ISBN Edizioni
2010
9788876381454
A quasi ottant'anni dalla prima edizione (1923) torna a disposizione del pubblico italiano la bacchelliana favola mondana e filosofica “Lo sa il tonno”, corredata da un'onesta postfazione di Maurizio Cucchi e da una buona nota biobibliografica, nella magnifica collana “Novecento Italiano” di ISBN. “Novecento Italiano” è una di quelle collane che da sole giustificano l'esistenza di una casa editrice, una di quelle che andrebbero considerate paradigma dai disorientanti stantuffi delle pubblicazioni di genere, o delle novità a qualsiasi costo, o delle pubblicazioni causa anniversario o ricorrenza.
“Lo sa il tonno” è un divertissement narrativo scintillante di reminiscenze letterarie epiche e liriche, un grottesco romanzo d'avventura, uno stralunato romanzo di formazione, un esemplare esercizio di (grande) lingua letteraria. Bacchelli sa passare, senza colpo ferire, dalla satira pura al nonsense, dall'omaggio altissimo ai grandi classici al dialogo civettuolo e popolano: questo suo giocattolo narrativo, massimalista e allucinato, nasce per dare prova d'un altro sentiero possibile per le favole e per il fantastico italiano, e per mostrare, con un pizzico di leziosa arroganza, quanto facilmente si possa fare a meno della fedeltà cieca al realismo per forgiare e plasmare una letteratura intelligente, vivace, sarcastica e spumeggiante. Lo sa il tonno – e lo sapeva Bacchelli – quanto bisogno ne abbiamo; perché poi, distratti dall'irreale, dall'impossibile, dal ridicolo e dalla stupidità, ci si ritrova a fare ricchi esami di coscienza alla propria immaginazione, alla propria creatività, ai propri pregiudizi, alle proprie percezioni di tutto quel che è esistente. Finiamo noi stessi in una rete: e ci ritroviamo a cercare una solo apparentemente elementare via d'uscita.
“C'è la rete dunque?” chiese il giovine. “E inutile parlarne fuori” disse il padre, “e dentro è tardi”. “Ma che c'è nella rete?” insistette il figlio. “Nessuno torna” replicò il padre “a raccontarcelo. Io una volta vi incappai, ma un pescesega ruppe le maglie e uscimmo tutti. Io ti raccomando di non dar retta ai lusingatori che seguono il branco, come pescicani e altri prepotenti. Costoro cercano di tenere a bada con le baie qualcuno dei più inesperti e dei più sicuri e sufficienti tonni, per mangiarselo poi sul serio. Guardati dai pesci promettitori, dai troppi piacevoli da ascoltare, da chi ti fa degli elogi, da chi ti vuol indurre a vie nuove, più facili, più spiccie o più lusinghevoli. Stai sulle tue, bada a te; la via la sai, se la perdi non ne ritrovi più. Ricordati che le cose troppo allettanti non son mai salutari e che la verità non è mai così bella come la si dipinge. Rispondi sempre, a tutti: Lo sa il tonno” (p. 18)
Un giovane tonno, figlio d'un pacato tonno volterriano, termina gli studi e si ritrova a dover affrontare le cose della vita, e tutta una serie di popoli del mare e di sfide per l'autonomia, l'indipendenza, l'amore e la libertà. I tonni, tendenzialmente, sono molto sicuri della loro strada perché tendono a ripetere sempre tutti la stessa, da una vita, in coda i più giovani e avanti i veterani. A volte ne deriva la convinzione d'esser sempre sulla strada giusta, stiano come stiano le cose. La presunzione è sempre pericolosa. Cose che capitano.
Preparatevi a scoprire – qualche indizio ve lo lascio – tutto a proposito dei granchi e delle aragoste, e della loro antica, invincibile rivalità (“fra noi e le aragoste è guerra aperta o pace armata; tra noi, popolo pratico, giuridico, razionalista, e quell'aggregato critico, speculativo, mistico”, p. 34); dimenticate l'intelligenza dei delfini di Douglas Adams e scoprite questi nostri esemplari mediterranei, coscienti d'esser parte di decorazione pompeiana e raffaellesca (“Nient'altro?” “Ti par poco?”); preparatevi ad apprezzare l'amicizia e la fraterna alleanza tra tonno e pescespada, nata forse per una “parentela squisita che si dà a vedere sui ferri delle graticole”, p. 104), e a dubitare sempre dei pescecani (“Il pescecane, come del resto molti vigorosi, non sopportava l'ansia del pericolo ignoto. I tonni eran più fatalisti e non temevano il cannone”, p. 97), e a sopportare la molesta genia dei pesci remora, “semplici e triviali scrocconi, dotati di facoltà adesiva per farsi trasportare senza fatica, al fine di dare ai tonni la prova teleologica e l'occasione moriale d'esercitare la pazienza” (p. 11).
Preparatevi a trovare una nuova incarnazione letteraria della leggenda del continente sommerso, la favolosa Atlantide; e a pizzicare tracce delle opere monumentali di Virgilio e di Omero qua e là, con allegre variazioni sul tema. Preparatevi a sorridere della vita d'un giovane tonno che fu addestrato al mare da una balena, stordito dalle ostriche e forse frainteso dai suoi simili. Tonne (donne) per prime. Dire altro è peccato.
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Maurizio Cucchi osserva che mentre i contenuti morali dell'opera non vanno costituendo una novità, invece il “carattere sbrigliato e fecondissimo” dell'immaginazione e dell'autore, padre d'un libro “carico di situazioni e figure, ma al tempo stesso leggerissimo nel suo modo di porsi e nella sua andatura”, e lo humour d'una scrittura capace di giocare su un “uso intelligente e raffinato dell'artificio e dei personali impasti linguistici”, e su un “ritmo impeccabile”, vanno a divertire e coinvolgere il lettore. È così.
Lettura consigliata soprattutto a quanti vanno in cerca d'un significato nuovo per la parola “limite”. La mia risposta è semplice. Ocean has no boundaries.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Riccardo Bacchelli (Bologna, 1891 – Monza, 1985), scrittore, poeta e drammaturgo italiano. Collaborò con “La Voce” di Pratolini e il “Corriere della Sera”, fu tra i fondatori de “La Ronda”. Fu volontario nella Prima Guerra Mondiale.
Riccardo Bacchelli, “Lo sa il tonno”, ISBN, Milano 2010.
Prima edizione: Ceschina, Milano 1923. Ampliata, 1927.
Gianfranco Franchi, luglio 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.