Stampa Alternativa
2007
9788862220262
Radio Aut, radio libera di Terrasini, Palermo, attiva tra 1976 e 1978, era la radio di Peppino Impastato e dei suoi compagni. 98,800 mega hertz. La trasmissione principe era “fantapolitica”, “satirica” e “schizofrenica”: si chiamava “Onda Pazza”. Sigla, “Facciamo finta che tutto va ben” di Ombretta Colli. Si cavalcava l'Onda ogni venerdì: per rompere le scatole. In primis, a Tano Seduto – Tano Badalamenti. Un nemico potentissimo, assassino senza scrupoli, trafficante mondiale di droga, veniva puntualmente ridotto a un pagliaccio, senza paura delle sue rappresaglie, della sua violenza e del suo potere. Magnifico. Ma Tano si vendicò, e suicidò Peppino Impastato. Suicidato, come gli altri “insabbiati” cari a Mirone. Peppino avrà per sempre trent'anni, avrà per sempre tutta la forza esplosiva dei suoi trent'anni. Tano brucia all'inferno, assieme a un'intera classe dirigente: assieme a un'intera classe politica. Nessuno, tra i bambini nati nel Duemila, sogna di diventare come lui. Tanti, adesso, possono sognare di essere coraggiosi come Peppino. Tanti possono riconoscerlo come un esempio di integrità e di determinazione.
Racconta Salvo Vitale, nella nota introduttiva: “La radiotrasmissione ebbe inizio nell'estate del 1976 e proseguì in modo discontinuo finché, nel febbraio del '77, non decidemmo di darle un taglio più preciso registrando il venerdì sera per poi replicare la domenica a mezzogiorno, orario di maggiore ascolto. Tutto il materiale precedente quel periodo è andato perduto, salvo le registrazioni effettuate da febbraio a maggio del '78”. Le trasmissioni vennero consegnate al giudice Rocco Chinnici come prova indiziaria delle speculazioni mafiose nel territorio. Chinnici sarebbe stato assassinato nel 1983.
Scrive, Vitale, che in radio avevano fatto saltare uno dei punti di riferimento della cultura mafiosa: il rispetto per “l'uomo d'onore”. L'uomo d'onore per antonomasia era Tano Badalamenti, in quel momento: difeso, nel territorio, dalla chiesa e da Mimì Bacchi del Pci. Bipartisan, diremmo oggi. Le trasmissioni erano divise in due parti: “Mafiettopoli”, dedicata alla cittadina di Terrasini, e “Mafiopoli”, dedicata alla cittadina di Cinnisi. Quando Peppino morì, “Onda Pazza” divenne “La Stangata”. Ne rimangono trenta cassette. La trasmissione chiuse per esaurimento di risorse economiche, fisiche e psichiche, e per l'indifferenza dei contemporanei.
Finalmente possiamo ascoltare questi programmi radiofonici locali: finalmente possiamo sentire la voce di Peppino Impastato, trent'anni dopo; l'edizione Stampa Alternativa include un Dvd con 8 registrazioni – per un totale di quasi sei ore – e una puntuale, necessaria trascrizione (seguita da una traduzione, nel primo caso: grazie davvero) delle puntate. Il dialetto, protagonista assoluto solo nella prima trasmissione, è strettissimo, soffocante, prepotente. Personalmente, senza la traduzione non sarei riuscito a capire la maggior parte delle battute. Sarebbe stato un peccato. I giovani siciliani sapranno godersela con ben altra intensità.
Prima registrazione del Dvd, “Vita mafiopolitana”, 1977: si va dal clientelismo alla disoccupazione, dalla crisi economica ai debiti dei cittadini, dallo strapotere della Democrazia Cristiana alla convenienza di votarla, in certi contesti; infine, e finalmente in lingua italiana, ecco la denuncia di Peppino Impastato per una limpida tangente sottoscritta da tutti i partiti della maggioranza amministrativa, inclusi il Pci e il Psi. Il ragazzo parla chiaro anche a proposito del sindaco di Cinisi di allora. Si batte e si sbatte per rivendicare verità e giustizia: per fare controinformazione. Crede nella sinistra rivoluzionaria, non nella “sinistra avanzata”. Crede nella ribellione. Oggi non avrebbe partito.
