Nel mare ci sono i coccodrilli

Nel mare ci sono i coccodrilli Book Cover Nel mare ci sono i coccodrilli
Fabio Geda
Baldini & Castoldi
2014
9788868520151

Non è sempre vero che dalla narrativa si può imparare qualcosa. Vero è che quando accade si ha la sensazione che leggere serva, concretamente, a qualcosa: che non sia un'attività rilassante o una sorta di più o meno evoluto intrattenimento, come oggi il profluvio di insulse pubblicazioni di genere vorrebbe farci credere, ma un'attività intellettuale di primo livello. Quando accade si ha la sensazione di riuscire a orientarsi meglio nella realtà; di aprire gli occhi su quanto sta avvenendo nel mondo, e nel nostro paese; quando accade, come in questo caso, si sente il desiderio di accogliere con diversa partecipazione (vorrei scrivere: "fraternità") le persone in fuga dalle loro terre originarie. "Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari" è un romanzo che insegna quanto drammatica, dolorosa e coraggiosa sia stata la vita di certi immigrati clandestini, qui in Italia. È un romanzo che racconta alle nostre più giovani generazioni che se la nostra angoscia prima e profonda è e rimane la sparizione del lavoro, o la precarizzazione del lavoro (e di tutto il resto, naturalmente), quella dei nostri coetanei afgani (non sono i soli) è quella di poter sopravvivere. Sopravvivere non solo ai regimi, ma ai datori di lavoro schiavisti che incontrano nazione dopo nazione, in Medioriente, nella loro fuga disperata verso un'utopia che, sembra incredibile ma è così, può (ancora) avere il nome "Italia".

Altro che categorie occidentali come "qualità della vita": l'igiene, stando a quanto racconta il giovane protagonista di questo romanzo, è una conquista civile da guadagnare faticosamente, dalle sue parti. Figuriamoci tutto il resto. Ecco che la nostra scalcagnata, corrotta, catodica e decaduta nazione diventa un paradiso. Incredibile ma quel poco che stiamo riuscendo a mantenere della vecchia repubblica democratica, come la solidarietà (minoritaria!), il senso civico (estremamente minoritario!), l'amore per i più deboli e per chi soffre (pulviscolare!), può riuscire a integrare, complici benevole strutture statali, ragazzini stranieri con un passato ingiustamente, totalmente avventuroso.

Fabio Geda dà la parola a un ragazzo di ventuno anni appena, Enaiatollah Akbari. Uno che s'è ritrovato a dover vivere, lontano da casa e dalla mamma, quando non era nemmeno adolescente. Uno che s'è ritrovato a dover lavorare nei contesti più allucinanti e insicuri, per una manciata di monete, per la promessa di sopravvivere sino al giorno dopo. Un afgano – niente affatto un talebano – bambino, che proprio dai talebani e dalla miseria è fuggito: prima per il Pakistan, poi per l'Iran, poi per la Turchia, infine per la Grecia; e poi, dalla Grecia, è sbarcato in Italia. La storia è vera, Enaiatollah oggi vive nel nostro Paese, perfettamente integrato, già padrone della lingua. È riuscito anche a ricongiungersi a sua mamma e ai suoi fratelli: suo padre non c'è più da troppi anni. È caduto quando Ena aveva sei anni, per mano dei banditi, sulle montagne: era stato obbligato ad andare in Iran dai pashtun, per questioni mercantili. "Per obbligarlo, hanno detto a mio padre: se tu non vai in Iran a prendere quella merce per noi, noi uccidiamo la tua famiglia, se tu scappi con la merce, noi uccidiamo la tua famiglia, se quando arrivi manca della merce o è rovinata, noi uccidiamo la tua famiglia, se ti fai truffare, noi uccidiamo la tua famiglia" (p. 19). Quando si dice "persuasione".

Raccontare tutti i dettagli della trama, considerando quanto recente sia ancora la pubblicazione del libro, è sicuramente e sinceramente ingeneroso. Qualcosa sento di riferire, per calarvi in questa storia incredibile del ragazzino-eroe abbandonato per amore dalla mamma, a soli tredici anni (o giù di lì), in una nazione straniera. Viene dal villaggio di Nava, il cui nome significa "grondaia". È un paesino adagiato sul fondo d'una valle, stretta tra due file di monti, scrive Geda. Com'era il paese? "Era fatto benissimo. Non era tecnologico, non c'era energia elettrica. Per fare luce usavamo le lampade a petrolio. Ma c'erano le mele. Io vedevo la frutta che nasceva: i fiori sbocciavano davanti ai miei occhi e diventavano frutta; anche qui i fiori diventano frutta, ma non lo si vede. Le stelle. Tantissime. La luna. Ricordo che, per risparmiare petrolio, certe notti mangiavamo all'aperto sotto la luna" (p. 21).

Ena è di etnia hazara. Nella sua zona, quella del distretto di Ghazni, gli hazari sono maggioranza assoluta. Hanno occhi a mandorla e naso quasi schiacciato; sembrano una popolazione mongola. La sua etnia non è gradita ai talebani: "C'è un detto tra i talebani: ai tagiki il Tagikistan, agli uzbeki l'Uzbekistan, agli hazara il Goristan. Questo dicono. E 'Gor' significa tomba" (p. 16).

Va da sè che i rapporti non fossero dei più floridi. Ena ci racconta la chiusura della sua scuola hazara, per mano talebana, ben prima dell'attentato delle Twin Towers; ribadisce che i talebani non sono afghani, almeno non soltanto: vengono da tanti paesi diversi, e "sono ignoranti, ignoranti di tutto il mondo che impediscono ai bambini di studiare perché temono che possano capire che non fanno ciò che fanno nel nome di Dio, ma per i loro affari" (p. 25).

La mamma, lasciando il suo bambino, dà tre ordini soltanto: non usare le droghe (non credere alle droghe), non usare le armi (non ferire nessuno), non rubare (non truffare nessuno). È questo il suo "Khoda negahdar", il suo addio. Di qui in avanti, preparatevi a vivere con incredibile intensità, trasporto e immedesimazione tutte le vicende di un ragazzino coraggioso come non so cosa, capace di fronteggiare cattiverie, ingiustizie e prepotenze con forza, onestà e determinazione. La storia di Ena ha dell'incredibile: la sua forza spirituale e interiore è unica. Trascinante, commovente, drammatico. Con tanto di inatteso happy end. Bel libro davvero.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Fabio Geda (Torino, 1972), scrittore e giornalista italiano. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale; collabora con "Linus" e con "La Stampa". Ha esordito con "Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani" (Instar, 2007).

Fabio Geda, “Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari”, Baldini Dalai, Milano 2010.

Gianfranco Franchi. Maggio 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.