Alet
2007
9788875200381
Secondo libro della scrittrice australiana Danielle Wood – il primo, “The Alphabet of Light and Dark”, aveva conquistato il Vogel Literary Award come miglior esordio narrativo in Australia, nel 2002 – “Le dodici perle di saggezza di Rosie Little” è il primo ad apparire in Italia, per merito di Alet.
Si tratta di una raccolta di storie dal doppio titolo: il primo annuncia la macrocategoria di riferimento (ad es.: verginità, verità, bellezza, matrimonio), il secondo è più vincolato alla trama del racconto. Questa struttura suggerisce naturalmente la possibilità di leggere l’opera come fosse un romanzo: un romanzo di formazione postmoderno, frammentario e giocato per sketch, bozzetti, digressioni dal sapore ibrido tra costume, divertissement letterario e ludica comunicazione di servizio: sono deliziose voci fuoricampo. Rosie Little non è protagonista di tutte le prose, tuttavia è l’amalgama del testo. Il primo racconto potrebbe trarre in inganno i lettori; è una classica infelice prima esperienza sessuale, narrata con felice e femminile autoironia e con quel pizzico di distacco che s’acquisisce soltanto col tempo. Ci s’aspetterebbe, a quel punto, un’opera giocata per memorie erotiche progressivamente meno adolescenziali. Non è così: ed è un motivo d’elogio, perché la Wood volta per volta diverte, intrattiene ed educa, trasfigurando esperienze professionali o sentimentali ed esistenziali in generale, mostrando una stuzzicante vocazione all’allegoria (c’è del massimalismo molto ben nascosto: non a caso ci si richiama a Orwell, pure se per altre ragioni, a un tratto) e qualche sprazzo visionario (cfr. fuga da una redazione arrampicandosi su una pianta ipertrofica, sino a guardare il cielo).
Stilisticamente, registriamo una apprezzabile letterarietà, una felice serie di descrizioni e una credibile rappresentazione dei ritmi e dei colori del linguaggio parlato nei dialoghi. Ragioni sufficienti per cercare di stabilire analogie con qualche autrice contemporanea. Il nome più ripetuto è quello della Nothomb; autrice tuttavia portata – un tempo almeno – a fondare la sua narrativa più sui dialoghi e sulle posizioni da esteta radicale che su questioni di critica e satira sociale o culturale (comparare, a questo proposito: nella Wood pagine sul rapporto tra Inghilterra e Australia; nella Nothomb scritti sulle sue memorie d’infanzia giapponese o sull’esperienza professionale in Giappone. Diverso spirito, diverso taglio, diverso egocentrismo). Io invece direi che il nome più adeguato è quello di Vanessa Jones, autrice – non a caso – di un libro intitolato “Twelve”: direi che il paragone più indovinato è tra questa letterata di Oxford, che esordisce raccontando la storia d’una sua linea d’ombra e d’una formazione (femminile) nell’Inghilterra malinconica ma non depressa contemporanea, e queste “Cautionary Tales for Girls” della Wood, australiana ex giornalista e insegnante di scrittura creativa, in una Australia wasp che sta registrando finalmente un primo, formale distacco culturale dalla madrepatria, e sembra essere sul punto di poter dare vita a una letteratura se non autonoma, almeno caratteristica. L’ironia nei confronti della terra dei nonni non manca, cfr. episodio del primo viaggio di Rosie in Inghilterra, e relativo precipitoso ritorno (forzato) a casa.
Meno feroce ed estrema della Nothomb e del suo connazionale John Birmingham (cfr. opera prima “E morì con un falafel in mano”), bittersweet come la Jones, decisamente rivolta alle donne e alle donne soltanto, Danielle Wood scrive invece un libro che non parla soltanto a quelle bambine con gli stivaletti robusti, pronte a tuffarsi nei boschi selvaggi, affrontando tutti i pericoli della foresta oscura; e nemmeno in fin dei conti va – come da divertente indicazione autoriale – sconsigliato alle brave bambine (neo-vittoriane, aggiungo: ciascuno traduca come crede). Scrive un libro che le donne non potranno non amare, questo sì, perché ritroveranno famigliarità e riconoscibilità e quel che da uomo chiamo cameratismo, e forse dovrei nominare “facile intesa”. E probabilmente capiranno più di un uomo la reale importanza di certe questioni (dalla Dea delle scarpe al rossetto, dall’invidia per la sposa all’odio per il caporedattore brizzolato, maschio e alcolista, dal sogno dell’anello di fidanzamento alle prime domande sulla lunghezza e sulla forma del pene, e sulle varietà animali), quasi come le ascoltassero dalla viva voce di un’amica letterata che sta riuscendo a fare carriera. Scrivendo cose intelligenti. A dispetto della violenza degli uomini stupidi e dalla mediocrità del primo lavoro giornalistico, a dispetto delle tette piccole (altre protagoniste) e di quel guardaroba che forse non è troppo vicino ai sogni e ai desideri d’adolescenza. E così, per sbronze figlie di cocktail preparati da ragazzini in pieno furore ormonale, per choc di fronte alle erezioni e prime romantiche avventure d’amore, la Wood regala uno spaccato d’una giovane donna del nostro tempo; disinibita e coraggiosa e tuttavia sensibile e pronta al sacrificio, innamorata della bellezza ma non prigioniera delle mode e degli abiti: è un’esteta con le Doc Martens rosse. Qualche volta slacciate. E quando uno dei suoi personaggi diventa tanto bambola da essere un manichino, l’epilogo – non è un caso – è drammatico.
È il libro in cui si guardano i cigni e si ammira la loro grazia. Fin quando non ti prendono a beccate sulle chiappe: inattesi. È il libro in cui un’altra Eva dipinge la mela perfetta nel suo Eden. È la storia di una vita e del sogno o della fortuna di qualche amica. C’è amore, violenza, sesso, carriera, femminilità. E ci sono anche, omaggiati – qua e là – Choderlos de Laclos, Bram Stoker, Vargas Llosa, Stendhal, George Eliot, Roald Dahl; questi i primi nomi che mi vengono in mente, ma non escludo di aver omesso qualcuno d’importante. Orwell (per via della scrittura immediata e giornalistica, dichiara l’autrice. Ne abbiamo parlato poco fa…). Lettura consigliata anche a quei lettori che, come il sottoscritto, non hanno difficoltà ad ammettere che la comprensione del mondo femminile non è mai adeguata. Caldeggiata alle lettrici, tutte. Attendiamo a questo punto la pubblicazione della premiata opera prima. Con viva curiosità.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Danielle Wood (Hobart, Australia, 1972), giornalista, produttrice radiofonica (ABC Radio) e scrittrice australiana. Ha vinto il Vogel Literary Award per il miglior esordio narrativo in Australia, “The Alphabet of Light and Dark”, nel 2002. Insegna scrittura creativa all’Università della Tasmania.
Danielle Wood, “Le dodici perle di saggezza di Rosie Little”, Alet, Padova, 2007. Traduzione di Beatrice Masini.
Prima edizione: “Rosie Little’s Cautionary Tales for Girls”, Allen & Unwin, Australia, 2006.
Gianfranco Franchi, giugno 2007.
Prima pubblicazione: Lankelot.