Castelvecchi
2008
9788876152290
Secondo Fabio Venzi, studioso di Libera Muratoria e di sociologia delle Religioni, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (più avanti ne parleremo meglio), membro del Royal Order of Scotland, la crisi intercorsa tra Massoneria e Fascismo nel Ventennio – precipitata nella sistematica persecuzione dei massoni, e nella messa al bando dell’organizzazione – ha una chiara spiegazione, altra dalla gramsciana lettura della semplice sostituzione d’una classe dirigente borghese con un’altra, e della relativa conflittuale competizione in atto: è stato un problema “religioso”. Fascismo e Massoneria, al di là dei non marginali aspetti liturgici, erano accomunati dalla fede nell’uomo nuovo, dal profondo patriottismo, dalle rivendicate, comuni radici risorgimentali: in questo senso, si configuravano come “religioni civili”, “laiche”. Nel 1908, Benedetto Croce osservava: “Tutto il mondo contemporaneo è di nuovo alla ricerca di una religione, spinto dal bisogno di orientamento circa la realtà e la vita, dal bisogno di un concetto della vita e della realtà” (p. 8).
Venzi ricorda – supportato dal De Felice – come inizialmente (fascismo movimento, ma anche fascismo partito…) le due realtà convissero, piuttosto serenamente, tanto che l’iscrizione al partito non era considerata infiltrazione quanto piuttosto semplice adesione: i nomi spesi sono quelli di Acerbo, Caradonna, Farinacci, Bottai, Storace. Venzi si spinge oltre (fonte, articolo di Bertoldi in “Storia illustrata” n. 185, aprile 1973): Mussolini stesso (ben prima delle battute sul “paravento” e sulla “vescica” massonica), ancora socialista, aveva domandato per due volte di aderire alla Massoneria, durante la Prima Guerra Mondiale alla Loggia Romagnoli di Milano e in precedenza – sembra – alla Loggia Rinancini di Lugo di Romagna e a quella di Losanna. Sempre respinto. La notizia suona discretamente inedita ma non inverosimile, considerando certi legami tra Massoneria e Partito Socialista.
Torniamo al fulcro delle relazioni Massoneria-Fascismo. Il nazionalismo umanitario risorgimentale stabiliva i chiari presupposti per una condivisione programmatica, la spina dorsale borghese era comune, l’anticlericalismo era percepito come valore fondante, l’interventismo come una necessità. Tuttavia: “Massoneria all’origine significa ‘costruzione’, dunque ‘edificazione’. Si tratta di un’opera a carattere alchemico: la lenta, progressiva trasformazione dell’individualità profana in ‘altro da sé’, in uno spirito vivente dotato di piena autocoscienza, un percorso iniziatico che porta a un perfezionamento e a una completa emancipazione dell’individuo. È evidente che tutto ciò avrebbe fatalmente cozzato con la volontà di potenza fascista volta a plasmare la massa e a ottenere il conseguente annichilimento dell’individuo” (p. 61).
Così, partim per la virata vaticana fascista, partim per la necessità del regime di non avere rivali né alternative nella mistica della Patria e della Nazione, il quadro mutò. Non senza violenze, e non senza fraintendimenti. Stesso approccio fu tenuto, pure in diversi tempi, dagli altri regimi: i nazisti rimarcavano l’assimilazione identitaria tra ebrei e massoni (1933, confisca dei beni; 1935, autoscioglimento della Massoneria, ascoltando il “Flauto Magico” e rifiutando la vendetta, p. 23); i franchisti fronteggiarono i massoni considerati nemici della Chiesa e del regime, e via dicendo.
Il quadro mutò, e dolorosamente: non bastava avere religione massonica e patria fascista. E così, dapprima furono vietate feste, riti e manifestazioni di massa, quindi il Fascismo s’avvicinò, strategicamente, alla Chiesa, sino a concordare, quindi il Gran Consiglio del Fascismo impose di scegliere tra Fascismo e Massoneria, infine nel 1925 venne approvata una legge che limitava la libertà delle organizzazioni. Lo scioglimento delle Logge avvenne subito dopo, mentre in più città venivano bruciati bandiere e arredi, a volte sedi intere. Varrà la pena ricordare che oggi sono vietate solo quelle associazioni segrete che svolgano attività politica e nascondano il nome degli affiliati: in base al principio della libertà d’associazione e al diritto alla privacy, la Massoneria può esercitare la sua attività. Meglio: le Massonerie. Scindendosi, a quanto appuriamo, con una facilità che difficilmente emerge nelle cronache. Proviamo a mettere ordine.
