Nutrimenti
2011
9788895842943
A vent'anni di distanza dalla pubblicazione in patria, l'esordio da scrittore dell'imprevedibile fumettaro transalpino Jean Teulé diventa patrimonio del pubblico italiano: si tratta di un singolare e stravagante omaggio a uno dei suoi idoli, l'aeternus puer maudit Arthur Rimbaud. Tecnicamente poggiato su uno stile estremamente visivo, il libro fonde, come poteva essere prevedibile, elementi picareschi a elementi lirici, rimanendo ludico e gioioso e naturalmente estraneo alla ricercatezza. Delle opere prime, "Rainbow per Rimbaud" ha l'inquietudine, la sconnessione e l'ingenuità: niente che possa finire per pregiudicarne l'incredibile e allucinata vitalità, e la trascinante surrealtà.
La strana vicenda di Robert, trentaseienne gigantesco e bambinesco, ossesso dal poeta del Battello Ebbro e abituato a dormire, negli ultimi ventiquattro anni, in un armadio, si tinge di nuovo delirio quando la sua famiglia decide che è abbastanza maturo per poter fare a meno del suo armadio. L'increscioso accaduto convince Robert che è il caso di puntare le terre conosciute dal suo idolo nella seconda parte della sua vita: decide allora di partire portandosi con sé una foto e un libro del poeta, e si ritrova affiancato da una musa seducente e sensuale. L'impatto dell'Africa e del Medio Oriente sulla psiche dello strampalato Robert è micidiale: la sua percezione della realtà, già seriamente pregiudicata, finisce per sbarellare completamente.
La scrittura di Teulé riesce, tendenzialmente, a sublimare il fastidio per qualche sconnessione e qualche passaggio a vuoto della trama: riesce nell'impresa perché sa divertire e spiazzare, perché pare più portata alla pittura che all'analisi dei sentimenti. Il romanzo è stato pubblicato da Nutrimenti nella collana Gog, diretta da Leonardo Luccone. L'edizione è speculare alla personalità del suo direttore editoriale: decisamente elegante e ricercata ma profondamente e inequivocabilmente pop. Last but not least, vale la pena aggiungere che qualche anno fa Teulé è stato regista del film tratto da questo libro: si direbbe che abbia avuto meno fortuna. (6,5)
Gianfranco Franchi, gennaio 2011
Prima pubblicazione: “BlowUp”, febbraio 2011
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SEMPRE A PROPOSITO DI "RAINBOW PER RIMBAUD"...
Opera prima del poliedrico artista francese Jean Teulè, fumettista, sceneggiatore, anchorman, regista e narratore classe 1953, “Rainbow per Rimbaud” [1991; IT, Nutrimenti, 2011] è un quaderno di narrativa estremamente visiva, ludica, lirica e scanzonata. La struttura è fragilotta e la stesura allegra, scombinata quanto basta per raccontare tutta l'incoscienza e la ruvidezza d'una classica opera prima. Teulè considera Rimbaud il più grande dei poeti: crede che rappresenti l'ideale dell'adolescente, perché “tutti gli adolescenti vorrebbero avere il genio di Rimbaud. È stato ed è una specie di rockstar della poesia”. E così, in questo suo esordio, ha plasmato e forgiato un protagonista donchiosciottesco che s'è talmente nutrito di Rimbaud da convincersi d'essere come lui.
Si chiama Robert. Robert ha trentasei anni ed è alto due metri e dieci. È un adulto ragazzino, stralunato e buffo. Una coda di cavallo rossa. Cammina con passo da airone. Veste sempre di nero. Ha una mania, da quando aveva dodici anni: rinchiudersi nell'armadio della sua infanzia. È il mio battello, dice. Da ventiquattro anni dorme così, e si sveglia tutto indolenzito. Come niente fosse. A questa mania s'accompagna un'ossessione. La sua ossessione è Arthur Rimbaud. Da sempre. Conosce tutti i suoi versi a memoria. Vive nella sua stessa cittadina, Charleville. Va a omaggiarlo, in cimitero, quando può.
