Mondadori
2007
9788804567905
“La luna è tramontata” (“The Moon is Down”, 1942), è il romanzo della sofferenza di un popolo e di una nazione occupata, in tempo di guerra. Steinbeck sembra non voler dare riferimenti precisi, per suggerire quanto esemplare possa essere la vicenda narrata. Si direbbe tuttavia che si sia dalle parti della Scandinavia, magari in Norvegia, e che gli invasori siano i nazisti tedeschi. È un dramma che noi europei contemporanei ben conosciamo, per via della tragica sorte del collaborazionista Knut Hamsun, allora rinnegato e abiurato dal suo popolo. Sciogliere il mistero, in ogni caso, non ha particolare importanza: questo romanzo serviva, nel 1942, a sollevare il morale delle nazioni europee ferite dalla guerra, e più ancora ad abbracciare quelle saccheggiate e occupate da truppe nemiche; perché non s'arrendessero, perché non piegassero la schiena. Secondo Wikipedia inglese, il titolo del libro deriva dal “Macbeth” di Shakespeare: poco prima che Banquo incontri Macbeth, deciso a uccidere Duncan, domanda a suo figlio, Fleance: "How goes the night, boy?" e Fleance risponde, "The moon is down; I have not heard the clock,", quasi a evocare, simbolicamente, la discesa del male sulla città. Già in passato, Steinbeck aveva omaggiato monumenti della Letteratura Inglese; basti pensare a “In dubious battle”, reminiscenza miltoniana (IT: “La battaglia”).
Questo è il romanzo del sacrificio di un uomo nel nome di un ideale condiviso; in questo senso, restituisce il ricordo di quanto avveniva nel secondo, bellissimo romanzo, l'intenso e mistico “Al Dio sconosciuto”. Il sindaco della cittadina invasa è una figura nobile ed eroica, capace di rinunciare a tutto pur di sincerarsi che la resistenza possa continuare; capace di perdere la vita perché il suo popolo abbia un esempio e un modello da seguire.
È il romanzo del dolore di tutti: dei soldati invasori, che credono di poter essere amati e accolti con riconoscenza, invano, e dei cittadini disperati, che rifiutano di perdere la libertà e l'indipendenza, e non intendono obbedire agli ordini. Possono perdere i loro corpi e le loro vite, ma non la loro dignità. È il romanzo della stupidità e dell'atrocità della guerra... “Che la guerra è tradimento e odio, pasticci di generali incompetenti, tortura, assassinio, disgusto, stanchezza, finché poi è finita e nulla è mutato, se non che c'è una nuova stanchezza, un nuovo odio. Lanser si diceva ch'era un soldato, un uomo che doveva eseguire gli ordini. Non gli spettava far domande o pensare, ma solo eseguire ordini; e si sforzava di mettere da parte i dolorosi ricordi dell'altra guerra e la certezza che anche questa volta sarebbe stata la stessa cosa. Questa guerra sarà diversa, si diceva cinquanta volte al giorno; sarà diversissima” (p. 44). E come no. Diversa, come tutte le guerre nuove, da quelle del passato. Nel numero dei morti, e dei feriti.
“La luna è tramontata” è un paradigma antibellico, e antimilitarista: il suo messaggio, grazie all'assenza di riferimenti puntuali e ineludibili alla contemporaneità (1942), ha mantenuto vivo lo smalto e il tono rabbioso, amaro e drammatico. Il Paese è vinto, la città conquistata, ma l'anima dei cittadini non è prigioniera del nemico. I nemici possono fucilare cittadini innocenti per vendicarsi di una rappresaglia, e possono destituire i leader della loro comunità; tutto questo non piega e non fiacca lo spirito di una nazione, e piuttosto lo infiamma di coraggio e di determinazione. Perché non ci si può consacrare all'unico lavoro impossibile al mondo, all'unica cosa che non si può fare: e cioè, “infrangere per sempre lo spirito dell'uomo” (p. 88). Questo insegna il vecchio sindaco, decidendo di essere fedele al suo popolo e ai suoi ideali. Questo leggiamo, impariamo e tramandiamo agli altri lettori.
E non c'è poesia nella guerra, non c'è allegria, non c'è senso più alto, di missione o di impresa eroica: c'è sangue, disperazione, isolamento; e c'è solitudine, una solitudine micidiale in ognuno dei personaggi, vincitori e vinti, assassini e assassinati, traditori e soldati – in divisa o meno. E c'è odio, un odio che cresce e si fomenta con grande facilità, e si spegne soltanto nelle generazioni, nel tempo. Un odio assurdo, potente, formidabile, che inimica per sempre le culture e cancella il rispetto per gli esseri umani. Quando la luna tramonta, è bene essere consapevoli della necessità del sacrificio di tutto, in nome d'un sogno – in nome dei padri, in nome dei figli. Certe ribellioni non hanno bisogno di leader, hanno bisogno di partecipazione. Certe ribellioni si fondano sulla loro necessità, e cessano soltanto con la fine della minaccia, e della guerra. Il sangue versato, intanto, è come benzina sul fuoco.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
John Steinbeck (Salinas, California, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968), narratore e saggista americano, premio Nobel 1962. Fu pescatore e sterratore, giornalista e corrispondente di guerra.
John Steinbeck, “La luna è tramontata”, Mondadori, Milano 1948. Collana I Libri del Pavone, 294. Traduzione di Giorgio Monicelli.
Prima edizione: “The Moon is Down”, 1942.
Gianfranco Franchi, settembre 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.