Neo Edizioni
2019
9788896176658
A nove anni di distanza dalla sua prima raccolta di racconti, Antropometria [Neo, 2010], a sei anni dal volume gemello, Il giorno che diventammo umani [Neo, 2013], l'artista padovano Paolo Zardi, classe 1970, pubblica il terzo libro del suo "Paduamerone": si chiama La gente non esiste, è stato stampato dalla Neo nella collana Iena, come da tradizione. È una collana ormai decisamente zardica: questo è il 19° titolo, il 5° dell'ingegnere, autentico portabandiera; alle tre raccolte di racconti vanno aggiunti due romanzi brevi, l'apprezzabile XXI Secolo [2015] e il più trascurabile La passione secondo Matteo [2017]. Tendenzialmente c'è un sincero dislivello tra i racconti e i romanzi di Zardi: nella tenuta, nella potenza, nel coinvolgimento. Zardi è un velocista, non un fondista; forse, invecchiando, può diventare un discreto mezzofondista, niente di più; è uno scrittore borghese che ha trovato la sua misura nell'arte del racconto, che padroneggia con una certa personalità, limpida riconoscibilità e intelligenza: è quella la sua strada. Quanto ad argomenti, pensando a questi dieci anni di attività, possiamo considerarlo autore particolarmente coerente o, se preferite, "lucido nei suoi chiodi fissi": tuttavia la stessa materia dà esiti ben diversi tra racconti e romanzi (brevi o meno che siano); nei racconti, Zardi è capace di scintillare e di sfondare le difese del lettore; nei romanzi, è più mite e beneducato, mediamente è più mansueto e forse prevedibile anche nell'angoscia.
Zardi è uno scrittore veneto, sentimentale ed esistenzialista, borghese, si diceva; un progressista che tuttavia non inciampa nel radical chic (atteggiamento codificato per tempo, oltreoceano, da Tom Wolfe, proprio quando nasceva Zardi: 1970); è un uomo sinceramente democratico e profondamente umano, nella tenerezza, nella solidarietà, nella pietà. Non è religioso, e sin qua non era mai stato spirituale, almeno non consapevolmente: tuttavia in questo libro ci restituisce, per la prima volta, la parola "anima", in positio princeps; è il segno di un'evoluzione logica [io mi interrogavo proprio sul rapporto tra Zardi e l'anima nelle ultime battute del mio vecchio articolo sul Giorno che diventammo umani – a quel livello, forse, avevo fiutato qualcosa]. Chissà che succederà quando il nostro ingegnere sprofonderà (davvero, riga per riga) in un libro come Il codice dell'anima di quel vecchio filosofo junghiano: probabilmente sarà come abbeverarsi alla fontana di Μνημοσύνη, per tanti discorsi. Forse è già successo, forse sta per capitare.
La gente non esiste è una raccolta di 27 pezzi. Rispetto ad Antropometria e a Il giorno che diventammo umani, è un lavoro più artificiosamente assemblato: non sento di chiamarlo "libro gemello" dei due precedenti, ho riconosciuto una cesura e quindi direi piuttosto che questo lavoro "deriva e discende" dai due precedenti. In appendice, è stato pubblicato un elenco delle prime pubblicazioni di un terzo dei pezzi della raccolta: si va dal 2012 [Urano, già apparso in Esc, quando tutto finisce, a cura di R. Astremo e M. Maraschi, per Hacca] al 2018 [Neolingua, già pubblicato in «The FLR» n.3 (Sacro), a cura di A. Raveggi], passando per il prodromico Il ventunesimo secolo [apparso in «Nuovi Argomenti» n.68, 2014, a cura di C. Mazza Galanti]. Non siamo, in ogni caso, dalle parti della raccolta delle b-side, delle "versioni alternative" e delle inedite; l'editor è stato capace di dare un respiro coerente e una buona coerenza ai pezzi, disponendoli cum grano salis. Contesto un paio di scelte lessicali ("delay" per "ritardo" e "thread", parlando di messaggi) che ribadiscono che l'artista tende a leggere narrativa americana o inglese direttamente in lingua originale, oppure dà troppo peso alla popolarità e all'accessibilità del lessico informatico o giù di lì; qua e là ho riconosciuto cicatrici di certo traduttese.
Quali sono i racconti più indovinati di questa raccolta? Spendo, senza nessuna esitazione, l'aggettivo "profondo" per l'ultimo, Riverbero, un explicit spirituale e degno di ripetuta meditazione; è forse il racconto esemplare di questo libro, è la perla della sensibilità di Zardi. C'è poi qualche epifania del grottesco degna di nota; il racconto L'anello è quasi un aneddoto da taverna o da osteria, fa collassare qualunque velleità di serietà; stesso discorso per la burla editoriale Le cyclette non vanno da nessuna parte, un giocattolo parossistico scritto per consolare e confortare i veri editori e i pochi, veri artisti. Corpi gioca sempre sul grottesco tingendosi tuttavia di qualche amarezza brizzolata; l'antitesi è Le sottili pareti del cuore (e dire che, con quel titolo, già temevo una storia sulle cardiopatie o giù di lì: grazie per avermi smentito, non ne posso più di sentir parlare di malattie, veramente).
Forse leggermente manierista ma ben tessuto il secondo pezzo, Il figlio della signora Bastiani, storia d'un amore dell'era digitale e dell'innamoramento, in genere; molto apprezzabile il provocatorio Neolingua, destinato ad animare qualche polemica sugli odierni social network.
Fiacchi o trascurabili, invece, pezzi come Cavallette, Il ritorno e La cosa; Un sogno sembra addirittura tardoadolescente o proprio compiutamente amatoriale; non manca l'inciampo nel kitsch (Tuca tuca). Probabilmente è, tra i tre libri di racconti pubblicati sin qua, il libro-patchwork: si sarà inteso, non mancano distrazioni, divagazioni e sbagli (scoperti). Tuttavia, come già in ogni altro libro di Zardi, qui si parla di (piccola) borghesia, d'amore e di famiglia (di famiglie); di amanti e di tradimenti, di carne e di desiderio; si parla di malattie disastrose o letali, si sente l'ansia per la possibilità che il mondo vada a pezzi, si soffre per le ferite della vecchiaia; si va spesso sulla soglia dello psicodramma, si gioca a restare composti nella tragedia o nel rovescio della sorte; non ci si lascia andare (e addirittura si aprono Botole fantascientifiche, per esorcizzare il tempo, per rifiutare la morte: direzione promettente, spinosa ma promettente, appena esplorata. Quo vadis, Paolo?).
Il libro è stato dedicato alla moglie e ai figli, Dunja, Jurij e Matija. L'esergo è un canto sulla notte quasi finita e su una stinta mezzanotte che ci spaventò, scritto da una vecchia signora di Amherst.
Gianfranco Franchi, marzo 2019.
Per approfondire: scheda editoriale con rassegna stampa aggiornata / sito ufficiale di Paolo Zardi.
A nove anni di distanza dalla sua prima raccolta di racconti, Antropometria [Neo, 2010], a sei anni dal volume gemello, Il giorno che diventammo umani [Neo, 2013], l’artista padovano Paolo Zardi, classe 1970, pubblica il terzo libro del suo “Paduamerone“: si chiama La gente non esiste, è stato stampato dalla Neo nella collana Iena, come da tradizione…