Lo spirito del bosco

Lo spirito del bosco Book Cover Lo spirito del bosco
Mario Martinelli
La Grafica
2008
9788886757560

Fortunato Broz bivacca, guardando le stelle, dimentico delle cose della vita, dimentico delle preoccupazioni terrene. E mentre medita, prende a parlare con una voce. Quella voce è lo spirito del bosco. Non tutti sanno ascoltarla, eppure a tutti parla: soprattutto dai giorni in cui, da quelle parti, austriaci e italiani si prendevano a fucilate, e soffrivano e sanguinavano per difendere o conquistare quel confine. Fortunato ascolta quella voce.

È un ragazzo che sta per passare la linea d'ombra. Lo incontriamo con un piede al di qua e uno al di là della linea d'ombra. Vuole sposarsi ma suo padre non è d'accordo; vecchie questioni paesane. S'è nascosto lassù per decidere il da farsi. Sta cercando ispirazione. Scende, e si trova – guardandosi attorno – a poter contemplare a sinistra la Vallarsa, a destra la Val di San Valentino, in lontananza la Valle dell'Adige. Si consola, pensando alla sua terra ferita dalla Prima Guerra Mondiale, ripetendosi che qualsiasi guerra è destinata a finire, perchè è “la beatitudine la condizione naturale del creato” (p. 16). Va tra i boschi, gli scoiattoli che schizzano tra i rami; va, e a un tratto trova una vecchia bici arrugginita, e con quella bici, quasi senza accorgersene, si schianta contro un capitello. Cerca aiuto per pulire le ferite, e incontra il suo amico Livio. Assieme, vivranno un'avventura dal sapore formativo-iniziatico, per i sentieri del bosco, sino all'illuminazione – chiamiamola così, e fermiamoci qui.

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Fortunato è un montanaro. Come tutti i montanari, è abituato a spezzarsi la schiena per ottenere poco; e quel poco va salvaguardato, speso bene, centellinato. Come insegnava Orazio, “Vivitur parvo bene”: Fortunato condivide. Sa andare in osteria con moderazione, consapevole che l'osteria massacra il fegato dei montanari; sta cercando un suo sentiero fatto di moderazione e di temperanza. Saprà trovarlo, con intelligenza.

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Siamo sempre dalle parti di Obra, patria di Martinelli. È un paese che ospita persone “uniche”, rispetto al resto della Vallarsa. A un tratto scopriamo perché fanno tanto paura ai valligiani: Obra era, qualche secolo fa, colonia penale della Serenissima. “Noi siamo i discendenti di una razza di galeotti, assassini, briganti che si sono allignati sulla montagna, in maniera selvaggia, come una comunità di dannati in esilio che neppure i gendarmi ci andavano mai al verso. Ecco perché facciamo paura. Ecco perché quelli che ci conoscono sanno che con noi c'è poco da scherzare” (p. 57).

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C'è poco da scherzare ma c'è qualcosa da imparare. L'amore della vita, l'appartenenza alla natura, l'orgoglio per le proprie radici, il gusto dell'amicizia, e delle ciocche prese una tantum ma per il piacere di stare insieme; la capacità di sacrificio, la dignitosa semplicità, la naturale adesione all'essenzialità. Glissate su qualche dialogo leziosetto e vagamente libresco, perché è soltanto la condivisione delle letture dell'autore che va a far capolino qua e là, con profonda generosità e nessun esibizionismo. Spezza e interrompe il flusso della narrazione – non ci piove – ma ripeto; tutto il resto invita a scardinare la forma, a puntare dritti al cuore della vicenda: a nutrirsi della sostanza. La sostanza c'è, è pulita, come l'aria di montagna, e gentile. In pieno stile Martinelli.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Mario Martinelli (1962-2019), scrittore e montanaro di Obra, Vallarsa.

Mario Martinelli, “Lo spirito del bosco”, La Grafica, Trento, marzo 2008. In copertina, foto di Mauro Frisanco. Disegni di Mario Martinelli.

Gianfranco Franchi, marzo 2010.

Prima pubblicazione: Lankelot.

Fortunato è un montanaro. Come tutti i montanari, è abituato a spezzarsi la schiena per ottenere poco; e quel poco va salvaguardato, speso bene, centellinato. Come insegnava Orazio, “Vivitur parvo bene”