Moda e metropoli

Moda e metropoli Book Cover Moda e metropoli
Georg Simmel
Piano B Edizioni
2011
9788896665282

Spersonalizzazione, nevrosi e angoscia: tre delle nostre quotidiane compagne di viaggio sono protagoniste delle meditazioni del grande sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel, studioso dei complessi fenomeni e delle contrastanti e frenetiche dinamiche della vita urbana e metropolitana del secolo scorso. Una nuova, inattesa e piacevole edizione pop dei suoi scritti, “Moda e metropoli”, fresca di stampa per la Piano B di Prato, ci restituisce due tra i suoi saggi più rappresentativi: il primo, “La Moda”, è originariamente apparso nel 1911 in “Philosophische Kultur”; il secondo, “La metropoli e la vita dello spirito”, è stato pubblicato nel 1903.

Nel primo saggio, Simmel inizialmente medita sul meccanismo che dà forma e consistenza alla moda: l'imitazione. L'imitazione è una tendenza psicologica il cui fascino sta nello stabilire i presupposti per un “agire finalizzato e dotato di senso, senza che entri in scena nessun elemento personale e creativo”: in questo senso, per il filosofo berlinese l'imitazione è “figlia del pensiero e dell'assenza di pensiero”. Imitare consente, in un certo senso, di deresponsabilizzare le proprie azioni: l'azione ripetuta per imitazione appare così un'azione collettiva, espressione di un “serbatoio di contenuti sociali”. È piacevole, gratificante e uniformante. Distensiva e sostanzialmente istantanea.

La moda è, per Simmel, un'imitazione di un modello “capace di soddisfare il bisogno di appoggio sociale, di condurre il singolo sulla via percorsa da tutti [...]”, e al contempo è una tendenza che “soddisfa il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, alla variazione, alla distinzione”. Simmel considera la moda come un prodotto della separazione tra classi sociali: come una tecnica per delimitare precisamente certe cerchie, certi gruppi, e impedirne l'accesso ad altri. Quindi, da un lato la moda nasce per bisogno di coesione di un gruppo; dall'altro, per differenziare un gruppo dall'altro. In assenza di una di queste tendenze, non sussistono le condizioni perché la moda esista. La moda è il codice di un gruppo. Non sempre segreto.

Il filosofo concludeva il suo saggio spiegando quale fosse l'essenza prima del fascino della moda: a suo avviso esso “sta nel contrasto tra la sua diffusione ampia e onnicomprensiva e la sua rapida e fondamentale caducità: sta nel diritto a esserle infedeli”. A lei come alla propria classe di appartenenza: almeno, con una serie di sfumature individuali. Si comincia sempre così. E quando si comincia così si finisce spesso bene.

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Nel secondo saggio, “La metropoli e la vita dello spirito”, Simmel spiegava che la vita metropolitana, già un centinaio d'anni fa, domandava una superiore quantità di coscienza, di presenza e di disciplina rispetto alla vita rurale, “dove il ritmo della vita mentale e sensoriale scorre più lentamente e in modo abituale, ordinato”.

Il filosofo osservava che uno dei fattori determinanti dell'atteggiamento mentale e del comportamento degli abitanti della metropoli era la riservatezza, sorta di “essenza spirituale” cittadina. Simmel spiegava questa diffusa riservatezza come una risposta all'altrimenti continuo contatto esteriore con un gran numero di persone: se ad esso doveva corrispondere “la stessa quantità di reazioni interiori che si verifica in una città di provincia, dove ciascuno conosce quasi tutti quelli che incontra e dove si ha un rapporto con tutti, ciascuno di noi finirebbe col disintegrare la propria interiorità”. Ipotesi suggestiva, e profondamente sensata. D'altro lato, secondo Simmel, bisogna ammettere che la vita in provincia si fonda su un meccanismo di difesa delle abitudini e delle convenzioni di un piccolo gruppo, di una cerchia: “la gelosia della comunità” nei confronti di un individuo si può spingere sino “all'oppressione della vita individuale” del diverso. Insomma, se da un lato nella grande città si finiva per dovercisi schermare dal numero eccessivo di contatti, idee, influenze e condizionamenti, costringendo gli individui a una selezione abnorme e a una certa freddezza, in provincia e nella piccola città, in generale, si viveva meglio ma non si poteva pretendere di differenziarsi dal prossimo.

La metropoli raccontata da Simmel in questo saggio breve è un mondo in cui una psiche – un'intelligenza – soffre di nevrosi per l'eccessiva quantità di eventi, incontri e mutamenti che possono accadere. Viene da domandarsi come Simmel leggerebbe oggi un fenomeno come la volontaria esposizione, per diverse ore al giorno, di un cittadino metropolitano all'astratto social network principe, il pessimo e intossicante facebook: uno dei più favolosi veicoli di alienazione, condizionamento e distrazione di massa di sempre.

Da riscoprire.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Georg Simmel (Berlino, 1858 – Strasburgo, 1918), filosofo e sociologo tedesco.

Georg Simmel, “Moda e metropoli”, Piano B, Prato, 2011. Traduzione di Marco Licata. Collana Elementi. 978-88-96665-28-2

Prima edizione: “Die Mode” e “Die Großstädte und das Geistesleben”, 1903.

Approfondimento in rete: wiki en

Gianfranco Franchi, aprile 2011.

Prima pubblicazione: Lankelot.