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Gran Via
2007
9788895492032
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Il titolo originale dell’opera di Elorriaga era “Vredaman”. Un articolo apparso su “Deia” nel 2005 spiega che si tratta di una parola inventata, non pronunciata nell’opera, coniata come omaggio ibrido a uno dei protagonisti di “As I Lay Dying” di William Faulkner, Vardaman Bundren, e al pittore olandese Vredeman de Vries. Ma chi è Vardaman Bundren, nel romanzo di Faulkner? Il più giovane degli eredi del clan Bundren, protagonista della saga: sconvolto dalla morte della madre, non sa accettare l’accaduto e ha una percezione della realtà confusa e vaga. L’unica creatura vivente di cui conosceva la morte, sino a quel momento, era un pesce. E ora, “My mother is a fish”. Non stupirà quindi che l’agnizione della morte nel romanzo dello scrittore basco sia accompagnata a quella simbolica di un altro animale, in questo caso una libellula – in Elorriaga il bambino protagonista è orfano del padre (p. 171). “E allora ho capito che anche i papà muoiono, come le libellule. E anche le mamme. E anche i bambini” – sì, e a questo punto sarebbe necessario deviare, dedicando un breve inciso sull’atrocità impronunciabile del dolore della morte dei bambini in letteratura, pensando naturalmente alla sua rappresentazione princeps in Forest (“Tutti i bambini tranne uno”) e all’archetipo oscuro e solare a un tempo del “Peter Pan” di Barrie. Ma in questo romanzo un bambino è protagonista, come nella matrice Faulkner, della scoperta della morte: la morte dell’alterità. Ed è un bambino io narrante. Questo è il nucleo primo.
Elorriaga entra in un campo minato. Non basta spezzettare le frasi e singhiozzarle per restituire la visione del mondo di un ragazzino. Se nell’opera prima, “Un tram a s.p.”, aveva voluto raccontare il mondo dalla prospettiva (anche) di un anziano, impresa non elementare ma evidentemente riuscita, qui precipita nell’infanzia: rischiando di inciampare. Forse incespica, perdendosi magari nei subplot (senza dettagliare, nomino en passant il rugby – notevole a p. 61 – un carteggio sentimentale e un campionato europeo di falegnameria: tutto giustificato dalla presenza o dallo spettro delle figure famigliari di Tomas), ma nel finale si risolleva e riesce a volare con l’ala sola di chi ha perduto per sempre il proprio padre.
Nelle letterature del Novecento, il pensiero va – in ordine cronologico – dapprima al piccolo Horty Bluett de “Cristalli sognanti” di Sturgeon, quindi all’ancora inadeguatamente apprezzato “Musica rock da Vittula” dello scandinavo Niemi, infine al decisamente satirico neo-Kaspar Hauser di Percival Everett, “Glifo”: probabilmente il piccolo protagonista di Elorriaga si troverebbe più a suo agio col piccolo Mattias, svedese per caso. Condividono innocenza, ingenuità e primi vagabondaggi con gli amici. Non sono intelligenze sovrumane come Horty e Glifo. E allora ecco spiegata la scelta del titolo di questa versione italiana: si perde, inevitabilmente, la reminiscenza chiave faulkneriana, ma si suggerisce la dimensione princeps del romanzo. Quella di chi non capisce la liquirizia così come la morte: e deve affrontare entrambe, comprendendo che di cose ben differenti si tratta. In questa macabra e umanissima iniziazione ai limiti della nostra natura, il romanzo di Elorriaga va idealmente ad abbinarsi – nella gentilezza, e nella misura: nella facilità di narrazione – a “In uno specchio, in un enigma” di Jostein Gaarder. Elorriaga non conosce la spiritualità dell’artista norvegese, ma è terrigno e dolce: così, spiega la sofferenza con poche pennellate, descrizioni minime, bastevoli a sospenderti in quel momento. Quello della fine, della fine di tutto (tutto: intendo quel che aveva senso). La consolazione resta cantare le storie. Sognando siano condivise.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Unai Elorriaga (Bilbao, 1973), laureato in Filologia, insegnante, traduttore, saggista e scrittore basco. Ha esordito pubblicando “Un tram a s.p.” nel 2001.
Unai Elorriaga, “Le piante, per esempio, non bevono caffelatte”, Gran via, Milano 2008. Traduzione dal basco di Roberta Gozzi. Cura redazionale di Maddalena Cazzaniga e Fabio Cremonesi. Progetto grafico di Margherita Loewy.
Prima edizione: “Vredaman”, 2005.
Gianfranco Franchi, maggio 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.