Il Saggiatore
2014
9788842820116
Prima edizione italiana dell'opera prima di Osip Mandel'ŝtam, a centouno anni di distanza dalla sua originaria apparizione in patria, “La pietra” è l'espressione della sensibilità di un poeta russo di sangue polacco, nato a Varsavia e cresciuto a San Pietroburgo, ebreo convertito al cristianesimo, letterato intriso di nostalgia per la classicità; Mandel'ŝtam sapeva essere poeta elegiaco delle cose quotidiane, ma dalla quotidianità della sua epoca fu assassinato; martire del comunismo, morì in un gulag siberiano negli anni Trenta. Franco nemico del “montanaro del Cremlino”, aveva già riconosciuto e denunciato la sua inclinazione all'assassinio: “Ogni morte è una fragola per la bocca di lui”, scriveva nella famigerata “Viviamo senza neanche l'odore del paese”. Osip era uno che nella “prigione del mondo” si sentiva giardiniere e fiore allo stesso tempo; “povero come la natura, semplice come i cieli” tutti invidiava di nascosto, e di tutti di nascosto s'innamorava. Non credeva nella retorica e non agognava il paradiso: bruciava come un cero, scrive, “nel meriggio scialbo”.
Gianfranco Lauretano, traduttore e curatore dell'opera per la risorta collana “Le silerchie” del Saggiatore, riconosce in questa raccolta “solennità”: un “tono particolare, squisitamente classico ed equilibrato”; per Sergej Averincev, “la solennità del primo Mandel'ŝtam si combina col ritmo lento del verso e suscita l'impressione di uno sguardo svagato che guarda attraverso le cose”. L'esito, come in ogni opera prima che si rispetti, è diseguale, ma non di rado affascinante, o emozionante. L'edizione italiana ha tenuto, come riferimento, le due edizioni critiche apparse in Russia nel 1990 e nel 2001; in appendice, gli appassionati e i cultori potranno trovare ogni notizia rilevante sul processo compositivo dell'opera, sulle sue diverse edizioni e sulla sua fortuna in un saggio, completo di annotazioni sulle precedenti traduzioni italiane di scritti di Mandel'ŝtam.
Gianfranco Franchi, luglio 2014
Prima pubblicazione: Mangialibri
Non credeva nella retorica e non agognava il paradiso: bruciava come un cero, scrive, “nel meriggio scialbo”.