Neo Edizioni
2009
9788896176047
Un libro di poesie d'un autore esordiente. Outsider, emigrato da poco a Barcelona. Un libro di poesie d'un autore esordiente, outsider, pubblicato da una piccola casa editrice, sostanzialmente neonata, naturalmente outsider, voce libera e coraggiosa della cittadina di Castel di Sangro, Neo Edizioni. Quanto basta per pensare che abbiamo per le mani o un atto di straordinario coraggio, o un suicidio spettacolare. Studiato con metodo: ben calibrato. Eppure. Eppure, a ben pensarci. Con la fame che c'è di vera piccola editoria di qualità e di progetto dedicata alla poesia, ci sta, come rischio. Perché magari Neo Edizioni pubblicheranno un libro di poesia l'anno – ma sarà pieno di vita, e di personalità, e di senso. E in tanti vorranno misurarsi con un vero piccolo editore di qualità e di progetto consacrato (anche) alla poesia.
Perché scrivo di un libro di versi, dopo tanto tempo? Sono un poeta morto, non ho più niente da dire, in versi. Naturalmente non compro più libri di poesia da qualche anno, dopo essermene nutrito tanto a fondo per tanti anni. Perché mi sblocco, per una volta, proprio con questo? Non è solo per il titolo divertente (“La mia Waterloo ventricolare”), e non è solo per la gran bella copertina. È che m'è sinceramente piaciuta l'idea: m'è piaciuto lo spirito: m'ha divertito la confezione del libro, più da romanzo, per dire. Mi piace il fatto che in questo Paese che sta andando a remengo, nel 2010, massacrato da vent'anni di berlusconismo e da una crisi economica galoppante che non ha ancora finito di fare danni, e di farci piangere e incazzare, ci sia un editore piccolo, misconosciuto, innamorato del suo mestiere e dell'idea di pubblicare vera letteratura e fare vero scouting e non di guadagnare milioni di euro, ma di vivere con dignità e compostezza, che prende e investe tempo denaro passione sangue e tutto quanto su un libro. Di poesia. Di un italiano. Esordiente. Sconosciuto.
Fantastico, questo è lo spirito. Mai domi. Non ci avrete mai. Fino all'ultimo respiro. Ho guardato questo libro. Ho guardato l'editore, alla Fiera di Pisa, e c'ho parlato un po'. Abbiamo bevuto un bicchiere di buon vino. Mi sono ricordato delle ultime quattro chiacchiere, alla Fiera di Torino. Ho contato i libri che alla Neo hanno scelto di pubblicare nei primi anni: pochissimi, ma sono quelli e stop. Loro, veri. Naturalmente, m'è venuta voglia di leggere il loro libro di poesia.
**
“Penso che scrivere poesie sia un po' come andare a pesca di cefali: richiede calma, spirito di osservazione e capacità di azione rapida quando le circostanze sono favorevoli. Le poesie sono cefali, mi dico, che si aggirano nel mare di parole. Stanno lì, a pochi metri da noi, le possiamo vedere sotto il pelo dell'acqua, le possiamo quasi toccare ma, come i cefali, sono diffidenti e astute […]. Domani sarà un altro giorno di pesca perché le poesie non finiscono mai e, come i cefali, nascono ogni giorno” (Di Egidio, postfazione a “La mia Waterloo ventricolare”, p. 132).
Raccolta d'esordio di Roberto Di Egidio, poeta abruzzese nato negli anni Settanta, da qualche tempo catalano d'adozione, “La mia Waterloo ventricolare” (Neo, dicembre 2009) è un libro scintillante di vitalità e di personalità. Niente avanguardia, niente accademismi, tanto sentimento e un sano retrogusto pop. Con diverse sorprese, e una buona didascalia sulla leggerezza calviniana. Il testo è strutturato in quattro parti: “Cefali”, “Il sesso, l'amore, l'odio e la mancanza”, “A”, “Haiku in versi liberi”. L'incipit di “Cefali” ha un titolo gaberiano e sorridente (“Shampoo”) ma canta una storia che non fa sorridere affatto. C'è un flacone quasi vuoto d'uno shampoo, e sin qua uno pensa – cosa potrà succedere, un omaggio al primo Nove? Sbagliato – che galleggia nella vasca da bagno, ma l'onda che accelera il suo corso non dipende dalle mani dell'artista. Dipende da un terremoto che sta scuotendo la penisola. Non stupisce che il poeta voglia chiamarlo “eroico naviglio di plastica”. Sta parlando d'altro. Quando invece si vira sul puro surrealismo, come in “Bar dello sport”, laddove la rappresentazione dell'alienazione mescola il piano della realtà vissuta con quello della realtà teletrasmessa in tv, Di Egidio mostra una notevole capacità immaginifica, e una bella visionarietà. Si direbbe proprio che la televisione nasconda qualcosa di particolarmente malato (che sia l'ultraliberismo o forzaitalia è una mia congettura rapsodica), stando a quanto leggiamo nell'allucinato e sottilmente allegorico “Un fatto conclamato”, che mi ha ricordato qualche scena (atmosfera) da quel gran film che era “Requiem for a Dream” (la vicenda della donna che troppo stava dimagrendo: perché doveva finire in tv). Quando il poeta abruzzese diventa visivo (“Lago”) è come se scivolasse nella maniera, al limite con un pizzico di spiritualità irrisolta (“Medusa inconsapevole”). Curioso.
