Adelphi
1987
9788845902611
“Jules è il nostro confidente, ci mette in scena. Ha un’immaginazione fertile, la pazienza di un angelo. Ci fa entrare nei suoi romanzi. Ci consola, ci prende in giro. Ci fa la corte. Non pretende niente da noi. Dimentica solo una cosa: se stesso”. (Henri-Pierre Roché, “Jules e Jim”, parte I, capitolo III “Le tre belle”).
Parigi, 1907. Jules è piccolo e rotondo, pieno di humour, placido e mite. Non parla bene francese. Si trova, per la prima volta in vita sua, a Parigi. Voleva cambiare ambiente per superare una delusione sentimentale. È un giovane letterato. Jim è alto e magro, amato dalle donne, risoluto, generoso ed energico. È un giovane artista. C’è una festa. I due si conoscono da poco. Jim introduce Jules nell’ambiente. Si trovano immediatamente, diventano amici. Iniziano a vedersi ogni giorno, a confrontare i loro scritti, a parlare d’arte, d’amore, di vita. Lo spettro della Grande Guerra sembra non potersi materializzare. Jules e Jim sono inseparabili.
Sono gli anni della loro splendida giovinezza, dissoluta, irrequieta e folle. Dei grandi amori che si dissolvono in qualche nottata, dei progetti letterari che devono cambiare la storia dell’arte e alla fine si spengono, in silenzio(ma sorridendo, e promettendo di tornare; trasfigurati, e perfetti), delle amicizie che lasciano un segno che niente e nessuno potrà scalfire, mai.
E questi amori, spesso, Jules e Jim li condividono; sembrano riconoscere bellezza nelle stesse donne. Uno conquista, poi cede il passo all’amico, infine il triangolo si spezza; c’è una muta amante altrove, magari, nell’ombra, e da lei si può tornare e respirare la solita rassicurante armonia, e rivivere piacere. Jules sembra poi essere fin troppo lassista: si rifugia, a tratti, in una sua dimensione segreta e riservata, e lascia che Jim si nutra della sua ultima compagna. Dico “nutrire”, perché c’è qualcosa di animalesco, e di sacro.
Quasi come Jules osservasse sempre: quando s’avvicina per sedurre, quando ha sedotto, quando lascia che sia il suo amico a sedurre, e si ritrae in disparte. Quasi come Jim fosse accecato, come Don Giovanni, dal sole dell’eterno femminino, e in tutte cercasse una traccia, un segno dell’idea, e in nessuna riconoscesse “verità”, “totalità”, ma frammenti di perfezione. Viaggiano assieme. Monaco, in Germania. Altri amori. Altri scritti. Altri sogni.
Un giorno, Jules si innamora. Kathe è affascinante, libera, disinibita. E poi disegna in maniera splendida. Una bellezza irresistibile. Si sposano, lei rimane incinta. Scoppia la prima guerra mondiale, Jules e Jim non si incontreranno per cinque anni. Poi tornano a scriversi, finalmente si ritrovano. Jules è padre di due figlie. Kathe è già sparita per sei mesi di fila, poi è tornata a casa. Nessuno può fermarla. Asseconda un istinto che è il suo fascino e la sua dannazione. Ama, disperatamente. Jules non ha coraggio, non sa opporsi. Non sente di possederla. Non ha mai capito cosa significasse possedere, forse; e se anche l’avesse inteso, ha preferito dimenticare. Magari, per scrivere (o forse è solo vigliaccheria, o quieto vivere, o più alta coscienza. L’animo dell’uomo è sempre segreto e insondabile. Non altrettanto i suoi scritti. Questo io credo e sempre ho creduto).
Per Jim, quegli anni avevano avuto altro colore. Altri amori, altre storie. Storie come questa. “Tacitamente avevano stretto un patto contro l’amore-passione. Si erano amati con tatto, in segreto, senza mischiarvi né amici, né curiosità, né questioni materiali, in un minuscolo appartamento arrampicato in alto, con un ampio panorama, affittato da Jim a questo scopo: si incontravano lì, per un giorno intero, una volta alla settimana. Vedendosi poco, si davano solo la parte migliore di se stessi. Né avrebbero voluto vedersi di più. Avevano ciascuno la sua vita” (Roché, “Jules e Jim”, parte II, capitolo 7 “Gilberte – Albert – Fortunio”).
