Meridiano Zero
2008
9788882371661
Uno scrittore eccezionalmente insonne (naturalmente formidabile la responsabilità della caffeina, stando alle boutade di Random House), un passato da docente di scrittura creativa, sintetizza il suo amore per la letteratura nera (“Crime writers like Elmore Leonard and Carl Hiaasen certainly are a big influence”), la Florida (“What do I find attractive about Florida? Water. Also, warm weather, which translates into girls in skimpy beach outfits”) e il cinema di Quentin Tarantino – è chiaro: almeno “Le iene” e “Pulp Fiction” – dando vita a un romanzo che sembra l’evoluzione di un bel canovaccio per un film. Un film dal montaggio frenetico, dal ritmo furibondo e dal grilletto facile – tanto facile che un po’ si sorride. Un film parlato e sparato, con una colonna sonora capace di rivelarsi, al momento giusto, satirica e diegetica, come da lezione Reservoir Dogs.
“Gun Monkeys”, originariamente edito nel 2001, viene finalmente pubblicato in Italia per merito della Meridiano Zero di Marco Vicentini nell’estate del 2008: romanzo dialogico, estraneo a descrizioni superiori alle quattro righe – il caffè ammazza i tempi morti, ti costringe a scattare e a precipitare la trama: Gischler lo sa bene – è la rocambolesca storia di un assassino braccato.
Tutto ha inizio con un cadavere decapitato nel bagagliaio. Al tuo fianco, un killer di professione, nome di battaglia Blade – conquistato sul campo. Un balordo. Proverà a fregarti per intascare la compensa, riuscirai a liberartene con l’aiuto dell’ex donna del primo morto, Marcie. Magari dopo spari al suo orso polare impagliato in garage, e lei ci rimane male. Succede. Lei li impaglia pensando di farne opere d’arte, per dare loro l’espressione dei padroni. Sembra che funzioni. Stan è il capo della tua banda. Controlla le scommesse, il contrabbando, la droga. Tutto quello che è sporco, nel territorio, è suo. La gabbia delle scimmie è là dove va a prendere i suoi ragazzi per mandarli in missione. Ma i tempi di Stan stanno per finire, c’è sempre qualcuno più furbo e più cattivo di te. Il problema è che il nuovo padrone intende fare piazza pulita di tutta la cricca. Non ci voleva, pensa Charlie.
Siamo ad Orlando, Florida. Com’è Orlando? “Una città che non si sviluppa in altezza ma a macchia d’olio, cresce alla rinfusa in tutte le direzioni fagocitando sobborghi come Altamonte e Longwood e zone un tempo rurali come Sanford, Oveido, persino Bithlo. Tutta la Florida centrale, da Disneyworld alla Space Coast, è un dannato groviglio di tangenziali, centri commerciali, complessi residenziali fatti con lo stampino. E hotel, hotel, hotel” (p. 24). Punto. Allora meglio farcela raccontare in un romanzo o intravederla in un film.
“La gabbia delle scimmie” ha una scrittura piana, semplicissima e molto fedele allo slang e agli stilemi del parlato; Gischler ha catturato la lingua del popolo e ha saputo convertirla nella criminalità. Va da sé che qui si sta giocando a parlare la lingua di tutti, ma con quel controllo e quell’artificio ben mascherato che nascondono l’intelligenza di un autore promettente; una volta in grado di mescolare alcolici e via dicendo al caffè, alternando a dovere droghe leggere, Gischler saprà sprofondare nell’abisso delle intenzioni, dei rimorsi e delle paure dei suoi personaggi: spareranno non senza condividere con noi superbi e lisergici monologhi interiori. Intanto, in attesa di apprezzare le traduzioni dei libri scritti dopo il 2001 – Vonnegut è nominato come influenza importante: valuteremo – e curiosi di scoprire se la riduzione della caffeina ha implicato un rallentamento in questa sua incredibile giostra, prendiamo atto della sua capacità di rappresentare la violenza, senza nessun filtro morale o etico e altra valenza che non sia ludica e letteraria, e attendiamo con fiducia la traduzione più naturale: quella in pellicola.
Ogni tanto i letterati hanno bisogno di qualcosa di ozioso. Diciamo che qui troveranno tutta la freschezza del sangue dei banditi di certi fumetti d’antan: qualcosa – nella fulmineità, nella sregolatezza, nel sangue freddo – ricorderà cupe figure antagoniste; altro farà venire una voglia incredibile di ascoltare Al Pacino parlare nella sua lingua di paisà, magari in “Donnie Brasco”. Per dire.
Pubblicato nella collana Meridianonero, sua 75esima uscita, è pienamente fedele al dna di questa pionieristica avventura editoriale padovana: pensata per cultori del genere, aficionado e non solo, continua a guadagnare qualche lettore debole o occasionale alla causa della letteratura. A me va benissimo così: non appenderò un poster di Gischler in camera, non scriverò mai niente del genere, ma so già a chi regalare questo libro. E a chi parlarne.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Victor Gischler (Louisiana?, 196*?), scrittore americano. Ha insegnato Scrittura Creativa alla Roger State University, Oklahoma.
Victor Gischler, “La gabbia delle scimmie”, Meridiano Zero, Padova 2008. Traduzione di Carlo Prosperi e Marina Rotondo. Collana Meridianonero, 75.
Prima edizione: “Gun Monkeys”, 2001.
Gianfranco Franchi, giugno 2008.
Prima pubblicazione: Lankelot.