Via del Vento
2003
9788887741131
“Colui che sviluppa il bello dall'interno e non dalla bellezza esteriore, dovrebbe tremare interiormente per la sua molteplicità e cercare di superare la propria inadeguatezza e inettitudine solo attraverso un duro esercizio. Egli vedrà sempre nuove forme che gli tratterranno con briglie di ferro la mano nella sua estasi” (Kirchner, “Per vie incognite”, pp. 3-4).
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Introduce la curatrice, Susanna Mati: “Quando il dolore trova le parole, la guarigione si profila all'orizzonte; così Ernst Ludwig Kirchner inizia a scrivere, dal 1919, un diario, testimone dei suoi lunghi anni svizzeri. Si tratta del tormentato e discontinuo Davoser Tagebuch (Diario di Davos), dal quale abbiamo tratto i testi sull'arte qui presentati; il diario venne successivamente raccolto e integrato con altri scritti kirchneriani […] sotto la cura dell'amico Eberhard Grisebach, docente di Filosofia a Jena” (p. 27).
Reduce di guerra, dopo pochi mesi al fronte l'artista fu congedato, racconta la Mati, per i suoi problemi nervosi (gravi complessi di persecuzione): ne derivarono tutta una serie di ricoveri nei sanatori, ultimo quello di Davos. Le condizioni di salute del povero Kirchner peggiorarono in coincidenza con le progressive, allucinanti censure e violenze naziste: sino al suo suicidio, avvenuto nel 1938.
“Per vie incognite” (Via del Vento, 2000) è una raccolta di frammenti di estetica e di memorie artistiche, illustrati con eleganza, scritti da un artista convinto che ogni maestro avesse le proprie regole, appartenenti a lui soltanto. Sosteneva Kirchner che l'arte, laddove fosse ridotta soltanto all'elemento erotico, allora aveva ragione di terminare, di cessare di esistere: come in Munch, o come in Nolde. Sosteneva Kirchner che l'artista avesse due strade soltanto: la prima, essere un interprete delle idee: la seconda, essere un artista autentico. Un artista autentico è “colui che ricerca, colui che si inoltra per vie incognite, l'esaltato, consumato dall'arte, come Heckel, Schmidt-Rottluff, Kirchner” (p. 17). Sosteneva Kirchner che la sua opera derivava dalla nostalgia della solitudine: perché “sono sempre stato solo, più stavo tra gli uomini, più avvertivo la solitudine, mi sentivo escluso pur non essendo escluso da nessuno. Questo produce una profonda tristezza e questa tristezza se ne va con il lavoro e con la volontà di scomparire” (pp. 22-23). Sosteneva Kirchner che, dopo aver imparato a essere invisibile, aveva saputo vedere tutti i solitari: “tutti si toccano e sono invisibili”. Vero, e magnifico.
“Per vie incognite” è un fascinoso sentiero d'avvicinamento alle sue creazioni artistiche: una manciata di pagine che sembrano appunti abbandonati in un cassetto, scarabocchiati per combattere l'insonnia, restituiti alle generazioni successive per sondare il mistero assurdo dell'ispirazione artistica, e delle abissali profondità d'un genio.
Questa pubblicazione (2000) è stata una preziosa scelta della sempre meritevole Via del Vento di Pistoia: una piccola casa editrice con un catalogo pieno di meraviglie, di recuperi di lusso e di rarità. Da scandagliare con amore, e a oltranza, e con riconoscenza.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg, Baviera 1880 – Davos, Svizzera 1938), pittore, scultore e incisore tedesco.
Ernst Ludwig Kirchner, “Per vie incognite. Dal Diario di Davos”, Via del Vento, Pistoia, 2000. A cura di Susanna Mati.
Prima edizione GER: 1968. Riveduta nel 1997.
Gianfranco Franchi, agosto 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.