Ciascuno aveva la sua vita. Poi Jim e Kathe s’innamorano. Un tuffo nella Senna, forse, è il momento del cortocircuito. Progettano il matrimonio, vorrebbero avere un figlio tutto loro. Jules non si oppone. Si separano.
Prima di unirsi di fronte alla legge, Jim e Kathe sistemano qualche conto con il loro passato; che non scompare, ma cessa per un momento di opporsi. Da un’amante non ti puoi congedare. Non puoi dirle addio. È solo un intervallo. Entrambi gli amanti ne sono coscienti. Ma è così dolce fingere. Solleva. Vorrebbero un figlio. Non accade. L’intesa è stupenda. Invano. Finita, parrebbe. Si lasciano, Kathe pensa a risposarsi con Jules. Ma esistono legami che non conoscono leggi, e non conoscono ostacoli. Si sospendono, ma non si dissolvono. Questo è un amore di tre persone, due artisti fratelli e una splendida musa. Non c’è invidia, né rancore, né gelosia. È un amore diverso, tenero. Non conosce altra morale che non sia estetica. Oltre ogni limite. Fino in fondo.
La fine della storia la scoprirete leggendo questo splendido libro. Che è un affresco dell’Europa del primo Novecento, e un seducente tributo all’amicizia, all’arte e all’amore. Scritto con leggerezza, passione, poesia. È una autentica anticipazione dello stile e dei contrasti del divino Kundera: è erotico, avvolgente, provocante, mai volgare e mai morboso. La lingua letteraria di Roché è liquida e ondivaga. Non descrive, tratteggia: visivo e tutto abbandoni e slanci, sembra appuntare sensazioni e sentimenti con gusto impressionista. Rapisce il lettore alla vita. Il lettore non se ne pente mai. Libri come questo annebbiano e disorientano; col tempo, incidono nella tua anima, e mutano la tua visione delle cose. Forse, del mondo stesso.
Varrà la pena ricordare, in conclusione, che il romanzo, opera prima dell’allora settantaquattrenne Roché, è largamente autobiografico. Jules, in realtà, altri non è che il poeta e narratore tedesco Franz Hessel, fraterno amico di Pierre Roché. Franz era sposato con Helen Grund, “Kathe”, innamorata di entrambi gli artisti, amante di entrambi i fratelli. Non servirà ricordare che neppure la Guerra che separò i tre per cinque anni è nata dalla fantasia del romanziere francese.
“E ripresero la loro grande conversazione interrotta. Si trovarono maturati, ciascuno nella sua direzione, ma non cambiati. Trascorsero insieme due giorni interi, davanti a tavoli quadrati di legno spesso, fumando lunghi sigari. Ognuno di loro raccontò all’altro la sua guerra. Jules evitava di parlare a fondo della sua vita familiare. Jim ebbe l’impressione che non tutto andasse per il meglio” (Roché, “Jules e Jim”, parte II, capitolo 3, “1914:guerra–1920: lo chalet”).
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.
Henri-Pierre Roché (Parigi, Francia, 1879–Meudon, Francia, 1959), esteta e romanziere francese.
Henri-Pierre Roché, “Jules e Jim”, Adelphi, Milano, 1994. A cura di Ena Marchi. Con un breve saggio della curatrice. Il libro è strutturato in tre parti, titolate rispettivamente “Jules e Jim”, “Kathe” e “Fino in fondo”. Le tre sezioni sono ripartite in trentaquattro capitoli, tutti titolati e numerati progressivamente, così suddivisi: quattordici per la prima parte, nove per la seconda e undici per la terza.
Traduzione cinematografica: “Jules e Jim”, di François Truffaut, 1962.
Interpreti principali: Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre.
Roché avrebbe dovuto curare la sceneggiatura del film: tuttavia, morì proprio in quel periodo. Passati due anni, Truffaut diede avvio alla riprese e la pellicola apparve nelle sale nel 1962: giudicata “immorale”, destò scandalo. Nel 2002, restaurato, il film “Jules e Jim”, cult dei cinefili, è tornato nelle sale.
Gianfranco Franchi, giugno 2003.
Prima pubblicazione: Lankelot.