Un giorno, suo padre rompe il suo armadio-battello; allora Robert decide di andarsene. Decide di andarsene, come il suo idolo, verso i paesi caldi. Con sé, ha una foto e un libro di poesie di Arthur. Quanto basta per partire. Sua compagna di viaggio, incredibilmente casuale (favolisticamente casuale) è Isabelle, che s'accorge presto che sarà difficile annoiarsi al suo fianco. Lei è come il suo amato biancospino. Sa risplendere d'iun verde intenso, di luce gioiosa. Come se non bastasse, ha qualche soldo.
Egitto. Al Cairo Isabelle e Robert fanno sesso e ha inizio il loro incanto. Ma Robert rimane sempre infestato da Rimbaud. Pensa a come camminava, da quelle parti, dopo aver corso troppo a lungo per i deserti. A come zoppicava, a quanto poteva pesare la cintura con otto chili d'oro che portava con sé. Man mano, naturalmente, Robert comincia a soffrire come Rimbaud. A sentire lo stesso male al ginocchio, nonostante non abbia che un livido. E quando lui e Isabelle rimangono senza denaro, più avanti, nel corso delle loro peregrinazioni tra Mauritius, Gorèe e Dakar, si ritrova a scrivere a sua madre, proprio come AR, firmandosi, va da sé, come lui. L'epilogo della vicenda è allegorico e poetico, capricciosamente artefatto e ultravisivo.
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Teulé ha una discreta capacità di tenere vivi i tempi e i ritmi del parlato, nei suoi dialoghi, ma sorprende, piuttosto, per qualche buona descrizione infilata qua e là, nella narrazione, magari a intervallare le vicende dei due fuggitivi, il novello Rimbaud e la sua musa biancospino. Sono sprazzi capaci d'essere sintesi di grande visività e discreto lirismo: “A Parigi sono due ore indietro. Il tempo è burrascoso. Il cielo ha il colore di un cannone. Nella via di Isabelle non c'è più un fiore vivo. Tutte le piante sulla strada sono state prosciugate, come aspirate dal cielo e svuotate della loro linfa. Hanno la postura contorta degli sgozzati. Gli steli sono piccole e ridicole braccia di legno rinsecchito. Sulla vetrina del fioraio sembra esserci passato un lanciafiamme. Dietro il vetro e sul marciapiede ci sono solo rami morti. Le foglie degli alberi cadono come una pioggia asciutta. Dai loro bicipiti imponenti e nodosi le foglie cadono a formare mucchi appuntiti sull'asfalto nero della strada” [p. 78].
Nella bandella della buona edizione Nutrimenti, leggiamo che l'artista aveva, in questo senso, le idee chiare: “La maggior parte degli scrittori nutre un grande interesse per la psicologia, io invece me ne infischio. Mi interessano solo le immagini. Quanto mi divertivo a disegnare Robert! Lo tenevo lì sulla scrivania, sempre sotto gli occhi. Avevo disegnato anche Isabelle. Prima li disegnavo, poi li descrivevo con le parole”. Ecco – spesso la sensazione, avanzando per le pagine del suo “Rainbow per Rimbaud” e ritrovando gli amati frammenti del poeta che colorava le vocali e sapeva reinventare l'amore, è stata proprio questa. Che Teulé si sia divertito a dipingere, scrivendo, questa sua favola narrativa stravagante, strampalata e tardoadolescenziale. Divertimento tendenzialmente condiviso dal lettore, va da sé: almeno, condiviso abbastanza da perdonare diverse ellissi e diverse sconnessioni.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Jean Teulé (Saint-Lô, Normandia, Francia 1953), scrittore, attore e sceneggiatore francese. Ha scritto per cinema, teatro e tv. In narratia, ha esordito con questo libro nel 1991.
Jean Teulé, “Rainbow per Rimbaud”, Nutrimenti, Roma, 2011. Traduzione di Alice Volpi. Collana Gog, 9. Direttore della collana: Leonardo G. Luccone.
Prima edizione: “Rainbow pour Rimbaud”, Paris, 1991.
Adattamento cinematografico: “Rainbow pour Rimbaud”, 1995, regia di Jean Teulé. Stando a IMDB, non è particolarmente memorabile.
Approfondimento in rete: Elle / Wiki FR / OBLIQUE.
Gianfranco Franchi, Gennaio 2011.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Delle opere prime, “Rainbow per Rimbaud” ha l’inquietudine, la sconnessione e l’ingenuità: niente che possa finire per pregiudicarne l’incredibile e allucinata vitalità, e la trascinante surrealtà…