: viveva nella ricerca del senso dell’esistenza.

È rabbioso, d’una rabbia gentile – la rabbia gentile: possibile? – ed estranea al compromesso: idealista puro, consapevole delle sue radici e della sua essenza, guarda al suo tempo (da scrittore, e da scrittore-viaggiatore; da lavoratore, e da lavoratore-sognatore) e annuncia qualcosa che pure non abbiamo conosciuto. Una diversa giustizia, una diversa esistenza, una diversa compatibilità tra i nostri desideri e il nostro tenore di vita: London parla di semplicità e di amore, di giustizia ed uguaglianza con semplicità e amore: con dolcezza, e fede. È un socialista rivoluzionario; è un socialista che non poteva prevedere il male che sarebbe derivato dai regimi socialisti del Novecento: dalla contraddizione insanabile originata dal potere manovrato da oligarchie altre e non meno odiose sulle spalle dello stesso popolo. È un individualista che presta la sua forza al socialismo, perché rifiuta le logiche del capitalismo.

È comiziale, almeno nel saggio eponimo: sentir parlare dell’esercito di compagni, sette milioni di idealisti che combattono per rovesciare l’ordine all’insegna d’un rosso stendardo, fa venire i brividi. London sarebbe stato un politico caratterizzato da una chiarezza esemplare. Amare la pace ma non avere paura della guerra: avallare la lotta armata contro il regime (p. 19); riconoscere patriottismo e militarismo come nemici primi, sognando un mondo senza confini, razze, Paesi, nazionalità: credere nella fratellanza degli uomini (p. 37): questi gli assi portanti della sua visione. Mistica:

“La rivoluzione è un fatto. È qui, adesso. Sette milioni di rivoluzionari organizzati lavorano notte e giorno e predicano la rivoluzione, l’appassionato vangelo, la Fratellanza degli Uomini. Non si tratta di una semplice propaganda economica, fatta a sangue freddo: nella sua essenza, questa è anche una propaganda religiosa, portata avanti con lo stesso fervore di San Paolo e Gesù Cristo. La classe capitalista è stata incriminata. La sua gestione della società è stata fallimentare e ora dev’essere revocato ogni potere (…)”

Memorabili le pagine sulla crisi economica e sulla disoccupazione (p. 25), le sferzate alla stampa serva del regime e strumento per il mantenimento dello status quo, le riflessioni sull’evoluzione tecnologica e sulla sua necessaria funzione: quella di liberare gli uomini dal lavoro fisico più sfiancante, distribuendo con equità le risorse tra tutti i cittadini. Altrove, quando parla di Letteratura – notevoli le pagine dedicate a Kipling, ad esempio – spiega cosa significava l’arte per uno come lui. E non può non restare impresso, perché rivela lo spirito della sua battaglia di scrittore: quella che voleva fosse la sua meta.

“Ricordiamoci bene che trattandosi di artisti, verranno tramandati solo i nomi di coloro che ci avranno parlato con sincerità. Dovranno cioè essere stati portavoce della verità più profonda e significativa, le loro voci dovranno essere state forti e chiare, definite e coerenti. Mezze verità, verità parziali: non basteranno, né saranno sufficienti le voci acute e i tremiti profani. Dovrà esserci una qualità cosmica, capace di intercettare e trasmettere in forme d’arte durature i fatti vitali della nostra esistenza. Dovranno raccontare perché abbiamo vissuto, poiché in futuro sarà proprio quello che abbiamo fatto nel corso della nostra esistenza a renderci degni di essere ricordati o dimenticati” (p. 140).

Destinato ad appagare la curiosità dei cultori dell’opera dell’artista americano, questo volume potrà regalare a quanti conservano ricordi poco più che infantili o adolescenziali della sua produzione una prospettiva diversa, più complessa e stratificata, sul dna dell’attività intellettuale e letteraria di London. È chiaro a un tratto che la profonda umanità e la spiritualità che animavano la sua scrittura dipendevano da un sogno che l’artista voleva incarnare e materializzare: un sogno di giustizia, e di evoluzione; di rabbia, e di amore.

Ossessionato dall’onestà, voleva edificarsi una casa che fosse onesta nella costruzione, nel materiale e nell’aspetto: che non raccontasse menzogne, fondendo utilità e bellezza (p. 111). Questa casa possiamo abitarla giorno dopo giorno, tenendo fede al suo grande esempio: battendoci per l’autenticità, la verità e la trasparenza, e per la denuncia della corruzione e dello sfruttamento degli esseri umani, opponendoci alla decadenza dello Stato. A differenza sua, non avremo ideologie di supporto: dovremo poggiare soltanto sulla nostra intelligenza, e sulla più grande lezione dell’arte letteraria – la comprensione, e la condivisione dei sentimenti e delle emozioni: l’abbattimento dei confini e dei muri di ogni genere, la pretesa d’una libertà. Nuova, e vera: e universale.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

John Griffith London, alias Jack London, nacque a San Francisco nel 1876. Figlio illegittimo, conobbe la realtà dura dei moli di Oakland e della baia di San Francisco, insieme a ladri e contrabbandieri. Costretto a mestieri disparati, non sempre legali, fu avventuriero alla ricerca del mitico oro del Klondike, e gran divoratore di libri di ogni genere. Riuscì a essere per un quindicennio uno degli scrittori più famosi, prolifici e retribuiti. Finì suicida, distrutto dall’uricemia indotta dall’alcool, a Glen-Ellen, California, nel 1916.

Jack London, “Rivoluzione”, Mattioli 1885, Fidenza, 2007. Traduzione e prefazione di Davide Sapienza. In appendice: FBI su Jack London.

Prima edizione: “Revolution and Other Essays”, 1909.

Gianfranco Franchi, gennaio 2008.

Prima pubblicazione: Lankelot.

“Questo è il mio orizzonte: attendo con ansia il tempo in cui l’uomo saprà conquistare un progresso che non sia solo materiale, il tempo in cui l’uomo agirà guidato da un incentivo più alto di quello odierno, che è appunto lo stomaco. Continuo a credere nella nobiltà e nell’eccellenza dell’uomo. Credo che la dolcezza spirituale e la generosità sconfiggeranno la volgare ingordigia di questi giorni” (Jack London).