La Grafica
2008
9788886757614
Ho scoperto – complice la distanza dalla Vallarsa – Mario Martinelli solo grazie al “Montanaro” di Fiorenza Aste, seducente e piacevole libro-intervista tutto dedicato a questo narratore classe 1962, personaggio solare e vitale, nato per restituire la sua terra e la sua montagna nelle pagine dei suoi libri. Ora vi parlo d'uno di questi suoi libri, “Le fascine al coperto” (2007), romanzo breve capace di incarnare una fascinosa e credibile espressione del territorio e di raccontare, al contempo, una vicenda favolistica, mezza gotica, mezza rurale. Niente male.
È la storia del signor Rodolfo, detto Dolfo, jobrero (cittadino di Obra) classe 1918, montanaro onesto e integerrimo, innamorato della propria terra e delle proprie radici. Alleva cinque mucche e ha un bell'orto; nell'otium, si dedica allo studio della classicità – e non solo. Reduce della Seconda Guerra Mondiale, ferito e rimpatriato, ex onesto consigliere comunale e padre di due bambini, ha lasciato stare le questioni politiche perché difendeva le cause della sua terra e del suo popolo con l'arma dell'intelligenza e del buon senso, evidentemente nemiche degli interessi degli speculatori. Lo incontriamo quando si mette sul sentiero di guerra d'una piccola questione politica – da semplice cittadino – e si ritrova, a quanto pare, sotto il maleficio d'una “stria”, d'una strega. Perdendo la memoria – quasi come Rip van Winkle – e... fermi qua, oltre non vado.
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Nella valle, il giornale fresco arriva soltanto in tarda mattinata. Ci si saluta come in certi contesti della Roma antica, dicendo “Servus” - saluto oggi in uso in buona parte della Mitteleuropa, dall'Austria alla Croazia, dalla Germania alla Transilvania. La città più vicina è Rovereto. È importante avere sempre tutte “le fascine al querto”, diciamo “le rotelle che girano per bene”. Gli slittini si chiamano “brasoloto”, lo scaldino da letto è la “monega”. Quando suona l'una, è “il botto”. Quando si beve, “la ciocca” è in agguato.
I nomi dei sentieri vengono dal Cimbro: è il caso del sentiero chiamato “Pùstel”; nel libro leggiamo che viene da *Bostel, “luogo nascosto”, “rifugio” o “stalla”. Su per i sentieri, si deve stare attenti ai “crozi”: cioè ai precipizi.
Nelle prime battute, andiamo per un sentiero tracciato dai soldati nell'epoca in cui l'impero aveva rafforzato le sue difese lungo i confini meridionali. Cadendo, l'Austria aveva lasciato – danni a parte – sentieri, teleferiche e casupole in sassi. La Vallarsa era rimasta sepolta dalle macerie, era stata ridotta a un cimitero; disboscata, spogliata e foracchiata qua e là, ancora – per un bel po' - sporca delle armi inesplose, non era mai stata bonificata. Qualcuno aveva perso la vita tanti anni dopo la fine della guerra: come il papà di Rodolfo. La storia di quei cittadini caduti senza colpa non la racconta mai nessuno. È ingiusto.
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Stilisticamente, Martinelli si dimostra un narratore ultra-aggettivale (un esempio su tutti, la frase “malinconia struggente di trattenute nostalgie”: con tanto di trionfale allitterazione, un po' infantile) ed estremamente descrittivo; guarda spesso il cielo, ma i migliori passi sono riservati ai corsi d'acqua. Come in questo caso: “Il rio Broci scendeva dal Prona di Obra e barbugliava riservato, inseguendo una melodia antica come l'acqua e difficile da tenere a mente” (p. 41). Quel “barbugliava” è un colpo di genio. Discreti i dialoghi, spumeggianti quando rimangono fedeli al parlato, un po' didascalici quando giocano sulla letterarietà o sulle citazioni. Ricche e non sempre prevedibili le reminiscenze filosofico-letterarie: da Aristotele a Turgenev, da Erodoto a Schnitzler, da Gurdjieff a Kabir. Martinelli scrive perché ha letto parecchio, e con spericolata e magnifica incoscienza da autodidatta. Buon segno.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Mario Martinelli (1962-2019), scrittore e montanaro di Obra, Vallarsa.
Mario Martinelli, “Le fascine al coperto”, La Grafica, Trento, novembre 2007. Foto di copertina e disegni di Mario Martinelli. ISBN 88 86 757 61 1
Gianfranco Franchi, marzo 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.
È la storia del signor Rodolfo, detto Dolfo, jobrero (cittadino di Obra) classe 1918, montanaro onesto e integerrimo, innamorato della propria terra e delle proprie radici.