Bompiani
2009
9788845262173
Una raccolta di racconti pop e fragile: caratterizzata da un sentimento principe, la nostalgia, e da una scrittura molto musicale, ideale per una performance dal vivo. Questo, in sintesi, il giudizio al termine dell'incontro con “L'amore a Londra e in altri luoghi”, ultimo libro del sardo Flavio Soriga: un'opera destinata a essere discreto intrattenimento, confezionata con semplicità e immediatezza, assemblata non senza qualche forzatura. Non tutto scivolerà via: c'è qualche racconto, ambientato o dedicato alla Sardegna, che rimarrà negli annali delle buone pagine di narrativa pop isolana, pura espressione del territorio. Per questo, sarà comunque difficile resistere alla tentazione di studiare e interiorizzare le future pubblicazioni sarde doc di Soriga. Quando esce di casa si perde per strada – si misura con argomenti e storie decisamente già sentite, e non sa stupire con una scrittura o uno stile nuovo. Diventa lezioso e manierista. Quando rimane in casa scorre come l'acqua d'un torrente di montagna, si lascia sorseggiare con gioia. Rigenera. Qualche nota, adesso, sui singoli pezzi.
“Aprile”: il primo racconto sembra porsi come paradigma di una generazione di isolani (d'un isolotto d'un'isola più grande) “cresciuti per strada, respirando il porto, il baccano dei barconi passeggeri, l'odore di pesci del mercato (...)” (p. 9), costretti a frequentare la chiesa ed entusiasti all'idea di sbizzarrirsi in bici. C'è chi vive sentendosi in prigione, fregandosene di “turisti e tonni”: sogna tutti i giorni di andarsene via, di scappare lontano. I vecchi sanno che non potrà che tornare indietro: va sempre così. A questo punto scatta un'ellissi. La vita s'è fatta adulta e prosaica: “dovevo andare via”, scrive il narratore, “così ho fatto, sempre col ricordo di quegli anni, ricordi in poesia, bugiardi di nostalgia, col bisogno di andare e il dolore di non poter restare” (p. 21), e forse i ricordi di adolescenza dorata esistono post grave selezione (“il ricordo cancella i pomeriggi a casa e le sere da carcerati d'inverno, la memoria ti fa disonesto”, p. 23). Sicuramente magnifico e vero è il ricordo del fraterno amico Claudio, che ha accompagnato per tutta la vita il narratore come un amante e un padre al contempo – come il padre perduto e abiurato. L'omosessualità è stato un sospetto scacciato, le scelte di vita divergenti, il ritorno alle origini differito; Claudio ha aperto una trattoria nell'isola, il narratore sembra viverla ovunque vada. Nostalgia d'una bellezza assoluta, autentica.
“Islington” è un mediocre dialogo di una coppia matura: praticamente un esercizio di stile senza troppa anima. Trascurabile. “Libera i cani” è la storia di Elias, che aveva lasciato l'isola quand'era troppo giovane: negli anni, ha imparato “a non pensare alle persone lasciate e a dimenticare la sua città di sole e le spiagge bianchissime della sua terra” (p. 70). Il padre va a trovarlo, qualche anno dopo la sua partenza. Elias ormai giurava di aver cancellato tutto, che niente del passato potesse tornare a essere “vero, doloroso e vicino”; era sopravvissuto di stenti nei primi anni londinesi, consolandosi appena per la compagnia di qualche sardo. La visita del padre significa ricordare la ragione della sua fuga; la fine del matrimonio dei suoi; il desiderio terribile di troncare le radici, di assumere un'altra identità, altrove. Ad ascoltare la rabbia del narratore, e la sua paura, una donna.
“Autunno” è la sintetica e allegorica uscita di scena di un artista malato, tornato nell'isola, malinconico per la fine prossima ma fiducioso nel futuro della sua terra, e nella bellezza delle sue donne. “Il congiacente” è una parentesi rosa e un po' grottesca, malinconia d'amori perduti o compromessi dalla menzogna, dall'appartenenza doppia, dalla gelosia dei rivali.
Veniamo al sesto pezzo, “Sud”, elegia d'una donna lontana e amata, malinconia e blues di un autore post presentazione. Siamo sempre dalle parti dell'esercizio di stile. “El Presidente” è una satira d'un personaggio facilmente riconoscibile, padrone di molte imprese e premier d'una (ex) Repubblica, ambientata in Sudamerica: uno strisciante amorazzo accompagna il presidente al golpe, col beneplacito della Casa Bianca, e naturalmente l'infame la sfanga, scappando in elicottero (proprio come quando, negli anni Ottanta...).
Infine, “Candele”: la favoletta romantica d'uno scrittore triste e solitario (incredibile, no? Uno non direbbe mai che...) che trova magia e consolazione in una cenetta con Mila e nelle stupende e arcane candele comprate nel pomeriggio. Gentile e leziosa conclusione d'un buon quaderno di prose, senza pretese diverse da un generico intrattenimento, senza spessore e senza nerbo, con l'eccezione almeno del primo racconto, “Aprile”, e di “Libera i cani”. Tutto qua.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Flavio Soriga (Uta, 1975), giornalista e scrittore sardo, laureato in Scienze Politiche. “Diavoli di Nuraiò” è la sua opera prima.
Flavio Soriga, “L'amore a Londra e in altri luoghi”, Bompiani, Milano 2009. Collana “Narratori italiani”.
Approfondimento in rete: Wiki it
Gianfranco Franchi, aprile 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.