Il Grande Oriente d’Italia nasceva – anticlericale – in epoca napoleonica. Partecipò alla fondazione del Regno d’Italia come fosse una sua sacra missione: voleva la religione della patria, e in questo era piuttosto distante dalla Libera Muratoria inglese. Ribadiva libertà, uguaglianza e fraternità come principi-guida. Venzi ricorda quanto questa Massoneria fosse piuttosto francese, negli orientamenti politici. Con l’aiuto di Wikipedia, datiamo la scissione politica di “Piazza del Gesù” nel 1908. Quindi, lo scioglimento delle Logge (1925) determina un periodo di confusione. Forse mai concluso…
Nel 1943 una clandestina “Massoneria Italiana Unificata” cerca di riunire, invano, i fratelli di Palazzo Giustiniani (oggi al Vascello) e di Piazza del Gesù: ritornano comunque un Supremo Consiglio d’Italia e una Gran Loggia della Massoneria Unificata Italiana, che andranno poi a (con)fondersi con quelli di Palazzo Giustiniani.
Ma qualcosa non deve tornare se, navigando in rete, oggi individuo: il famoso sito www.grandeoriente.it/ del GOI di Palazzo Giustiniani, Gran Maestro Gustavo Raffi; il meno celebre www.goirsaa.it del GOI di provenienza storica Piazza del Gesù, che si autodefinisce “universalmente riconosciuto” (da chi?) dal 1951, e l’appena scoperto www.granloggiaregolareitalia.org/ di Fabio Venzi: è la “Gran Loggia Regolare degli Antichi, Liberi e Accettati Muratori d'Italia. Unica Obbedienza Massonica Italiana Riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra”. Momento: ma la nostra Massoneria non era di derivazione napoleonica e quindi allineata alla Francia e non all’Inghilterra, con l’eccezione di Piazza del Gesù? E perché, nel libro, Venzi sembra voler rivendicare dialogo col Vaticano (!), spiegando che gli studiosi della Massoneria devono imparare ad orientarsi e a riconoscere che la Libera Muratoria tradizionale e vera, cioè quella anglosassone, è l’unica “autentiche”?
“Il GOI d’Italia e il GOI di Francia – scrive – rappresentano una minima percentuale del movimento massonico internazionale e (…) oltretutto non sono riconosciute dalle Obbedienze anglosassoni. Da queste ultime, invece, si dovrebbe partire per un qualsiasi studio sull’argomento” (p. 255). Ma Raffi cosa ne pensa? È davvero così “multiforme e vastissimo” il fenomeno liberomuratorio? Che sorpresa.
Venzi prosegue e forse gli scappa la mano: “Con le debite differenze, sarebbe come se la Massoneria, volendo fare un convegno internazionale sul Cristianesimo, prendesse a paradigma di tutta la Cristianità i Testimoni di Geova, che certamente rientrano nell’universo di Cristianità ma non ne sono rappresentativi” (p. 256). Amen? Mmm.
L’opera è completa di un discreto apparato di documenti (discorsi di Mussolini, 1914 Congresso Socialista, 1921 Camera; Gramsci, 1925 Camera; articoli di Briganti e Preziosi sulla Massoneria, etc.), di una appassionante e divertente (Baigent e Leigh…) bibliografia ragionata (“Per un canone massonico”) e di una bibliografia consultata.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Fabio Venzi (Roma, 1961), laureato in Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, membro del Royal Order of Scotland.
Fabio Venzi, “Massoneria e fascismo”, Castelvecchi, Roma 2008. Contiene una bibliografia. Collana “I Timoni”, 7.
Gianfranco Franchi, giugno 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.