Lo stesso vento

Lo stesso vento Book Cover Lo stesso vento
Valerio Aiolli
Voland
2016
9788862431996

1999. Fausto, un logoro loden grigio indosso, cammina per Firenze, come se non gli fosse rimasto altro da fare. Il volto “cavallino e vecchio” è segnato dalle cose della vita; tanti anni in fabbrica, i ricordi della disgraziata campagna italiana in Russia, la nostalgia di una donna, Adriana, unico amore: “In quel nome stanno tutti gli altri nomi. Tutti i nomi che sono entrati e poi usciti dalla sua vita. Tutta la parte di vita che si è interrata, seccata, che è sparita. La parte di vita che gli era stata promessa e non mantenuta”. Fausto sta in pensione da parecchio, e non trova più sapore in niente; è esausto, come il secolo che sta terminando. Cammina per Firenze, dalle parti di Santa Croce, a un tratto si sente male. Si sbottona il loden, s'allenta la cravatta, prega di reggere ancora un po'.

1940. Fausto è un ragazzino pieno di vita. Magro e sveglio, muso lungo da cavallo. S'è fidanzato da poco con la sua adorata Adriana, e ha appena ritirato il suo primo stipendio, in fabbrica. Insieme allo stipendio, la ditta gli ha regalato un ventilatore – uno di quelli che producono là dentro. Fausto è tutto orgoglioso. Adriana si aspettava qualcosa di diverso, magari un cappello; a lei piace tanto disegnarli, i cappelli. Adriana sogna di trasferirsi a Berlino, perché lassù stanno cinquant'anni avanti, e la stuzzica l'idea d'essere all'avanguardia come loro. Fausto e Adriana hanno ambizioni parecchio diverse; entrambi, in ogni caso, vivono con incosciente entusiasmo l'ondata fascista. Si ritrovano dalle parti di piazza della Signoria, quando il Duce annuncia l'entrata in guerra, nell'assurdo tripudio della folla.

1960. Fausto e Adriana stanno in crisi. Il povero Fausto non c'entra. Lei ha un altro – un intellettuale, un professore marxista, lontanissimo da lui. Sta per andare a vivere da lui, portandosi dietro il piccolo Vittorio, dieci anni. Il professore insegna al piccoletto a cantare “Bella Ciao” e “Bandiera Rossa”, alla faccia di Fausto. Adriana si porta dietro qualcosa di molto simbolico, dal suo passato: proprio quel vecchio ventilatore, il “loro” ventilatore, il primo, commovente regalo di Fausto...

A due anni di distanza dal politico, esistenziale e allegorico “Sonnambulo” [Gaffi, 2014], il fiorentino Aiolli, uno che pare discendere, in linea retta, da Vasco Pratolini e da Romano Bilenchi, pubblica per la romana Voland “Lo stesso vento”; è un'apprezzabile e malinconica cronaca famigliare, raccontata per flashback e flashforward, spaccato di una piccola borghesia piena di vitalità e di contraddizioni. Il romanzo, penalizzato da una copertina davvero poco riuscita, si serve di un insolito feticcio – quel ventilatore che Fausto regala ad Adriana, ragazzini – per raccontare le vicende della coppia, del loro figlio, dei genitori della compagna del figlio, infine di un pittore; nelle vite di tutti loro quel ventilatore gioca un ruolo particolare e sempre differente. Le date che Aiolli va a pizzicare, nei capitoli in flashback, non sono affatto casuali, perché coincidono con l'entrata in guerra dell'Italia, con l'elezione di Kennedy, col sogno di Dubček a Praga, con lo psicodramma catodico del povero Alfredino Rampi, con la caduta del Muro di Berlino. Onestamente, l'aspetto migliore del romanzo rimane quello della restituzione della romantica e drammatica vicenda famigliare, raccontata con stile piano e calibrato tanto riconoscibile; il richiamo al contesto storico nei casi migliori pare forzato o comunque capzioso, nei casi peggiori (Kennedy) completamente artefatto e probabilmente trascurabile. Il libro poteva andare tranquillamente sulle sue gambe senza andare a cercare parallelismi o sincronismi internazionali improbabili, anzi poteva diventare decisamente più interessante esasperando aspetti di storia territoriale sincronica o parallela (fiorentina o toscana, in genere) che avrebbero avuto ben diversa veracità, vendibilità e spessore. Come già in passato, Aiolli si conferma narratore di una certa, elegante compostezza, estraneo ai condizionamenti o alle inibizioni ideologiche, capace di una buona (e insolita) profondità nella restituzione delle dinamiche psichiche femminili e di una (spesso) notevole tenuta nei dialoghi. La misura dello sketch o del bozzetto, che in questo romanzo così teatrale spesso torna comoda ad Aiolli, è comunque nelle corde dell'artista.

Gianfranco Franchi, ottobre 2017

[prima pubblicazione: Mangialibri]

Un’apprezzabile e malinconica cronaca famigliare, raccontata per flashback e flashforward…