Veniamo alla seconda registrazione, “L'ammazzapreti” (estate 1977): si tratta di una trasmissione improvvisata, extra “Onda Pazza”. Salvo Vitale attacca frontalmente il clero e i preti, “simbolo nefando del potere precostituito”; e spiega perché il cattolicesimo non è compatibile col comunismo – chi accetta tutto, in nome di Dio, si ritrova sfruttato invano, mentre attende l'agognato Paradiso. Quindi, Salvo sintetizza i numeri atroci dell'Inquisizione; si prende gioco del chilo e due di indulgenze promesse da Pio IX nel 1870, stesso papa del “non expedit”, della proibizione della luce elettrica e – inizialmente – delle ferrovie. Intanto, una canzone augura al Vaticano di bruciare – col papa dentro, s'intende; e al contempo auspica l'impiccagione dei pescecani (preti e suore), e via dicendo. Diciamo “folklore”. Peppino prende la parola, tutto a un tratto, senza paura. Peccato che questa parte manchi, nella registrazione. In ogni caso, questo è quanto ci comunica: “S'è parlato del Vaticano come alleato del potere. Questo è vero, ma solo in parte. Di fatto, il Vaticano è anche una grossa, grossissima potenza economica. Non c'è compagnia multinazionale della quale il Vaticano non abbia le sue brave azioni. Non c'è industria ramificata su scala internazionale, all'interno della quale non abbia potere. E, per fare un altro esempio, non c'è compagnia petrolifera nella quale il Vaticano non abbia la sua incidenza” (p. 112).
C'è dell'altro. “Una spia, un agente della CIA, il Vaticano l'ha avuto: si tratta di Paolo VI, attuale pontefice, che nel 1950, quando era segretario di Stato, era un agente della CIA e ha ricevuto qualcosa come un milione di dollari per organizzare, per la precisione nel 1950, un Anno Santo di gazzarra anticomunista” (p. 112). Non basta. La chiesa combatte contro ogni tipo di libertà sessuale, ma poi “si scopre che possiede una delle più grandi fabbriche di preservativi e di anticoncezionali” (p. 113; a p. 103, s'allude alla location, la Svizzera). E mentre Paolo VI critica l'omosessualità, tutta Roma sa che è amico di Paolo Carlini, attore di fotoromanzi (p. 114). Questo il tono delle parole di Peppino Impastato. Un attacco frontale, sfrenato. Iconoclastia assoluta. Servo di nessuno, uomo di libera coscienza, Impastato non aveva paura di niente. Nemmeno di chi sosteneva d'esser detentore della parola di Dio.
Terza trasmissione è “La Cretina Commedia”, datata 3 marzo 1978. Goliardica puntata in endecasillabi (in parte, s'intende), piange i cittadini di Terrasini, elettori della Dc; si prende gioco dei comunisti che sventolavano la bandiera dei liberali, della Dc che si mangia il Psi, di varie personalità politiche locali; della povera Mafiopoli, popolata da gente di profession ingannapopoli, e delle sue tangenti. Immaginare l'impatto di una trasmissione del genere su un piccolo centro abitato non è difficile. Un coraggio folle guidava un manipolo di giovanotti bellicosi, liberi e idealisti.
Quarta registrazione, “Scommettiamo”, datata 31 marzo 1978, sulla falsariga di una trasmissione di Mike Bongiorno (“Michele Goodmorning”). A Mafiopoli si coltiva un ortaggio speciale: il mafio: incrocio tra “carciofo, pallone gonfiato e lupara” (p. 34). Le redazione di Aut ne approfitta per fare nomi e cognomi dei politici locali conniventi con la Mafia, per alludere ai raccomandati e per raccontare come si tenevano i consigli comunali. Alè.
