Iperborea
1999
9788870910827
“Quando Hamsun diede alle stampe nella sua veste definitiva la novella 'Dronningen av Saba' ('La Regina di Saba') inserendola nella raccolta 'Siesta', si trovava in un momento di verifica creativa: in quell’eclettico periodo che (…) è stato interpretato come stadio di transizione tra la fase ‘psicologica’ e quella più matura. Prescindendo da 'Victoria' (1898), gli anni che intercorrono tra 'Pan' (1894) e 'Sognatori' (1904) sono stati definiti di riflessione nell’attesa di un ritorno al genere a lui più congeniale, il romanzo” (Paterniti, Postfazione, p. 45).
È una riflessione che origina un racconto lungo che concentra e sintetizza tematiche e topoi cari alla narrativa hamsuniana: protagonista è il romantico e anarchico viandante che va vagabondando, senza destinazione apparente, badando a fermarsi soltanto quando si rompono le scarpe; si respirano un’inquietudine e una frenesia febbrili, in questa circostanza stemperate da ironia e una sorta di straniante “compiacimento del rovescio della sorte”; l’esistenza si configura come battaglia per una conquista d’una felicità o d’una gioia che è impossibile conoscere e vivere – e il protagonista accetta sofferenze e frustrazione con uno strano fatalismo.
In questo libro, è una donna a costituire l’oggetto del desiderio, e l’origine della rottura del (fragile) equilibrio del vagabondo: il simbolismo è piuttosto immediato (bellezza pura: si tende a, s’aspira a, si sogna d’averla per dominarla e dominarsi: invano. È puro ideale, si sfiora e non si può imprigionare. Esiste per essere contemplata e per essere desiderata: per accecare e per costringere alla ricerca), la narrazione leggera e grottesca, l’esito previsto. Non per questo, meno godibile.
La storia è suddivisa in due parti: la prima, ambientata nel 1888, descrive il primo incontro dell’io narrante, vagabondo norvegese in cerca d’avventure e d’esperienze nella “rivale” Svezia, con la splendida adolescente dal portamento regale. Knut si trova in una locanda, ha assolutamente bisogno di riposo ma l’albergatrice non può trovargli una sistemazione; stremato, sta quasi per accettare l’idea di tornare a camminare per miglia e miglia, quando una sconosciuta di meraviglioso aspetto, con franca spontaneità, rinuncia alla sua camera pur di poterlo aiutare. L’incontro – e un successivo colloquio, naturalmente accompagnato da un piccolo incidente – ha il sapore del colpo di fulmine. Knut si risveglia, il mattino seguente, convinto di poterla rivedere e di poterle parlare ancora: è convinto che non possa che trattarsi del principio d’un grande amore. Si guarda attorno, invano.
Lei è partita. “Ammutolisco. Naturalmente non mi aveva lasciato neppure una lettera, un biglietto; rimasi talmente abbattuto che non domandai nemmeno il suo nome, tutto mi era diventato indifferente. No, non si dovrebbe fare neanche il più piccolo conto sulla fedeltà di una donna. Vagai fino a Göteborg con lo sguardo spento e il cuore ferito” (p. 18).
Là Julius Kronberg sta esponendo la sua nuova tela, “La Regina di Saba”. Knut deve scrivere un articolo sulla mostra. Non ha dubbi: quel quadro raffigura la sua misteriosa musa. È di lei che scrive, nella recensione: della luce che ha rapito tutti i suoi pensieri (ha una fossetta sul mento: è divina). Passiamo così alla seconda parte, ambientata quattro anni più tardi, nel 1892. Knut viaggia da Copenaghen a Malmö. Prende alloggio, vagabonda un po’ per la città, quando, proprio nei pressi della stazione…“a un tratto vedo un volto su un treno che sta per partire, e il volto si gira verso di me, due occhi mi fissano – oddio, è la Regina di Saba!
Salto all’istante anch’io sul treno e qualche secondo dopo partiamo” (p. 21)…fino a Kalmar, sulle rive del Baltico: rinunciando a tutto quel che avrebbe dovuto fare a Malmö, pagando una serie sconfinata di multe ai controllori, incontrando una stravagante e fastidiosa umanità, ritrovandosi infine a pochi passi di distanza dal sogno. Lei cammina con un ragazzo al suo fianco – Knut è convinto che sia il fratello, e s’avvicina, fiducioso, blaterando che solo qualche anno prima…(no, non sembra proprio essere il fratello).
Novelletta leggera, “La Regina di Saba” è un divertissement del grande Hamsun: leziosetto gioco letterario destinato ai suoi fedelissimi cultori, e a qualche neofita in cerca d’un buon libretto d’occasione – si presta a essere discreto e non troppo ermetico omaggio per quegli amici esteti che millantano miracolose epifanie di bellezze troppo presto, e inevitabilmente, perdute.
Più probabilmente, varrà – nel tempo – come testimonianza e memoria dell’apprezzamento, da parte d’una minoranza di intellettuali coevi non allineati come Hamsun, per l’opera d’un pittore affascinante e incompreso: il tradizionalista Kronberg (infine, ammetto – giurerei che quel volto…)...
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Knut Pedersen, alias Hamsun (Garmostræde, presso Lom, Gulbrandsdal, Norvegia 1859 – Nørholm, Grimstad, 1952), romanziere, poeta, recensore, polemista e drammaturgo norvegese, autodidatta. Premio Nobel per la Letteratura 1920.
Knut Hamsun, “La Regina di Saba”, Iperborea, Milano, 1999.
Traduzione del Laboratorio Iperborea: Monica Corbetta, Simona Colombo, Cristina Falcinella, Camilla Fosso, Emanuela Prandi, Giovanna Paterniti, Michela Zurra. Postfazione di Giovanna Paterniti.
Prima edizione: “Dronningen av Saba”, Oslo, 1897.
Approfondimento in rete: Knut Hamsun Online.
Bibliografia critica consigliata: fondamentali le pagine di Claudio Magris: “Fra le crepe dell’io”, in “L’anello di Clarisse”, Einaudi, Torino, 1984.
Gianfranco Franchi, febbraio 2005.
Prima pubblicazione, Lankelot.
Discreto divertissement di Hamsun…