Quanto lunghi i tuoi secoli (Archeologia personale)

Quanto lunghi i tuoi secoli (Archeologia personale) Book Cover Quanto lunghi i tuoi secoli (Archeologia personale)
Filippo Tuena
PGI Pro Grigioni Italiano
2014
9788882813840

Da una decina d'anni a questa parte, Filippo Tuena sembra diventato un assiduo onfaloscopo: a dar retta alle pubblicazioni successive ai suoi due, maiuscoli romanzi “Le variazioni Reinach” [2005] e “Ultimo parallelo” [2007], vale a dire “Manualetto” [2010], “Stranieri alla terra” [2012] e la recentissima “Quanto lunghi i tuoi secoli. Archeologia personale” [Pro Grigioni Italiano, 2014], si direbbe che l'ex antiquario romano, milanese d'adozione, stia ritornando ossessivamente sul suo passato: sulla sua passata produzione, sulla sua passata ispirazione, sulle sue passate collaborazioni. Si direbbe che Tuena stia cercando di capire qualcosa di sé, a questo punto, e non più del mondo: come se avesse accettato e compreso (o almeno: come se avesse deciso) di essersi compiutamente espresso, come narratore, con i suoi due ultimi, sebaldiani e lancinanti romanzi; come se fosse sul punto di sprofondare in se stesso. È un rischio, a questo punto della sua carriera, fondamentalmente per due ragioni: la prima è che osservare per troppi anni il proprio ombelico senza (più) essere bizantini, e senza conoscere l'esicasmo, può essere estraniante; la seconda è che un'insistenza eccessiva a considerare se stessi modernariato, prima del tempo, può raccontare un rifiuto della fantasia, della creatività, della visionarietà – della segreta alchimia che dà vita a ogni opera nuova; dei possibili passi avanti.

A guardar bene, negli ultimi anni, assieme a queste pubblicazioni minori, destinate a far la gioia degli aficionado e degli appassionati della scrittura di Tuena, ma fatalmente restie a guadagnare nuovo pubblico e nuovo consenso, si registra una simbolica tendenza alla restituzione del recente, potente passato prossimo alla “vita nova”: soltanto due anni fa Il Saggiatore ha pubblicato una riedizione di “Ultimo parallelo”; in queste prime settimane del 2015 fa invece capolino, in libreria, una riedizione delle “Variazioni Reinach”: vede la luce in una collana economica e commerciale delle Edizioni Beat. Queste riedizioni, accompagnate da un lavoro di delicata e dolorosa revisione del testo, ripetono che l'artista si è fermato a quel livello della sua (sin là fascinosa, e singolare, e irregolare) produzione: forse in cerca di quel nulla d'inesauribile segreto, forse in cerca di riconoscimenti pubblici diversi, e finalmente clamorosi.

Riconoscimenti critici, invece, non sono mai mancati. Per esempio, delle “Variazioni” Sergio Pent ha scritto che si tratta di libro “essenziale e nobile”, dolorosamente costruito: “nuovo tassello al mosaico mai terminato delle testimonianze sull'Olocausto”; Andrea Tarabbia ha considerato pubblicamente Tuena “uno degli scrittori fondamentali degli ultimi anni”; Andrea Cortellessa ha registrato questi suoi due ultimi romanzi alla stregua di piccoli classici del nostro tempo, salutando in Tuena “uno dei nostri scrittori più inquieti”. Si vede che non basta: si vede che Tuena sta aspettando una parola in più, o una parola diversa. O s'è proprio bloccato. O forse sta aspettando che un grande regista italiano o francese s'accorga, prima che sia troppo tardi, che c'è un suo romanzo favoloso, spettrale ed essenziale e chimerico, che potrebbe diventare un film memorabile: si chiama “Il volo dell'occasione” ed è il “Deserto dei tartari” dello scrittore romano di sangue svizzero-triestino, il libro dell'anima di Tuena, una singolare e seducente espressione letteraria, forse una misterica rappresentazione della ricerca della perfezione artistica.

Intanto ha visto la luce un altro “libro nuovo” come “nuovo” era “Stranieri alla terra”. “Quanto lunghi i tuoi secoli. Archeologia personale” è quella che tecnicamente, in ambito di musica leggera, avremmo considerato una collezione di demo, b-side, inedite, cover e pezzi usciti qua e là, per compilation. Materiale per fan, insomma: solo per fan. E basta. È un quaderno di anni di scritture incomplete, inconcludenti, frammentarie; oppure, di sperimentazioni rapsodiche, jazz o teatrali; e di pubblicazioni laterali, marginali, diversamente introvabili. È un diario, anche, completo di poesie – va detto, non memorabili – e uno specchio. Uno specchio che serve forse all'artista per più profondamente scandagliare quel che è stato, nel suo passato: e al limite al filologo, per prendere atto delle corrispondenze tra quel che ha sempre (o spesso) congetturato e quel che probabilmente è (si veda, a questo proposito, la sequenza di quattro recensioni scritte da Tuena per il fu “Riformista” nel 2009: fondamentale lo scritto su Sebald).

È un libro di una malinconia eccezionale, una malinconia quasi inconsolabile. Si apre con una lunga lettera al figlio Cosimo, lettera che va a schiudere il tesoro dell'eredità famigliare: il tesoro delle radici, poschiavine e capitoline, fondamentalmente, e il tesoro di un cognome così raro; include frammenti elegiaci dedicati alla Roma sparita del Novecento, già pubblicati in ormai introvabili antologie romane; e va assemblando un pezzo scritto per “Nazione Indiana”, argomento la commemorazione di “Like a Rolling Stone”, e ricordi di vecchi giri in moto, sulla costa tirrenica. È un libro da tenere nel proprio scaffale Tuena per completezza, e con piena e pacifica consapevolezza della sua ombelicale natura. Se siete neofiti, tornate indietro e considerate che oltre al “Volo dell'occasione”, alle “Variazioni Reinach” e a “Ultimo parallelo” il Tuena da non mancare è quello della stupenda biografia michelangiolesca “La grande ombra”. Altro verrà. Si dice – da tempo – un romanzo sugli ultimi anni di vita di Schumann. Non so; forse escluderei. Penso che a Tuena, come sempre, servono fantasmi, fantasmi eccezionalmente infestanti, forse finalmente triestini e materni, e ottocenteschi: l'altra metà di Tuena è quella che, a parte pochissime righe in questa sua antologia elvetica, sin qua non è stata trasfigurata ed estetizzata. Il suo sentiero ultimo, magnifico e pericoloso, è forse quello là. Nec plus ultra.

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Filippo Maria Tuena(Roma, 1953), scrittore e antiquario italiano, laureato in Storia dell'Arte alla Sapienza.

Filippo Tuena, “Quanto lunghi i tuoi secoli. Archeologia personale”, Pro Grigioni Italiano, Svizzera, 2014. Nota introduttiva di Tatiana Crivelli.

Gianfranco Franchi, gennaio 2015

Prima pubblicazione, gianfrancofranchi.com

In ambito di musica leggera, avremmo considerato questo libro una collezione di demo, b-side, inedite, cover e pezzi usciti qua e là.