Il Foglio Letterario
2001
9788890051630
“L’età d’oro” è il primo libro di racconti per ragazzi firmato da Gordiano Lupi. È composto da tre testi: “Il gabbiano solitario”, originariamente edito nel 2000 (Olfa Ferrara), l’inedito “Il ragazzo del Cobre” e “Storia di Marco e di un gabbiano”, già apparso in “Lettere da lontano” (1998). È stato pubblicato nella collana “Fior di Fiaba”, che ospita diverse opere d’un artista eccezionalmente caro a Lupi: Aldo Zelli (più avanti apprezzeremo la sua monografia dedicata all’illustre concittadino). È un libro che va – in un caso particolare, come vedremo – magari un po’ di là della narrativa per ragazzi; rimanendo, in ogni caso, espressione e sintesi di vicende di formazione, a diverso livello.
“Il gabbiano solitario” è il primo dei tre racconti. È l’allegoria dell’iniziazione all’esistenza d’un diverso; d’un atipico, malinconico e dissociato gabbiano. Wally, cosciente della sua diversità, soffre la mancanza di amici e tuttavia rifiuta le regole del branco. Suo padre era un alfa: lui deve alla sua memoria non solo le residue speranze nella specie ma il sostegno del nuovo leader dei gabbiani della sua terra, Rudy. Pensa ad andarsene via, sogna isole lontane, altri orizzonti: vuole vivere un mondo nuovo. Così un giorno lascia cadere un garofano in mare e viaggia via; Rudy non riesce a trattenerlo. Sente amore per la scoperta, ha il “gusto dell’infinito”; e va, vivendo varie vicissitudini, per isolotti e mare aperto: viene maltrattato da un’altra comunità di gabbiani e fugge anche loro, quindi incontra la gabbianella Betty, orfana. Assieme scopriranno che l’amore sarà la loro rigenerazione; l’incontro con l’isolato cormorano nero che viveva nella lettura dello sguardo degli altri, per emozioni e sensazioni che non gli appartenevano, sarà una scossa. Adesso il gabbiano non è più solitario, è pronto a raccogliere l’eredità di suo padre: è completo, perché ama ricambiato.
“Il gabbiano solitario” – ha spiegato l'artista, in una lettera privata – “è un racconto lungo che potrebbe essere interpretato male. Io l’ho scritto nel 1998. Non avevo ancora conosciuto Dargys e non avevo la più pallida idea di dove fosse Cuba. Quando tempo fa l’ho riletto con mio figlio mi ha fatto star male. Sembra un romanzo profetico. Lasciamo stare il valore letterario... ma io ho scritto cose che poi mi sono accadute... Wally vuole viaggiare verso la grande isola, cerca il viaggio per conoscersi e invece incontra l’amore e comprende che l’amore è la sola cosa che conta nella vita... torna a casa con il suo amore... Tutto questo è pazzesco”. Questa mi sembra la miglior testimonianza della magia e della straordinarietà di questa vicenda; l’allegoria era così bella che s’è incarnata, per Lupi è passato il tempo delle “Lettere da lontano”; da quando esiste Dargys la vita è diversa. È come se l’autore avesse scoperto, scrivendo, un disegno del destino. Tutto molto suggestivo, in questo apologo sull’amore che vince la voglia di solitudine e di avventura.
“Il ragazzo del Cobre” è ambientato a Bahia, in Brasile, alla foce del fiume Cobre. Juanito è un ragazzino poverissimo, figlio d’una situazione famigliare e sociale particolarmente complessa; le sorelle sono costrette a fare la vita, la madre è nuovamente incinta, il padre vive di espedienti. Ma Juanito ha un talento; è una sorta di nuovo Ronaldo, fenomeno destinato a diventare presto professionista. Questo racconto si incentra da un lato sulle fortune del protagonista, che riuscirà ad affermarsi e a conquistare benessere per sé e per i propri cari; dall’altro, sul dramma di quelle famiglie costrette a riconoscere che Dio non è altro che un’invenzione dei poveri per loro stessi, per non ammettere che è tutto qui, e che quel dolore e quelle ingiustizie non hanno senso. Non mancano una morte e una nascita – i nomi delle due donne coincidono – a suggellare simbolicamente la speranza d’un futuro diverso per le famiglie come quelle di Juanito. Curiosamente Lupi ambienta in Brasile una storia che – calcio a parte – gli riconosceremmo naturalmente come cubana. Tutta la superba sensibilità autoriale nei confronti dei rovesci della sorte e delle condizioni del proletariato – già apprezzata nell’opera prima, “Lettere da lontano”, e in diversi frammenti dei suoi versi, prima di questo libro – s’adatta alla perfezione alla narrazione della povertà e del dolore di una famiglia emblematica. Segnaliamo a latere la figura di Alessandro, giovane italiano, professore di Letteratura che regala un sogno alla sorella di Juanito, di cui si innamora, e la porta con sé in Italia; la nostalgia non mancherà mai, ma l’evento segna una svolta per la famiglia tutta. Ribadisco: è un canto di speranza, assieme alla rappresentazione della formazione del giovane calciatore.
“Storia di Marco e di un gabbiano” è il terzo e ultimo racconto ospitato nel libro. Lupi l’aveva già pubblicato – sempre in posizione d’onore – nel suo libro d’esordio; ne avevamo parlato in precedenza. Qui preme segnalare che dei tre è senza dubbio il più lirico e il più manierista, in un certo senso; il gabbiano Robert insegna a volare al ragazzino malinconico che non riusciva più a vivere: lo sprigiona dal suo mondo interiore, mostrandogli la bellezza della natura e rivelandogli la sua essenza. È ambientato – come chi ha letto “Lettere da lontano” sa – nella natia Toscana. È un canto di libertà, e d’innocenza.
Il libro – dedicato a Dani, “bambino venuto da lontano” – s’inaugura coi versi d’un artista molto amato da Lupi: Josè Martì. “Tiene el leopardo un abrigo / en su monte seco y pardo: / Yo tengo mas que el leopardo, / Porque tengo un buen amigo”. Traduce Gordiano: “Ha il leopardo un rifugio / nel suo monte asciutto e grigio: / io possiedo più del leopardo, / perché ho un buon amico”
E questo libro può sinceramente essere un buon amico sia per quei ragazzi che si domandano cosa sarà della loro vita, e quando terminerà il loro tormento interiore, sia per quegli adulti che davvero non vogliono smettere di sognare, di ascoltare, di capire, di sentire: convinti che domani le cose potranno essere diverse, e che esista una via di fuga dal dolore e dalla solitudine; la soluzione che Lupi propone è quella del maestro Latino che confutava le teorie d’un amico viaggiatore: “Debes mutare animum, et non caelum”. Magari, amando. All’artista l’impresa è riuscita. Adesso vola.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gordiano Lupi (Piombino, 1960), romanziere, poeta, saggista, recensore, soggettista, sceneggiatore, traduttore, editore italiano.
Gordiano Lupi, “L’età d’oro – racconti per ragazzi”, Il Foglio Letterario, Piombino, 2001. Introduzione di Maria Luisa Pacifici.
Contiene: “Il gabbiano solitario” (1999; prima edizione: Olfa Ferrara, 2000), l’inedito “Il ragazzo del Cobre” (2000) e il già pubblicato “Storia di Marco e di un gabbiano” (1997, originariamente apparso in “Lettere da lontano”: 1998).
Gianfranco Franchi, aprile 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.