Il Foglio Letterario
2004
9788876060496
2004: Gordiano Lupi, Franco Micheletti e Elena Migliorini pubblicano, in omaggio alla loro città, un libro destinato a entrare nella (sinora ridotta) bibliografia di riferimento per quanti, tra i loro concittadini e non solo, desiderano – a ragione – conoscere storia, leggende e segreti di queste terre.
“Piombino tra storia e leggenda”; è uno spaccato della storia di questa cittadina in provincia di Livorno, trentacinquemila abitanti, teatro in passato di micidiali scorrerie moresche e delle consuete lotte per il potere tra le tante dinastie che hanno governato la nostra Nazione. È strutturato in due parti: la prima, a firma Lupi, ospita “Storie e leggende di Piombino e del suo territorio”; la seconda, a firma Micheletti, include una galleria di “Personaggi piombinesi”, destinata a tenere viva la memoria di personalità più o meno stravaganti e caratteristiche, conosciute e amate in città. Il libro è corredato dalle immagini di Elena Migliorini. Non è un testo totalmente riuscito: i momenti migliori si registrano quando Lupi lascia andare a briglie sciolte la fantasia e favoleggia e trasfigura la tradizione, romanzando da par suo, mostrando la solita sensibilità nei confronti del fantastico e del noir; d’altra parte è onesto ammettere che la missione era divulgativa e didascalica, non estetica. Picchi di interesse si registrano già nella efficace narrazione delle origini della città. Lupi ci accompagna – rispettando, vale la pena ricordarlo, il racconto di Erodoto e non quello di Livio o di Dionigi di Alicarnasso – sino al tempo in cui i Lidi – costretti all’esodo per una carestia – si trasferirono in Toscana: dapprima nell’isola che battezzarono Aethalia, l’isola del Sole: è quell’isola che, in seguito, venne popolata dalla tribù errante degli Ilvates, da cui *Ilva: l’Elba. Signore dei Lidi era quel Tyrsenose che avrebbe dato il nome a un mare e a una terra (almeno: per i Greci rimaneva Türsenìe, l’Etruria), in cui i Lidi avevano poi fondato le dodici più importanti città Etrusche, sottomettendo le docili popolazioni autoctone, dedite all’agricoltura e alla pesca. Tra queste città, Populonia: attivo centro commerciale, caratterizzato dalla lavorazione di ferro, oro, argento, pietre. Populonia aveva un limite: le libecciate complicavano le navigazioni. Così, in un’insenatura più riparata costruirono una stazione – potrebbe essere quel Porto Falesia dove sbarcò Rutilio Namaziano nel “De Reditu” – che poi divenne Populino. Piombino (Populino) nasce così: raccogliendo nel tempo gli esuli della madrepatria, Populonia, massacrata prima dai sillani per via dell’alleanza con Mario, infine rasa al suolo dal Longobardo Gummerith.
Lupi sintetizza secoli di una storia caratterizzata da passaggi di influenze o di dominazioni (Pisa, Firenze, Aragona, Francia) e secoli di autonomia. Si comincia con l’edificazione della Rocchetta, per volontà del Conte Ataberti (XII secolo), sulle rovine della Torre Etrusca – e scopriamo l’etimo plausibile per “Piombino”: era il piombo che attestava l’avvenuto pagamento delle navi transitanti, non la traslazione volgare di “Populino”. Quindi, avanti con la storia della prima importante famiglia regnante, quegli Appiani (in realtà, spiega, si chiamavano “Del Poltro”: Appiani è un toponimo, da “Ad Planum”, devastata cittadina d’origine) che governarono per oltre due secoli, in alleanza prima con i Visconti e poi con gli Orsini, acerrimi rivali dei Mori e degli Aragonesi. Divertente la ricostruzione del loro stemma (cfr. pagine sulla questione dell’asino) e appassionante la vicenda dell’assedio di Baldaccio da Anghiari, micidiale capitano di ventura, pedina d’un oscuro gioco di potere (Firenze voleva un approdo sul mare…). Lo scacciamori e scaccianapoletani (Aragonesi) per antonomasia fu qui quel Rinaldo Orsini, sposato con una Appiani, che fortificò la Rocchetta e cadde vittima soltanto della peste. Divertente la leggenda che vuole che, al termine d’un assedio, un’eroica difesa si realizzò lanciando polli sul nemico, convinto d’aver ridotto Piombino alla fame.
