Fanucci
2015
9788834728383
“Ecco la situazione. Qualcosa di nero e notturno era strisciato fuori dal Medio Evo. Qualcosa privo di struttura o di credibilità, qualcosa che era sempre stato relegato, fatti e personaggi, alle pagine della letteratura fantastica. I vampiri appartenevano al passato: fossero le storie idilliache di Summers o quelle melodrammatiche di Stoker o un breve passaggio nella Encyclopaedia Britannica o uno spunto per i romanzi degli scrittori popolari o materiale grezzo per i produttori di film di serie B. Una tenue leggenda passata di secolo in secolo. Bene, era vero”. (I, 3, p. 26)
Robert Neville ha trentasei anni, è alto, biondo e ha occhi d’un azzurro intenso. È reduce dalla guerra a Panama. Passa le giornate leggendo, bevendo fino a stordirsi, ascoltando musica classica e isolando la casa. La morale è finita con la società, egli stesso è la propria etica (II, 7, p. 57). È l’ultimo uomo sulla terra. I superstiti d’una terribile epidemia si sono tramutati nei vampiri delle leggende. Neville si risveglia all’alba, quando “loro vanno via”, fa strage dei nemici dormienti (picchi di 47 vittime, giusto il primo giorno della narrazione), e dedica le ore di buio a cercare le cause del fenomeno, sognando di individuare un antidoto o una soluzione.
Matheson ibrida “La Nube Purpurea” di Shiel con “Dracula” di Bram Stoker: ne deriva un romanzo di fantascienza irrimediabilmente sedotto dalla letteratura gotica, a metà strada tra un delirio paranoide e una tragica denuncia dell’incomunicabilità. Neville è isolato e costretto ad adattarsi alle nuove regole dell’umanità “vampirizzata”, ridotto a una sopravvivenza grottesca, rifiutato perfino da un cane (l’ultimo sulla terra?): si tratta di un randagio, ferito e spaventato, che egli tenterà invano di addomesticare per settimane – fino a testimoniare la sua prevedibile morte, per via del contagio.
Neville è inevitabilmente disperato ed esasperato: tende ad autodistruggersi, in lenta progressione, senza manifestare mai propositi suicidi. Sogna un incontro con altri fortuiti superstiti. Quando avverrà, dopo tre anni di sopravvivenza, il desiderio d’incontrare un proprio simile accecherà e vanificherà le sue intuizioni a proposito della natura della menzognera interlocutrice.
La storia prende il via a un anno di distanza dalla misteriosa epidemia: per via d’un rapido flashback, scopriremo che fu accompagnata da una incredibile proliferazione di insetti e da indecifrabili tempeste di polvere. Neville vide morire sua figlia Kathy e sua moglie Virginia: e si trovò a dover uccidere sua moglie “ritornante”, vampira assetata del suo sangue. Nei tre anni successivi, l’ultimo uomo sulla terra studia e indaga la natura dei nuovi nemici.
Van Helsing insegna: la forza del vampiro sta nel fatto che nessuno vuole credere alla sua esistenza. L’allievo Neville registra e analizza i loro comportamenti: “I fatti che li riguardavano erano strani: stare nascosti durante il giorno, evitare l’aglio, morire per un paletto, aver notoriamente paura delle croci, rifuggire con timore dagli specchi (…). Secondo la leggenda, la loro immagine non si rifletteva negli specchi, ma lui sapeva che era falso. Come era falsa la credenza che si trasformassero in pipistrelli. Quella era una superstizione che la logica e l’osservazione avevano facilmente cancellato. Ed era altrettanto stupido credere che potessero trasformarsi in lupi. C’erano senza alcun dubbio dei cani vampiri” (I, 2, p. 25).
Con pazienza, guidato dagli ultimi studi pubblicati dagli scienziati, approfondirà le loro congetture a proposito dei batteri responsabili dell’epidemia: individuerà un germe, battezzato “Vampiris”, padre principale (ma non unico, come i lettori scopriranno) del morbo. Numerosi, nel corso della narrazione, i richiami alla musica colta: Neville ascolta, tra una sbronza, un omicidio e una buona lettura, Brahms, Bernstein, Mozart, Beethoven, Ravel, Leie, Schönberg, Schubert, Rachmaninoff, vuoi per non sentire mormorii, passi, grida e ululati dei vampiri appollaiati nel suo giardino, vuoi per distogliere l’attenzione dalle oscene esibizioni delle vampire, fatalmente generose e lascive, pur di richiamarlo all’esterno della “casa-bunker”, vuoi per enfatizzare la solennità del momento.
Tendenza, quest’ultima, confermata dalle ultime battute del libro: se l’Ulisse di Tennyson poteva dichiarare “I have become a name”, il Neville di Matheson prenderà atto, di fronte a una folla di vampiri pronta a martoriarlo: “I Am legend”.
“I Am legend”, noto in Italia come “I Vampiri” o “Io sono leggenda” (ultima edizione: Fanucci), è stato pubblicato originariamente nel 1954. Il libro è strutturato in quattro parti, suddivise rispettivamente in 5+8+4+2 capitoli. La prima parte è ambientata nel gennaio del 1976, la seconda nel marzo del 1976, la terza nel giugno del 1978, l’ultima nel gennaio del 1979.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Richard Burton Matheson (Allendale, New Jersey, 1926 – Los Angeles, California, 2013), romanziere e sceneggiatore americano. Laureato in giornalismo nell’Università del Missouri nel 1949, ha esordito pubblicando nel 1950 il racconto breve “Born of Man and Woman”. “I Am Legend” è stato il suo primo romanzo.
Richard Matheson, “I vampiri”, Mondadori, Milano, 1989. Traduzione di Lucia Milani. Scheda introduttiva di Diego Gabutti.
Prima edizione: “I’m legend”, 1954.
Riduzioni cinematografiche: “L’ultimo uomo della terra”, di Ubaldo Ragona. 1964; “The Omega Man”, di Boris Segal. 1971.
Gianfranco Franchi, maggio 2004.
Prima pubblicazione: Lankelot.