Piano B Edizioni
2011
9788896665336
Lotta contro le ingiustizie, combatti la menzogna, non aver paura di essere forte: rifiuta i compromessi, opponiti alle astuzie e ai sotterfugi, rivendica la verità – per quanto ti sia possibile riconoscerla – e rigenerati dedicandoti allo studio delle arti e delle scienze. Vivi con intensità, nemico dei pregiudizi e delle false morali borghesi. Non abiurare la tua essenza. E che il tuo egoismo sia sempre altruista: come è scritto nell'essenza e nella storia autentica della tua razza – la razza umana. Kropotkin così rinnovava, nel 1890, la magnifica lezione di Max Stirner, in un libello di meditazioni e considerazioni pieno di amore, umanità, vivacità intellettuale e speranza nel futuro. Spesso l'amore per gli esseri umani è così grande, nel filosofo russo, che piomba in un'innocenza fragilissima e dolce; una fiducia del genere nei propri simili è disorientante, è di una grandezza folle, è intensa e commovente e destabilizzante: più ancora per noi italiani, cresciuti ed educati in una società gretta, corrotta e clientelare, massacrata da un associazionismo, istituzionale o clandestino, speculare e omicida – della libertà, della diversità, dell'individualismo sano. Ma forse proprio per questo è necessario, perché scuote il lettore e inietta una fiducia straordinaria nella capacità di cambiare il presente e di incidere, assieme ai propri simili, di incidere armoniosamente nel futuro.
“Non rinunciamo alla nostra capacità di amare ciò che ci pare buono e di odiare ciò che ci pare cattivo. Amare e odiare: proprio perché non si può saper amare senza saper odiare. Non chiediamo che una cosa: eliminare tutto quanto, nell'attuale società, impedisca il libero sviluppo di questi due sentimenti, tutto quel che travia il nostro giudizio: lo Stato, la Chiesa, lo sfruttamento; il giudice, il prete, il governo e lo sfruttatore” (“La morale anarchica”, p. 41).
Scriveva Kropotkin che autorità e servilismo vanno sempre di pari passo, e che nella storia del pensiero umano, come nelle oscillazioni del pendolo, esiste un momento in cui una nuova generazione si scuote dal torpore e si domanda che senso abbia qualsiasi morale, non soltanto quella borghese. Quella nuova generazione rifiuta tanto la spiritualità della Bibbia quanto l'imperativo categorico kantiano; tutto quel che considera pregiudizio – derivato dall'educazione o dalle interazioni con una società – deve venire spazzato via.
E allora, finalmente, ci si riconosce nella filosofia anarchica: “Non chinarsi davanti a nessuna autorità, per quanto rispettata; non accettare nessun principio, finché non sia stabilito dalla ragione” (p. 14). Ogni volta che una società si disgrega, una nuova gioventù spezza “le vecchie forme economiche, politiche, morali per far germogliare una nuova esistenza. Che importa se questo o quello cade nella lotta? La linfa vitale sale sempre! Vivere significa fiorire, a qualunque costo. E senza rimpianti” (p. 50).
Scriveva Kropotkin che non esistono angeli e demoni, né conflitti tra coscienza e carne, o tra anima e passioni: ogni azione deriva dalla ricerca del piacere, dall'egoismo: dalla necessità di soddisfare un'esigenza della propria natura, altruistica o meno essa sia. “L'idea del bene e del male non ha nulla da spartire con la religione o con la coscienza misteriosa; è un bisogno naturale delle razze animali. E quando i fondatori delle religioni, i filosofi e i moralisti ci parlano di entità divine e metafisiche, non fanno che ripetere ciò che ogni formica e ogni passero praticano nelle loro piccole società. Questa cosa è utile alla società? Allora è buona. È nociva? Allora è cattiva” (p. 26).
La solidarietà è un istinto innato: “Una legge, cioè un fatto generale, della natura”. Fare agli altri ciò che vorremmo gli altri facessero per noi è una questione di buonsenso, serve a stabilire o a ripristinare un'abitudine destinata a fertilizzare la società e plasmare l'argilla del tempo nostro. Il sentimento morale di ogni individuo dipende dalla sua capacità di simulare l'alterità: dalla sua immaginazione, dalla sua empatia (p. 30).
L'individuo non va piegato all'ideale, deve essere libero: totalmente libero. Come scriveva Fourier, in una società libera le sue passioni non rappresenteranno nessun pericolo (p. 44). Capitalismo, religione, giustizia e governo corrompono la libertà e alterano l'essenza dell'identità individuale. Che non può essere totalmente egoista – come già insegnava Stirner – perché il piacere puro dell'individuo sta nell'altruismo e la natura è solidale: questo è il segreto dell'egoismo autentico. L'unione degli egoisti opera per il bene comune. L'individuo coincide con la specie: l'individuo è la specie.
“L'individualismo non contempla la creazione di una massa di schiavi al servizio dello Stato. Nemmeno implica l'aggressione del proprio simile”, confermerà e ribadirà il filosofo in una Lettera a Nettlau del 5 marzo 1902, tradotta nell'introduzione della Bedogni.
Insegna infine Kropotkin: l'uguaglianza nei rapporti reciproci e la solidarietà che necessariamente ne deriva sono l'arma più potente del mondo animale nella lotta per l'esistenza (p. 35). Armiamoci di questa coscienza, allora, e quest'oggi ripartiamo con un sorriso convinto rivolto al futuro.
Ursula Bedogni: “Negli ultimi anni della sua vita, mentre la dittatura bolscevica lo obbligava a ritirarsi nel villaggio di Dmitrov, Kropotkin cominciò a elaborare in modo sistematico la sua filosofia morale, solamente abbozzata negli innumerevoli articoli e pamphlet pubblicati in Francia e in Inghilterra (tra cui, nel 1890, “La morale anarchica”), durante l'esilio a cui era stato costretto dal regime zarista” (p. 5) – ostile allo zar, ostile ai bolscevichi: come può non essermi amico?
Vi lascio con un ultimo invito dell'aristocratico anarchico russo, sperando possa essere maestro nei momenti di malinconia o di depressione o di sfiducia. Chiamatelo “imperativo categorico”, se vi pare. “Sii forte! Trabocca di energia passionale e intellettuale e riverserai sugli altri la tua intelligenza, il tuo amore, la tua forza d'azione! Ecco a cosa si riduce tutto l'insegnamento morale, senza le ipocrisie dell'ascetismo orientale”. Punto, punto a capo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Pëtr Alekseevič Kropotkin (Mosca, 1842 – Dmitrov, 1921), filosofo anarchico di sangue aristocratico; fu cosacco.
Kropotkin, “La morale anarchica”, Stampa Alternativa, Viterbo 1999. Traduzione e introduzione di Ursula Bedogni. Collana: Margini, 3.
Oggi in Piano B Edizioni, 2011.
Prima edizione: 1890.
Gianfranco Franchi, marzo 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.