Transeuropa
2011
9788875801342
L'opera prima di Marco Mantello, scrittore romano classe 1972, è una sanguigna tragicommedia generazionale, caustica e distruttiva e capziosetta, politicamente sbilanciata su un radicale antagonismo, fondata sulla robusta contrapposizione tra un padre narciso, scrittore e intellettuale apprezzato e riconosciuto, ma in piena crisi sentimentale-esistenziale, e un figlio, amorfo e inquieto e quando autodistruttivo quando incosciente, mezzo bambacione, come diremmo a Roma [altro che bamboccione: è proprio “bambacione” la parola che quel ministro ulivista non seppe dire, forse per pudore borghese].
Strutturalmente, il romanzo poggia su una cornice leziosetta e divertente, viatico al discreto e scolastico colpo di teatro finale. Stilisticamente, Mantello mostra una scrittura nervosa e irregolare, non estranea a strappi [ritmici: logici] e calibrata su una fitta serie di dialoghi, a volte eccessivamente carichi [di pretesa: di parlato]. Il titolo è potentissimo, invece, e intriso di Zeitgeist. Mantello finisce per sprigionarlo subito, sin dalle prime battute: come fosse una didascalia.
“La rabbia è un sentimento talmente centrale che non ha davvero bisogno di un cartellone per cerebrarlo: è il metro su cui misuri le ingiustizie patite sulla tua pelle sgrugnata di bimbo, l'unità di tempo che scandisce le tue giornate fatte di divieti incomprensibili da parte degli adulti, di cattiverie perpetrate dai finti amichetti [...]”.
E la rabbia è quella di una generazione vecchia e ormai impotente, erede di un passato che non può tornare, e non ci si riesce a scrollare di dosso, invecchiando, e quella di una generazione che più di passaggio non si può, come quella del figlio, Filippo Van Sandt: uno che non ha coraggio delle sue azioni, e a volte nemmeno coscienza; uno che poteva essere qualcosa di ben diverso, e ha finito per inciampare in se stesso.
La copertina di Floriane Pouillot ruba lo sguardo e rimane impressa – a quella copertina sono tornato spesso negli intervalli di lettura. L'anima della nuova Transeuropa, Giulio Milani, aveva anticipato la pubblicazione del libro in un'intervista rilasciata ad “Affari Italiani” diversi mesi fa, scrivendo che “si tratta di un romanzo impietoso e lucidissimo, dove sono i rapporti di potere, con le loro regole silenziosamente accettate, a sostituire i rapporti affettivi; e a diventare rabbia, appunto, nel solco di una tradizione linguistica e polemica che guarda a Gadda, Arbasino, Landolfi fra i riferimenti più noti”.
Personalmente non ho trovato traccia di Landolfi, se non del Landolfi ingolfato nei suoi ripetitivi e torrenziali diari narrativi, e nemmeno del ben distante – da ogni punto di vista: estetico, politico in primis – Gadda, a essere onesto: qualcosa di arbasiniano invece sì, nelle invettive politiche e nel polemismo caciarone, nella pretesa di rappresentare qualcosa che vada ben al di là della sterile invettiva personale. La pretesa, a volte, basta. Ampiamente evitabili le pizzicate di Mantello al circo editoriale e alle sue logiche e alle sue prassi: quella è satira stanca, negli anni Dieci, da stanco epigono. Indovinate e malate, invece, le allegoriche epifanie canine.
Un esordio interessante.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Marco Mantello (Roma, 1972), poeta e scrittore italiano. Ha collaborato con “Liberazione”, “Nuovi argomenti” e “Nazione Indiana”.
Marco Mantello, “La rabbia”, Transeuropa, 2011. Copertina di Floriane Pouillot. ISBN: 9788875801342
Gianfranco Franchi, agosto 2011.
Prima pubblicazione: Lankelot.