Satira politica dai discreti esiti in “Mondo occidentale”, con interessante distico ex pubblicitario in clausola (“una democrazia per molti / ma non per tutti”); favolistica e apodittica, ma indovinata, la satira ecologista di “Monoparticelle”.
Fascinosa invenzione con reminiscenze da “Flatlandia”, invece, in “Sinusoide”. Così: “il primo teorema / della geometria creativa / dice che / la distanza più breve / tra il punto A / e il punto B / è una retta / ma nulla crea / maggiore meraviglia / del vagare / su una sinusoide / dimentichi di A / fantasticando su B”.
Veniamo alla seconda sezione, l'erotica (non proprio non sempre sentimentale) “Il sesso, l'amore, l'odio e la mancanza”. Si parte con un calembour un po' facilotto (“Ti ricordi”), si rimane sul discreto esercizio di stile (“Medico condotto”): registriamo un momento gotico (allucinato) di buona fattura (il fumettistico “Angelo custode”) e un'altra riuscita provocazione (“Il vicino”). Non manca qualche episodio di onesta e ludica autoreferenzialità (“Amore a 28 e otto”), adatto – non ci piove – a una performance dal vivo. Poco più. Passiamo alla terza dimensione, quella delle poesie con dedica, chiamata – giustamente - “A”. Travolgente l'omaggio alla mamma, in apertura. Lirico, espressivo, appassionato. Uno s'illude che quella sia la linea, invece sorpresa: Di Egidio prende e saluta Bo e Luke, creature catodiche prigioniere degli anni Ottanta, e poi – per dire – Charlie Parker, e il caduto Actarus (piacerebbe a Morici), e Che Guevara costretto a trasformarsi in una maglietta (e a morire lì, per sempre) e ancora il grande Syd Barrett. Una galleria personalissima, cupa quando serve, sferzante, divertente. Gli sberleffi a Leopardi e Ungaretti sarebbero un po' gratuiti se fossero decontestualizzati, per non tacere della poesia dedicata al contemporaneo vivente (!) Valerio Magrelli.
“Haiku”. Sì, in versi liberi. Quindi diciamo “Haiku italiani”, diciamo “haiku, dai, per capirci”, sin dall'incipit: “nero su bianco / in barba alla metrica / scrivo il mio haiku”. Li leggevo e pensavo a “Fight Club”, non so se ricordate il primo piano di Edward Norton mentre commenta gli haiku spediti ai colleghi, in azienda. A me è rimasto molto impresso. A Norton sarebbe piaciuto questo: “un tipo dagli occhi rossi / a sedare una rissa di giorno / tra ubriachi di notte” (“haiku n. 9”). Di Egidio ci racconta “due damerini / corrono in bianco e nero / in una foto da bambini” e noi torniamo indietro nel tempo – alle foto stampate sotto casa, e prima ancora alle foto stampate sotto casa ma in bianco e nero. Chi sono quei damerini, magari papà o zio con un amico. Per dire. Haiku indovinato. Come questo: “la primavera / soffre il solletico / dicono i pini”. Ti restituisce alla terra, ti restituisce lo sguardo poggiato su quel che ha senso (la natura, e la sua rabbia, e la sua incoscienza: e noi che non capiamo quella lingua, e forse è giusto così).
E poi, tutto a un tratto, “haiku n. 21”. “Un pesce palla / si gonfia per l'estate / e gli altri ridono”. Questa è ispirazione. E per me questo libro e tutta la storia che v'ho raccontato in apertura sono poesia. Italiana. Quella vera, che non leggo più da un pezzo e figuriamoci se ho voglia di scriverne. Ecco, m'è tornata.
Bravi.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Roberto Di Egidio (Abruzzo, anni Settanta), scrittore e poeta italiano. Ha studiato Filosofia a Bologna. Vive e lavora a Barcelona.
Roberto Di Egidio, “La mia Waterloo ventricolare”, Neo, Castel di Sangro, 2009. Postfazione dell'artista. Collana “Intimate”, 1.
Gianfranco Franchi, ottobre 2010.
Prima pubblicazione: Lankelot.
Un libro di poesie d’un autore esordiente. Outsider, emigrato da poco a Barcelona. Un libro di poesie d’un autore esordiente, outsider, pubblicato da una piccola casa editrice, sostanzialmente neonata, naturalmente outsider…