Le cosmicomiche

Le cosmicomiche Book Cover Le cosmicomiche
Italo Calvino
Mondadori
2000
9788804488101

Questo libro è destinato a quanti, tra voi, hanno almeno una volta immaginato il mondo narrato da un dinosauro o da un anfibio; è un libro diretto a chi ha sempre sognato di ascoltare la conversazione tra un protone e un elettrone; è un lussuoso balocco, opera d’un artista che sapeva volgere lo sguardo sui misteri dell’esistenza per trarne un senso e dedurne un sorriso.

Calvino aveva questa naturale, questa spontanea vocazione a dedicarsi al meraviglioso, al fantastico, al “non-possibile”, votato com’era al piacere dell’immaginazione sbrigliata e sfrenata. Un “erudito bambino”, così sempre ho pensato di immaginarlo. Spiego.

Bambino”, perché solo la fantasia di un puro poteva dar vita al “Cavaliere inesistente”, o al “Barone rampante”, o ancora al “Visconte dimezzato”; riflessioni sull’identità originate da favole, da mondi fiabeschi e avventure oniriche; rapimenti perfino infantili in una realtà solamente postulabile, mai attuabile. E non è forse questo il segreto perduto dell’infanzia, l’avere deliziosa incoscienza di vivere in un mondo di carta? L’anima di Calvino era prigioniera di questo mondo di carta; o forse, tanto grande era stato il piacere di averla vissuta (o immaginata?) che l’unico sistema per tornare a popolarla era trascriverla. Un progetto magico: restituire incanto e poesia al mondo degli adulti, adottando le chiavi di lettura dei bambini. E allora si può inventare, come in questo libro, un’avventura ispirata dagli studi di fisica quantistica, o illuminata dalle ultime teorizzazioni degli astronomi: starà allo spirito e all’intelligenza del lettore scegliere il “livello di lettura”.

Il lettore può avventurarsi tra queste pagine divertendosi per la fantasia dell’autore, traendone puro godimento letterario; e, al contempo, può riconoscervi, se crede, un’originale interpretazione delle teorie del big-bang, o dell’evoluzionismo. In questo caso, entriamo nella dimensione del Calvino “erudito”. Calvino è infatti l’intelligente architetto delle “Città invisibili”, lo stratega rovinosamente cerebrale del “Castello dei destini incrociati”: un raffinato letterato capace di fondare un libro su una struttura meditatissima, impreziosita da simmetrie e corrispondenze tutte matematiche e affatto letterarie. Un autore singolare, senza ombra di dubbio; l’eclettico, per antonomasia, nel nostro Novecento, assieme a quel Morselli che, purtroppo, proprio Calvino contribuì a insabbiare, determinandone la morte in vita.

Il gioco dell’origine del mondo, poesia della nascita dell’esistenza e dell’evoluzione degli esseri viventi; dell’apparizione della luce, e del ritorno letterario agli albori della vita, narrato in dodici racconti dall’impronunciabile “vecchio Qfwfq”. Libro dunque d’argomento fantastico, di stile piano e di rara vivacità intellettuale; incantato gioco d’un narratore votato alla meraviglia e alle illusioni, divertente e divertito fino, a volte, a tradire un certo compiacimento.

Compiacimento comprensibile: si fatica a ricordare, nel Novecento italiano, un libro d’argomento almeno analogo. Andremo allora ad affratellarlo ad altri artisti occidentali. Per qualche tratto, si può pensare all’Uomo Scimmia del Pleistocene dell’inglese Lewis, per ironia e arguzia; per la non tentata, ma compiuta “contemporaneità” della prospettiva di lettura del passato, per i giocosi cortocircuiti che non faticano a strappare un sorriso; per altri tratti, si va ad associare la predilezione e la predisposizione per il fantastico di Calvino alla fertile immaginazione di Jorge Luis Borges: ma Calvino ha il dono della leggerezza, Calvino domina il grottesco, e suggestiona forse meno di Borges - tuttavia, facilmente diverte e risulta, per così dire, meno “monolitico” ad un primo sguardo.

Borges è intransigente ed esclusivo; poliedrico, ma non eclettico. Calvino è eclettico e poliedrico al contempo: lassista fino all’abbandonismo, vittima di una stravaganza che sembra sottrarlo alla logica o, quantomeno, costringerlo a sfidarla in campo aperto. Ed ecco l’estro dell’artista italiano trionfare: quando il testo sprofonda e si disarticola in uno “strabismo fantastico”, subito una freddissima razionalità articola una struttura indiscutibilmente logica.

Le creature di Calvino sono ospiti di gabbie d’una ricchezza e d’una eleganza incontrata di rado; e sono creature degne di un bestiario medievale, o d’un Baudolino dei nostri tempi. Al gusto del lettore decidere quanto sia piacevole contemplare creature tanto uniche in gabbie che sono sì meravigliose, ma pur sempre gabbie rimangono. Al gusto del lettore votarsi al Calvino “bambino”, o al Calvino “erudito”; difficile, però, non subire il fascino magnetico della sua fantasia e lasciarsi imprigionare dalla sua immaginazione.

Saremo allora creature confuse e disorientate tra le creature meravigliose delle gabbie dell’artista, o, ancora una volta, semplici ospiti nel giardino della Letteratura?

Dodici racconti (“Lo zio acquatico” e “I dinosauri” tra gli episodi più degni di lettura) nati nell’arco di qualche anno; “cosmogonici”, più che “cosmicomici”: gioco letterario, certo, ma nessun gioco di Calvino è scevro d’un’ombra almeno di esistenzialismo. Splende, sempre, di intelligenza. Pura.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Italo Calvino (1923-1985), narratore del fantastico e artista della leggerezza.

Italo Calvino, “Le cosmicomiche”, Mondadori, Milano, 1993.

Prima edizione: Einaudi, Torino, 1965.

Gianfranco Franchi, novembre 2002.

Prima pubblicazione: ciao.com. A ruota, lankelot.