Fazi
2003
9788881124404
Requiem per un sogno: requiem per il sogno americano, ormai pienamente e irrimediabilmente estraneo agli ideali del sacrificio, del coraggio e del lavoro; requiem per il sogno nuovo, confusa allucinazione postindustriale, parte catodico, parte tossico, parte genericamente sentimentale. Nullo, bestiale, pestilenziale. Requiem per una generazione, massacrata e sconfitta dalla decadenza delle istituzioni di una nazione diventata impero, e come impero incapace di sopportare il peso della sua stessa grandezza. Requiem per gli yankee, illusionisti della libertà e della democrazia: yankee responsabili della recessione economica più grave della storia, yankee campioni nei furti, nelle più sordide e disumane speculazioni, nei latrocini; avidi e cinici; squallida gente, e assassina. Yankee responsabili dei più gravi massacri di sempre, Hiroshima e Nagasaki in primis, yankee assassini senza nemmeno la causa della necessità, Dresda e Zara insegnano. Requiem per le menzogne ideologiche e propagandistiche d'un popolo che un giorno sarà inchiodato alle sue atroci responsabilità storiche. Nato nel sangue dei milioni di nativi americani, nel sangue forse si spegnerà.
Requiem letterario, allegoria sublime della fine dell'american dream, e della fine dei sogni di una società intera. In puro stile Selby: torrenziale, prepotente flusso di coscienza; scivolando nel parlato con artefatta negligenza, emozionale sino all'eccesso, celiniano consapevole, epigono americano. Crudo ma vero. Vivo, e mai autoreferenziale. “È così e basta, le parole non servono. È proprio questo il punto. Che senso hanno tutte quelle parole se dietro non ci sono sentimenti? Sono solo parole”. (p. 71)
Così. La letteratura che si rinnega, rischia di abiurarsi, si ammazza: come un maiale che si morde le zampe per non morire di fame. Come un orso che vuole scuoiarsi da solo, che vuole fare un mantello della sua pelle.
“La voce così piena di nostalgia che puoi quasi vederli i ricordi fluttuare nel fumo azzurro, ricordi non solo di musica e gioia e giovinezza ma forse anche di sogni. Ascoltano la musica, ciascuno a modo suo, sentendosi rilassati e parte della musica, parte gli uni degli altri, quasi parte del mondo, quasi. E così un'altra notte di vita all'Obitorio Comunale del Bronx scivola lenta verso un nuovo giorno” (p. 32)
Harry ha una storia con Marion. Assieme, si sentono interi. Si sentono uniti: “anche se sono ancora sul divano, si sentono parte della vastità del cielo e delle stelle e della luna” (p. 73). Dimentichi della realtà, s'appartengono e sognano. L'unica rivale di Marion, l'unica amante di Harry, è la droga. Ha sempre bisogno di soldi. Ruba il televisore alla madre e va a rivenderlo sottocosto. Tyrone è il suo socio. “Riempiono di nuovo le tazze di caffè e si accendono un'altra canna, e si godono quella sensazione di profonda e totale soddisfazione, la sensazione di avere la certezza assoluta di essere in pace col mondo e che il mondo non solo è la loro ostrica ma anche il loro piatto di linguine alle vongole. Che non solo è tutto possibile, tutto gli appartiene” (p. 65),
Sara è la madre di Harry. Campa di fronte alla televisione, intanto sogna che il suo bambino trovi una brava ragazza, e che prenda e finalmente si sposi. Vive per la televisione, e un giorno la televisione le chiede di entrarci dentro. Partecipare a un quiz. Immagine. Dieta, massacro del corpo e della psiche. Autodistruzione lenta, per essere parte della vanità d'un popolo maiale: miliardi al più nozionista e al più fortunato, intanto... pubblicità. Lo yankee si arricchisce bombardando cittadini innocenti (Iraq, Afghanistan: la storia non cambia. Vietnam... e prima: Italia, Germania. Giappone. Americano, infame): la sua industria prima è quella bellica. Intanto, i suoi sudditi seduti sul divano vomitano popcorn, le mani sudice e unte, masturbandosi sul video demenziale: un presentatore chiama lo show, atto primo, domanda cretina; lei ha un quoziente intellettivo? Cosa significa l'aggettivo cerebrale?
Droga. La droga è Harry e Tyrone, e la droga t'appartiene sin quando non ti taglia via un braccio. Non amerai più come prima e la tua identità sarà mutilata; quella donna che era tua l'hai bruciata, e le droghe nelle droghe per le droghe sodomizzeranno la sua vita, umiliandola e costringendola ad accattonare. So it goes.
Una lezione di scrittura, di stile e di Zeitgeist. Un'allegoria dell'America odierna, e del suo suicidio. Suicidio esplosivo, noi spettatori e attori coatti; il loro potere si fondava sulla menzogna e sul denaro, loro dio: il denaro sta morendo e l'economia vacilla. Intanto gli yankee alienati guardano la tv, evitando i notiziari. Intanto l'amore è morto, e l'innocenza è un aborto. Intanto si ammazzano nelle scuole, perché non hanno più niente da fare. Soltanto: mangiare, sparare. In questo libro: spacciare. L'anoressia di Sara è una lezione abbastanza chiara. L'immagine è un'invenzione pubblicitaria, l'essenza ormai ve la siete avvelenata. Al vostro requiem assistiamo senza piangere. Solo artisti e intellettuali piangiamo; quelli liberi, indipendenti, nemici dell'imperialismo yankee, senza padrone. Come Selby.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Hubert Selby Jr (Brooklyn, New York City 1928 – Los Angeles, California 2004), scrittore americano. Esordì pubblicando “Last exit to Brooklyn” nel 1964.
Hubert Selby Jr, “Requiem per un sogno”, Fazi, Roma 2003. Copertina di Maurizio Ceccato. Collana “Le Strade”, 76. Traduzione di Adelaide Cioni e Grazia Giua.
Prima edizione: “Requiem For A Dream”, 1964.
Film: “Requiem For A Dream”, di Darren Aronofsky (2000).
Gianfranco Franchi, ottobre 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.