Voland ("Biblioteca del Vascello")
2013
9788867402595
«IL PROFESSORE (alzandosi bruscamente). A che serve esporre una visione del mondo se il mondo se ne frega?DANIEL. Be’, sta a noi educare i lettori affinché la lettura non sia più inutile. IL PROFESSORE. Educare un lettore! Come se un lettore si potesse educare! Lei non più così giovane da proferire simili idiozie. La gente è la stessa che si tratti di leggere o di vivere: egoista, avida di piacere e ineducabile. Non spetta allo scrittore lamentarsi della mediocrità dei suoi lettori: li deve prendere come sono. Se può ancora concepire l’idea che riuscirà a cambiarli – se riesce ancora a concepire una cosa simile nonostante la guerra – ebbene allora il romantico imbecille è lui, e non chi ama leggere Blatek» (p. 52).
Come nel teatro di Beckett, le vicende si svolgono in una sola stanza, in un ambiente nudo e spoglio: niente tavoli, né scrivanie, né poltrone; soltanto sedie di legno. Un’immensa libreria e un’enorme stufa di ghisa completano lo scenario. L’esterno viene soltanto evocato: siamo nel secondo inverno di guerra, i Barbari sono alle porte e continuano a bombardare la città. L’Università non ha chiuso i battenti: la sua resistenza e la sua opposizione alla guerra si fondano proprio sulla capacità di negarla, continuando a dare occasione di studio e di riflessione; pretendendo, con l’esibita indifferenza alla realtà, di confermare d’essere il tempio d’una religione; la Letteratura.
Tre protagonisti: un professore di Lettere, il suo assistente Daniel e la di lui amante ed allieva Marina, giovanissima. Il professore ha circa cinquanta anni. Sta scrivendo, in questo suo “tempo libero forzato”, delle pagine dedicate al libro d’un autore che aveva sempre detestato, Blatek, oggetto di satira e di feroci invettive durante le sue lezioni (p. 9). Pur patendo il freddo, non vuole indossare il cappotto, e non intende bruciare l’ultimo combustibile rimasto, i libri, perché ciò significherebbe perdere la guerra (p. 15). Conosce Daniel da anni, ma abitano assieme da due mesi; da quando, cioè, i Barbari hanno distrutto la sua casa. Daniel continua a recarsi in facoltà, con maggior frequenza rispetto al professore: cerca tepore nelle tubature dell’edificio (p. 11), in realtà. È un giovane idealista che non tollera l’assedio che la sua città sta subendo: perché sta facendo sentire tutti degli animali. Il professore giudica questa percezione di sé come una conquista, paradossalmente: è tanto disincantato e ferito dall’esistenza da aver acquisito un cinismo insuperabile. Marina è l’elemento di rottura dell’equilibrio tra i due letterati. Sta soffrendo mortalmente il freddo: è ossessionata dall’idea di poter sentire, daccapo, calore. È convinta che Bernanos non sbagliasse descrivendo l’inferno come il freddo: e sembra aver smarrito ogni fede nei suoi studi letterari. Pretende che i libri della biblioteca del professore siano bruciati. Sin dalle prime battute, gioca a sgretolare le convinzioni dei due studiosi: crede che abbiano sempre visto i libri come “materia per dissertazioni”, snaturandoli, e che sia quindi naturale destinare quei libri al rogo. Ama Daniel, ma è consapevole d’esser poco più che un fuoco di paglia, per lui; come del resto, livoroso, ha badato a ripeterle il professore, infastidito dalle sue ambizioni incendiarie. Marina sa che Daniel ha avuto una diversa amante, tra le sue allieve, ogni anno: e che è soltanto per via della guerra se la loro relazione sta resistendo. Daniel sente d’essere cambiato, perché la sua precedente compagna, Sonia, è morta in un bombardamento, sigillando definitivamente il suo passato; ma l’impressione è che davvero sia la necessità di non rimanere soli a vincolare i due ragazzi.
Marina sarà costretta a cercare alloggio dal professore quando la sua casa verrà distrutta. E la battaglia per determinare quali siano i libri da ardere si farà intensa, e insostenibile. Leggerà per capire se un testo meriti d’essere bruciato: sembra aver smarrito il senso dell’eternità. È diventata una creatura “bella e demoniaca”, come sospirerà il professore, prima d’averla: non per amore, ma per ferina necessità di combattere il freddo.
Possibile davvero che Marina abbia perduto fede nell’arte, nella bellezza e nell’umanità? Cosa significa, in realtà, la sua debolezza nervosa e la sua intolleranza al freddo? Lasciamo al lettore il piacere d’avanzare nella lettura del testo, per sondarne le profondità, interpretarne ogni simbolo e scoprirne l’esito.
Mi limiterò, in queste brevi pagine, a segnalare che “Libri da ardere” è il primo testo di narrativa teatrale pubblicato dalla geniale autrice belga; che, adottando questo genere, esalta il suo singolare talento dialogico, già scintillante nei romanzi brevi e nei racconti. Il tono dei dialoghi varia: prevalgono sarcasmo e disincanto, si precipita nella disperazione e nel risentimento, non si nega né il lirismo né la crudezza più esplicita nell’indagare l’abisso della psiche. L’acquisita attualità del contesto – il tempo di guerra – può rinnovare il pur macabro fascino del libro, a dieci anni di distanza dalla prima edizione: inevitabile accostarlo al grande romanzo di Bradbury “Fahrenheit 451”, come incisiva e intelligente visione distopica e apocalittica del futuro – l’inferno e la decadenza sono segnati dalla scomparsa dell’arte, della bellezza e della conoscenza; dalla rinuncia al libro, e dalla sua disperata difesa da parte d’una minoranza assoluta. È il libro più cupo di Amèlie Nothomb: da leggere, meditare, interiorizzare.
«IL PROFESSORE. È come in letteratura: tutto dipende dalla scelta delle parole, dalla costruzione della frase. Se lei dice: “Proteggo Marina perché la amo”, la gente penserà che è un animo nobile. Ma se dice quest’altra verità, e cioè: “Chi se ne frega del destino di Berta, di Anna, di Stefania, che sono brutte da far ridere” – lascio a lei il compito di continuare. Il fatto è che in qualche modo queste due frasi sono sinonime.» (p. 20).
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Amélie Nothomb (Kobe, Giappone, 1967), scrittrice belga di lingua francese. “Igiene dell’assassino” è stato il suo primo romanzo.
Amélie Nothomb, “Libri da ardere, Robin, Roma 1999. Traduzione di Alessandro Grilli.
Prima edizione: “Les Combustibles”, 1994.
Gianfranco Franchi, novembre 2004.
Prima pubblicazione: Lankelot.