Poesia
Eretica Edizioni
2015
9788899466653
Un libro differito, tanto differito che sembra quasi riemerso dal subconscio, con un carico prepotente di sentimenti e sensazioni lontane, lontanissime, ma vivide; “Parole Maddalene” in massima parte appartiene a un passato distante dieci, dodici, quattordici anni: a un'altra Laura, a un'altra epoca della sua vita. A una Laura figlia di un'isola letteraria come nessun'altra, profondamente, inequivocabilmente mediterranea; alla poetessa Laura Caroniti che aveva cominciato a pubblicare versi nemmeno ventenne; alla superba universitaria che s'era laureata con una tesi sofisticata ed erudita avallata dal professor Umberto Eco.
“Parole Maddalene” appartiene alla letterata piena di consapevolezza e di personalità che s'era già divertita a plasmare “Kwaheri (la raccolta degli addii)” nel 1998 e “Sukkal (e poi vennero gli angeli...)” nel 2000, alla scrittrice che stava sperimentando il sentiero frammentato e frammentario della prosa lirica, nella “Bella dei Quartieri Spagnoli” (2005). Fatico a credere che la scrittrice e poetessa Laura Caroniti, classe 1979, spezzi soltanto adesso, a dieci anni pieni di distanza, un silenzio editoriale che dall'esterno è apparso irragionevole, è sembrato sbagliato, ha lasciato quel senso di amarezza che s'accompagna, è un classico, alle considerazioni sui talenti inespressi, o solo parzialmente espressi; sui lavori incompiuti, o soltanto parzialmente portati a termine. È andata così e le ragioni sono profondamente poetiche, perché Laura ha vissuto con un'intensità esemplare una scelta di vita, un amore prepotente, che l'ha convinta ad abbandonare la sua isola, il suo antico e stupendo Mediterraneo, per abbracciare un sogno che aveva fatto il suo nido in Francia, nel borgo di Grenoble. È andata così e la sensazione che ho è che certe scelte di vita e certo stile di vita siano stati poesia, o prosa lirica, siano stati materia onirica, incandescente, sfavillante, pericolosissima.
Dieci anni interi non sono un intervallo, tra i venticinque e i trentacinque anni, sono un solco, sono una cicatrice che non si cancella. E cosa sappiamo, adesso, che il 2015 volge al termine, mentre questo libro plana sulle nostre scrivanie? Che “sono passati molti anni e sono le ultime poesie che ho scritto e che scriverò. Mai più”, nevermore, sono passati molti anni e adesso Laura Caroniti è diventata una cantastorie, e da un punto di vista letterario ci stiamo preparando, mi sono preparato, a ritrovare il suo stile e la sua personalità in un altro abito. Sta per succedere: è nelle cose. Intanto, però, a completare la mappa della fascinosa discesa nella poesia di Laura, questi versi.
Cosa restituiscono le “Parole Maddalene”? A chi già conosceva le pubblicazioni di Laura Caroniti, negli anni Zero, vanno restituendo qualcosa di inevitabilmente personale, privato. Vanno restituendo innocenza, nervosismo, inquietudine, profondità: in un certo senso, riescono a ricordare cosa significasse la fede nella scrittura, nella letteratura, proprio in quegli anni là, in quel periodo della propria vita artistica.
A chi già aveva apprezzato uno scritto di Laura, fosse anche una delle sue poche pagine critiche, o una delle sue rare interviste (andate a cercare, ad esempio, l'intervista-fiume di Roberta Castelli, datata gennaio 2015, per immergervi nel suo stile), le “Parole Maddalene” mostrano momenti di ispirazione di singolare bellezza, da assaporare come un buon vino. Ai neofiti, invece, questi versi porteranno meraviglia e scompiglio: andate a ricostruire con santa pazienza le sue letture, la sua granitica formazione estetica, il lavoro di cesello, il percorso, in altre parole.
Il neofita esclude che questa sia un'opera prima, e tuttavia non si raccapezza: dove s'era nascosta la poetessa Caroniti? Non è apparsa in uno dei Quaderni della Marcos Y Marcos? Non ha più o non ha poi collaborato con “Poesia” di Crocetti? Non ha lasciato qualcosa di suo in “Nazione Indiana”? Non ha fatto qualche performance, qualche lettura, qualche registrazione, niente? La risposta, caro neofita, non può dartela nemmeno google; è troppo parziale, è comunque lacunosa, incompleta. La risposta sta nel libro che uscirà, e qua e là in una di queste poesie, soprattutto in quelle con un titolo francese. Oppure, è questa qui: “Ti dirò che non inseguo altro nulla / nemmeno il Destino / che di niente mi sono pentita”. Questo ti basti.
Gianfranco Franchi, novembre 2015
[Postfazione del libro]
Un libro differito, tanto differito che sembra quasi riemerso dal subconscio, con un carico prepotente di sentimenti e sensazioni lontane, lontanissime, ma vivide…