Salani
2008
9788862560214
“A volte, quando una cosa è veramente orribile, non si riesce a distoglierne lo sguardo e si rimane quasi incantati. Ero inebetito, sopraffatto, paralizzato. L’orrore di quei lineamenti mi ipnotizzava. Ma la cosa peggiore erano gli occhi: brillanti e gelidi, misuravano l’assemblea con uno sguardo da serpente” (“Fritta come una frittella”, p. 64)
Qui si parla delle streghe. Delle streghe vere. Mica di quelle che millantatori e bugiardi d’ogni lingua e nazione v’hanno propinato fino a qualche giorno fa, spacciando per attendibile il frutto della loro immaginazione. Imperdonabili.
Roald Dahl veniva dal Paese delle Streghe, la Norvegia. Non poteva inventarsi una storia qualunque. Doveva soltanto raccontare la verità. Sembrano donne qualunque. Vivono in case qualunque. Odiano i bambini d’un odio feroce, inspiegabile e inimmaginabile. Vogliono farli fuori tutti, uno ad uno. Ci pensano in continuazione. In realtà, non pensano ad altro per tutto il santo giorno. S’accontentano di eliminarne uno a settimana, ma non esistono limiti, in ogni caso. Marmocchi, del resto, ne spuntano fuori di nuovi ogni giorno.
Non finiscono mai in prigione. Conoscono ogni magia, sfido io… Ogni strega conosce soltanto le colleghe del suo Paese. Proibito comunicare con le straniere. Soltanto in Inghilterra, ne esistono cento. Il numero è circa lo stesso in ogni nazione del mondo. Esiste una Strega Suprema. La regina di tutte le streghe. Sua Streghità. Raduna le sue compagne una volta l’anno, in una grande assemblea. Mascherata da convention, in un grande albergo. Fateci caso.
Come riconoscerle? La nonna del piccolo Roald, ex grande fiutastreghe (i fiutastreghe le tengono d’occhio, sanno tutto di loro: per ogni nazione, ne esiste qualcuno: altrimenti come saremmo diventati adulti?), spiega e illustra.
Portano i guanti. Perché hanno artigli aguzzi e ricurvi. Hanno delle buffe parrucche. Perché sono calve. Le loro narici sono gigantesche. Per annusare meglio l’odore dei bambini puliti; chi si lava di meno riesce, almeno un po’, a mimetizzarsi. Negli occhi, cangianti, brillano fuoco e ghiaccio. Hanno piedi senza dita. E la saliva blu mirtillo.
Adesso sapete come difendervi. Guardatevi intorno. Potrebbero essere nascoste dappertutto. Io dico che se controllate dallo spioncino, ce n’è di sicuro una in agguato, che vuole trasformarvi in un geco o in un colibrì.
State in guardia. Non so nemmeno se mi lasceranno finire questo scritto. È divulgazione, e le parole sono armi invincibili. Purché difendano il vero. E io non sto mentendo. E ho paura. Qualcuno sta bussando alla mia porta. Qualcuno sta bussando alla mia porta. Non vado ad aprire.
La nonna di Roald racconta quale fu la sorte dei primi bambini scomparsi per colpa delle streghe. Una sparì in un quadro, e là crebbe e rimase fino alla fine dei suoi giorni, spostandosi soltanto quando nessuno poteva accorgersene.
Un’altra divenne una grande gallina bianca, e alimentò la sua famiglia con delle grandi uova rosse che tuttora sono leggendarie, nei fiordi. Su questo non ho dubbi perché me ne ha parlato un signore di Bergen, in una taverna di Trieste, qualche anno fa.
Un altro divenne di granito. Un altro diventò un delfino. Parlante. Continuo a guardarmi attorno. Mi è sembrato che strani artigli stessero graffiando sul vetro della finestra, soltanto un momento fa. Sarà stato il gatto. Doveva essere un gatto abbastanza grosso, però. Quindi non il mio. Il vetro è incrinato. Forse non mi rimane molto tempo.
Il piccolo norvegese protagonista della storia è stato allevato e cresciuto dai genitori in Inghilterra. Torna a casa in estate e per natale, ogni anno; là sua nonna lo aspetta per raccontargli le storie del loro popolo. Purtroppo, in un incidente stradale, il bambino ha perduto entrambi i genitori. È rimasto solo con la nonna. Vorrebbe vivere con lei in Norvegia. Il testamento del papà impone il ritorno in Inghilterra. E sarà proprio in Inghilterra che la nonna e il nipotino vivranno un’avventura micidiale, in un albergo che ospita una strana convention dedicata a discutere i maltrattamenti dei bambini. Davvero una strana convention.
Assisterete a rapimenti, metamorfosi, piani di conquista delle streghe, rappresaglie d’ogni genere, alla vita raccontata dagli occhi di un bambino che diventa un topastro; e scoprirete quali terribili trappole le megere architettano alle spalle delle nuove generazioni. Difficile non rimanere perplessi e stupiti.
Ho pensato che nessun bambino dovrebbe essere all’oscuro di queste vicende. È un pericolo troppo grande per restare sconosciuto.
Ho ringraziato un amico bambino che mi ha regalato questo fondamentale manuale, sapendo che non potevo davvero farne a meno. Non so come ringraziarlo. Stanno bussando alla mia porta.
Una signora con uno strano cappello e i guanti viola mi chiama per nome – la vedo dallo spioncino. Ripete che ha un regalo per me – sbircio. Sbircio, e intravedo un libro, nascosto tra le sue mani. Mani. Chiamiamole mani.
Forse devo andare incontro al mio destino. Tempo di salvare questo scritto, e di spedirlo al webmaster. Almeno, non potrete dire di non essere stati avvertiti. Ho paura. Vado ad aprire la porta.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Roald Dahl (Llandaff, Wales, 1916 – Oxford, England, 1990), scrittore e favolista inglese, di sangue e cultura norvegese. Fu pilota della RAF nella Seconda Guerra Mondiale.
Roald Dahl, “Le Streghe”, Salani, Milano 1987.
Illustrazioni di Quentin Blake. Traduzione di Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi.
Prima edizione: “The Witches”, 1983.
Traduzione Cinematografica: “The Witches”, di Nicolas Roeg (1989).
Approfondimento in rete: Sito Ufficiale / Roald Dahl Fans
Gianfranco Franchi, gennaio 2005.
Prima pubblicazione: Lankelot.
All’amice Jeffrey Beaumont, cavaliere bretone.
Qui si parla delle streghe. Delle streghe vere.