Coniglio Editore
2011
9788860632906
“La morte viola (racconti 1901-1908)” è una rara e preziosa antologia di 27 racconti di Gustav Meyrink (1868-1932), artista gotico, ricercatore spirituale, universalmente apprezzato per “Il Golem” e “Il volto verde” (1916). I pezzi sono stati tratti da “Des deutschen Spiessers Wunderhorn. Gesammelte Novellen”, originariamente edito da Langen a Monaco nel 1913, completo dei racconti apparsi sulla rivista “Simplicissimus” e di vari inediti. Si tratta quindi, filologicamente parlando, dei lavori prodromici al “Golem” (1914). Curatela d'eccezione: a firmarla, l'esperto di fantastico per eccellenza, Gianfranco De Turris. Introduce il professore: questi racconti sono classificabili in genere come “grotteschi”, cioè “paradossali, bizzarri, fantasticamente deformati, abnormi, sottesi quasi sempre a un effetto tragicomico. Al centro della vicenda spesso e volentieri un deutsche Spiesser, un piccolo borghese tedesco, con tutta la sua grettezza, la sua limitatezza, i suoi pregiudizi, il suo filisteismo. Il titolo è un'evidente parodia di 'Dan Knaben Wunderhorn', raccolta di canti e versi popolari tedeschi dal Medio Evo al XVIII secolo compilata nel 1806 da Achim von Arnim e Clemens Brentano (…), 'Il corno magico del fanciullo'. Il titolo scelto da Meyrink significa invece 'Il corno magico del piccolo borghese tedesco', proprio perché riunisce le vicende della breve epopea novecentesca della middle class guglielmina” (p. 255).
Non mancano – è bene segnalarlo a beneficio dei neofiti – esercizi di stile, sketch ed episodi un po' involuti; è saggio considerare “La morte viola” come un quaderno autoriale d'un esordiente pieno di inventiva e di talento, ma ancora inevitabilmente grezzo. Tutto quel che il lettore di Meyrink può ragionevolmente attendersi, fantasie bizzarre, allucinazioni, illuminazioni, realtà tinta di sogno, appare e si ripete racconto dopo racconto.
L'opera è completa di una intervista rilasciata da Meyrink nel 1931, con tanto di (rara) descrizione dell'artista: incontriamolo anche noi, almeno con la fantasia: “Un signore dal viso stretto, dai lineamenti delicati, baffetti grigi sul labbro superiore, magro e leggermente più alto della media; lo sguardo penetrante eppure gentile dei suoi occhi che osservano indagatori. Zoppica un po' con il piede destro. Il suo aspetto è più quello di un uomo di mondo che dell'uomo di lettere, o addirittura del mistico” (p. 238).
Secondo De Turris, la verve narrativa di Meyrink prende quattro direzioni: nella prima, il grottesco vince sul fantastico, con ricco capovolgimento satirico della vicenda narrata; nella seconda, l'artista racconta favole o apologhi grotteschi, protagonisti spesso gli animali; nella terza, punta non al messaggio “sociale”, ma “etico-morale” o “religioso-spirituale”, senza nessuna ironia; nella quarta, rivela segreti esoterici servendosi d'una narrazione fantastica o macabra.
Entriamo nel vivo dei racconti. Naturalmente ne scelgo soltanto qualcuno, a titolo esemplificativo. Incipit è “Il soldato bollente” (“Der Heisse Soldat”, Simplicissimus 29, 1901), appartenente alla prima direzione indicata da GDT: si tratta della tragicomica vicenda d'un giovane boemo e d'una sua strana malattia, utile tuttavia per cuocere il pollame su di lui. Non è autocombustione ma poco ci manca. Perplessità dei dottori. “Il preparato anatomico” (“Das Praparat”, Simplicissimus 12, 1903) è la storia (classica, e misterica) d'una testa che continua a vivere post mortem d'un cadavere; il pensiero va subito al leggendario bafometto. “Decadenza” (“Der Untergang”, in Der Liebe Augustin, 12, 1904) è la storia d'un cittadino ipersensibile, diventato un po' stravagante dopo un misterioso incontro con un profeta. Riesce a parlare con le forme della natura in una lingua segreta, ma è troppo debole per sopportare l'iniziazione. Ne verrà travolto. Succede. “Malato” (“Krank”, in “Orchideen. Sonderbare Geschichten”, 1904) è l'allucinazione empatica d'essere come un ragazzino malato incontrato in sanatorio, pieno di orrore per il proprio destino segnato.
“La morte viola” (“Der violette Tod”, Simplicissimus 36, 1902) è la storia d'un suono – d'una parola – che pronunciato in Tibet prende e va a disintegrare gli esseri umani, generando qualche decennio più tardi una nuova generazione di sordomuti, e gli otorini a governare il mondo.
“Petrolio! Petrolio!” (“Petroleum, petroleum”, Simplicissimus 35, 1902) è un'intelligente satira della smania di petrolio che confonde i potenti e determina e domina le sorti delle nazioni di tutto il mondo.
“Terrore” (“Der Schrecken”, Simplicissimus 12, 1902) è la fiacca, manierista descrizione dell'angoscia d'un condannato a morte. “Buddha è il mio rifugio” (“Der Buddha ist meine Zuflucht”, Simplicissimus 16, 1906) è una deliziosa favola buddhista. La morale della favola – potrebbe valere per l'opera tutta, e in generale per descrivere il senso della ricerca di Meyrink – è l'incontro con la luce della conoscenza: “suoni sconosciuti, impercettibili, ultraterreni sono la causa di questi fiocchi, di queste stelle, sono la causa della natura, la causa di tutte le forme, di tutti gli esseri e di tutte le cose, sono la causa di questo mondo. Si rese conto che non questo nostro mondo è il mondo reale e che questo non è il mondo reale senza principio, senza fine e senza rinascita” (p. 191).
Una ristampa ragionata – magari completa di tutte e 53 le storie pubblicate nell'originale tedesco, e di qualche sorprendente inedito – sarebbe necessaria. Attendiamo con viva fiducia.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Gustav Meyer, alias Gustav Meyrink (Vienna, 1868- Starnberg, Baviera 1932). Romanziere e occultista austriaco. Studiò tra Monaco, Amburgo e Praga, dove visse per molti anni. Fondò la Loggia teosofica di Praga “Zum blauen stern” nel 1891. Iniziò la sua attività letteraria nel 1901, collaborando a “Simplicissimus”, dove pubblicò le prime novelle, già contraddistinte da una vena grottesca. Il suo primo romanzo, “Il Golem”, risale al 1915.
Gustav Meyrink, “La morte viola”, Gienne Books, La Spezia 2002. Postfazione di Gianfranco De Turris.
Prima edizione: “Des deutschen Spiessers Wunderhorn. Gesammelte Novellen”, Munich, 1913.
Gianfranco Franchi, febbraio 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot
Rara e preziosa antologia di 27 racconti di Gustav Meyrink…