Castelvecchi
2002
9788876150388
Eleghanzia, non più intellighenzia; consumo, non più coscienza; apparire, non più essere. Avere, possedere, sembrare. Frequentare ambienti chic ed elitari, mostrare confidenza con i vip, ostentare superiorità estetica. Credere nelle tre F: Fashion, Fitness, Fiction. Riconoscere la centralità dei doppi o tripli servizi, in casa; o credere nella necessità assoluta degli asciugamani coordinati. Perdersi alla ricerca del ristorante trendy, magari etnico, meglio se giapponese, indiano o messicano, spendendo una fortuna per assicurarsi lo status symbol; non perdersi un aperitivo nel locale arredato etno; accettare i criteri della “selezione all'ingresso” nei locali; orgogliosi di dire “sto in lista”, smazzarsi per avere auto di lusso. Usare l'aggettivo “intrigante”. Spendere capitali per funerali di lusso, con bare dal nome francescano e dal costo vaticano.
“È solo per far fronte alla cambiale dell'auto a fine mese che la vostra vita è piena di refusi. Di lettere che si sostituiscono ad altre, in un gioco di richiami e sottintesi, nella pallida illusione del possesso di un marchio. Lo diceva la L in luogo della F sulla scatola di bastoncini di pesce, lo diceva la F in luogo della L sul borsellino senegalese. Lo dicono i giochi allo scambio di consonanti varie applicati su jeans e magliette che dormono nell'armadio bianco dalle ante a specchio. Non per assenza di libri Adelphi a casa vostra. Non per la Gazzetta dello Sport che giace accanto a Chi sul tavolo della cucina. Non per l'ignoranza del vostro stato. Ma solo per questi giochi enigmistici, questi scambi di consonante che vi danno l'illusione del possesso e la certezza del risparmio, vi chiamo illetterati” (p. 67)
L'intellettuale ipnomediatico coniato da Labranca è una figuretta che nasconde la verità per non perdere gli inserzionisti pubblicitari; è un servitore dell'editore, e non dei cittadini; e di fatto viene accantonato dal neoproletario, che lo considera accessorio e punta a un rapporto non mediato con i neopadroni. È la fine della funzione dell'intellettuale come guida del popolo, a fianco dei cittadini, contro le oligarchie dominanti, avanti a demistificare regolarmente la propaganda governativa. È quel che sta capitando. E sembra irrimediabile.
Satira della fine della coscienza di classe, e della corruzione dell'antagonismo del proletariato, maschile e femminile; dello strapotere dei modelli catodici, e delle nefaste influenze sull'intelligenza e sui comportamenti dei cittadini; del disimpegno di chi non è stato né pantera, né ragazzo dell'89, né tuta bianca, né oggi ondino (ondivago?); del passaggio da osteria a pub; del precipizio degli impieghi, e della fine dei contratti. Della dissoluzione dei valori: dell'involuzione dei principi. Labranca la fa coincidere con un individualismo sfrenato e incosciente, e non è detto che abbia torto. Se solo ogni individualista avesse letto Stirner, avrebbe un'etica differente. Così non è.
“Sono un giovane neoproletario. Se fossi più colto di quello che sono terrei subito a precisare che quel prefisso neo- indica solo apparentemente l'idea di nuovo. In realtà è un prefisso che nega l'essenza del proletariato. Se fossi più colto di quello che sono, dovrei ribellarmi all'autore e pretendere di essere chiamato antiproletario, ché io avverso la classe da cui nasco; transproletario, ché io supero la classe da cui nasco; metaproletario, ché io sublimo la classe da cui nasco; aproletario, ché io vorrei far piazza pulita della classe da cui nasco” (Labranca, incipit di “Neoproletariato”).
“Neoproletariato. La sconfitta del Popolo e il trionfo dell'Eleghanzia” è un libro sferzante, lucido e malinconico. Sorridere dei vizi e dei nostri mali, a un tratto, diventa un esercizio problematico; proprio perché gli italiani descritti da Labranca sembrano essere maggioranza assoluta, e il rimedio non si direbbe a portata di mano. Non è un'ideologia antica e sconfitta dal tempo e dalle sue colpe, certo, né è un partito. Potrebbe essere la cultura, potrebbe essere una rivoluzione culturale. Per questo serve un grande libro nuovo. Va ancora scritto. La nuova generazione deve avere fame di utopia. L'argilla del futuro è sporca della cenere del Novecento.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Tommaso Labranca (Milano 1962 - Pantigliate, 2016), scrittore, autore radiofonico e televisivo, agitatore culturale.
Tommaso Labranca, “Neoproletariato. La sconfitta del Popolo e il trionfo dell'Eleghanzia”, Castelvecchi, Roma 2002.
Gianfranco Franchi, dicembre 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.