Quindi, è il turno di “Western e Mafiopoli”, datata 7 aprile 1978. Ascoltato l'inno nazionale di Mafiopoli, perla dell'Europa (sciacquone del cesso, gorgoglii, rumori di piscio), ecco che si commenta l'approvazione d'un progetto di Tano Seduto, nel Maficipio di Mafiopoli. Per le prossime elezioni, una lista verrà battezzata “Ospedale da campo”: logo, una enorme croce rossa su una lupara; a fianco, un bisturi (data la grossa affluenza di infermieri e medici). L'altra lista sarà la lista degli uccelli. Hanno solo una linea: volare, volare, volare. È gente che lavora dove si vola: all'aeroporto. Non serve? Fa niente. Muove denari. Alè, clientelismo alè.
Avanti con la “Sagra della Ricotta”, una “Onda Pazza” del 21 aprile 1978: ennesima caustica satira dell'amministrazione comunale, dei suoi interessati rapporti d'amicizia con Tano Badalamenti, del significato reale di un prodotto caratteristico (“ricottaro” sta per sbruffone, cazzaro, mafioso): i ragazzi di Radio Aut ridicolizzano i mafiosi, per quanto possibile, inserendo effettacci a tutto spiano. La ricotta – racconta Salvo Vitale – era l'alimento preferito di Bernardo Provenzano: la sua compagna veniva proprio da Cinisi. Guarda un po'. Che coincidenze.
La “Favoletta” del 28 aprile 1978 è ambientata – indovinate? - in un paese lontano lontano, tranquillo, dove c'erano tanti amici, e tutti erano amici: Mafiopoli. In questo paese c'era un Consiglio comunale che doveva uscire, dopo aver contentato gli amici: era l'ora delle elezioni. Mancava soltanto una convocazione per certi emendamenti al Piano di fabbricazione: ma il sindaco la convocò alle 24 e 1 minuto del 30 marzo, e così il vicesindaco... fu inculato. Per soli cinque minuti (scattano varie canzoni sul tema “Cinque minuti”), fu inculato. Nuove elezioni! E chi si presenta? “Si sono mobilitati gli amici, gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici degli amici degli amici e poi ancora gli amici degli amici degli amici degli amici degli amici degli amici degli amici” (p. 89).
Intanto a Mafiopoli si prega, perché tutti finalmente si convertano alla Dc: Don Tano Badalamenti era, in particolare, uomo di grande fede, sempre pronto a pregare per la conversione alla Dc. Credeva nella divinità, nei santi, nella pace divina e in quella eterna. E nelle partite di droga da spedire negli States. Quando si dice “cosmopolita”.
Arriviamo all'ultima puntata, quella del 5 maggio 1978: “Vigilia elettorale” viene registrata quattro giorni prima che Peppino Impastato cada, trucidato dalla mafia, “suicidato”. Peppino e Salvo cominciano a dire qualche parolina in inglese, durante il programma. E chissà a chi si riferivano...
Assieme, non lesinano le solite bastonate alla Dc e al Pci di Mafiopoli; in sottofondo, “Quelli che la mafia... non ci risulta” di Enzo Jannacci. Si ribadisce che gli unici cialtroni sono quelli che hanno il trono. Sul trono più bello siede il sindaco. E il sindaco cos'è? Un democristiano. “Scudo crociato, cialtrone di Stato”, dice Peppino.
Dire la verità non costa soltanto la carriera, può costare la vita. Ma è un sacrificio che ha senso. È impossibile dimenticarsene. È questa l'unica questione d'onore. Vale per l'isola, e vale per il continente.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Giuseppe, detto Peppino, Impastato (Cinisi, 1948 – Cinisi, 1978), politico e speaker radiofonico siciliano, ucciso dalla mafia.
Peppino Impastato e la Redazione di Radio Aut, “Onda pazza”, Stampa Alternativa, Viterbo 2008. A cura di Guido Orlando e Salvo Vitale. Prefazione di Vauro. Contiene Dvd – otto registrazioni di “Onda Pazza”.
Gianfranco Franchi, marzo 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.