Lupi racconta poi l’avvento dei Borgia – Papa Alessandro VI col figlio (succede) Cesare, sbarcati nel 1502 sembra con Leonardo Da Vinci, festeggiarono la conquista con orge e baccanali e indebitando non poco la città; gli Appiani recuperarono il potere, fino alla tragica vicenda di Alessandro (1589), caduto per mano d’una congiura ordita da sua moglie e da piombinesi simpatizzanti per il casato d’Aragona, massacrato a colpi d’archibugio e di pugnale, fantasma che ancora oggi torna per reclamare giustizia… pure vendicato dal figlio Iacopo.
Merita menzione la vicende della Strega Baciocca (Elena, sorella di Napoleone; 1809, figura discussa…) nei tempi di Piombino francese; chi la giudica una lucida amministratrice, capace di confiscare beni al Clero e rivitalizzare il territorio, chi la ricorda come mantide, donna dai tanti amanti prima imprigionati poi tutti avvelenati o massacrati: Lupi, ovviamente, opta per la seconda versione. Chiare e ben illustrate le vicende della poco amata patrona della città, Santa Anastasia (vergine bruciata sul rogo al tempo di Diocleziano), e di quel San Mamiliano che convertì Montegiove in Montecristo, dopo aver ucciso un drago: italiana e grottesca la vicenda delle sue spoglie, leggenda vuole fossero contese tra elbani e gigliani, la notte della sua morte. E qualcuno, tira tira, si portò via un braccio. C’è spazio anche per l’antico incubo islamico del Gatto Mammone e per la classica vicenda delle streghe, quella del pescatore Malopescio che si ritrovò, una notte, su una barca proibita…
In sintesi, “Piombino tra storia e leggenda” dubito possa essere annoverato tra i libri imperdibili di Lupi; al limite può aver valore come divertissement e come prezioso esemplare di analisi e consapevolezza del territorio. Difficile, in ogni caso, prevedere per un libro come questo fortuna extra-locali. Probabilmente il colpo di grazia lo danno quei bozzetti di Micheletti, che imprigionano la circolazione del testo tra concittadini o poco più. In ogni caso, da lettore confido d’aver imparato senza difficoltà diverse storie appassionanti e divertenti; fossi stato piombinese me ne sarei servito per raccontare la mia città agli ospiti o ai forestieri. Aneddotica di buon livello, panoramica riuscita a metà.
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“Non tengo in modo particolare a questo libro e mi dispiace che parecchi miei concittadini conoscano le cose che scrivo solo per questo volume e per Lettere da lontano. Ho scritto solo la prima parte, quella della ricerca storica e delle fonti leggendarie, inserendo parti di pura narrativa sotto forma di leggenda. La seconda parte è di Franco Micheletti e può essere apprezzata solo da un piombinese perché racconta la vita di personaggi molto noti in città ma certo poco comprensibili per un romano o un milanese. Pure la mia parte è soprattutto dedicata ai piombinesi, anche se non la meritano molto... A questo proposito è fermo da tempo nel cantiere del Foglio il progetto di Piombino com’era, una seconda puntata di questo libro che non so se vedrà la luce. Sono libri che a Piombino vendiamo molto bene. Piombino tra storia e leggenda ha superato le 500 copie soltanto con distribuzione locale! Non è poco per una cittadina di 30.000 abitanti... Devo confessarti, però, che mi interessa di più vendere altri libri e mi fa anche irritare il fatto che nel posto dove vivo si leggano soltanto cose come queste...” – scrive Lupi nel Maggio del 2007.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.
Gordiano Lupi, Franco Micheletti, Elena Migliorini, “Piombino tra storia e leggenda”, Il Foglio Letterario, Piombino 2004. Prefazione di Mauro Carrara. Contiene un'importante bibliografia di riferimento (Cappelletti, Carrara, Sole, Papi).
Gianfranco Franchi, Maggio 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.