Stampa Alternativa
2003
9788872267455
L'artista era Cristo, e in Cristo si identificava, ma ne abiurava la dottrina; ne abiurava l'idea cattolica, l'applicazione clericale, la manipolazione umana. Cinquantuno elettrochoc più tardi, Artaud avrebbe cambiato visione, rinnegando Cristo. La sofferenza di una psiche massacrata dalle droghe e dai trattamenti in manicomio complica irrimediabilmente la lettura e la linearità delle sue opere; sta di fatto che negli ultimissimi scritti la religiosità scompare del tutto dalle pagine di Artaud, stando a quanto leggiamo negli apparati critici di questo libro.
Questa nuova antologia, curata da Di Palmo per Stampa Alternativa nel 2003, è un piccolo precipizio nel torrente infernale che l'artista navigava a ogni ora del giorno, lottando per non annegare. Il curatore ricorda che Artaud voleva scrivere un libro contro il Gesù Cristo della religione e della Chiesa: ne sono rimasti frammenti (“Histoire vraie de Jésus-Christ”), e diversi scritti degli ultimi anni ne sono stati influenzati o segnati; ad esempio, nella Lettera al Papa, rielaborata nel 1946, si leggeva: “Sono io (non Gesù Cristo) a esser stato crocifisso sul Golgota, e lo sono stato per il solo fatto di essermi ribellato contro dio e il suo cristo, perché io sono un uomo e dio e il suo cristo non sono che idee che recano lo sporco contrassegno della mano dell'uomo”.
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“Io sono Gesù Cristo” si compone di scritti, per la prima volta tradotti in italiano, composti nel 1947 e allora affidati a un pittore georgiano, Eristoff, in quel periodo ospite di Artaud. Nel dettaglio, riporto le fonti dell'edizione Stampa Alternativa: le poesie “Je crache sur le Christ inné” e “Etre christ n'est pas etre Jésus-christ” sono state pubblicate a Parigi nel 2001 da Absteme & Bobance; la lettera del 6 dicembre 1945 a Parisot proviene dal volume XIV delle Opere Complete (Gallimard, 1978); i due brani “Ainsi j'ai pensé...” e “Et maintenant assez acec le délire” derivano dal volume XXVI delle Opere Complete (Gallimard, 1994); infine, “La disparition sous la terre” si può rinvenire nel volume XV (Gallimard, 1981).
Completa l'opera l'Album Artaud: include foto dell'autore, dei suoi sortilegi e dei suoi disegni.
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“Io sputo sul cristo innato” è un esempio di implacabile volgarità e blasfemia: versi caotici e morbosi, fondati sulla gnostica congettura dell'esistenza d'un doppio Cristo – quello tradotto e idolatrato dalle religioni è sporcato da “psichismo” e “spiritualismo” innato, estraneo all'umanità: la sua storia non è bella, né vera, ma puerile e manipolata dall'umanità: “Se il cristo è dio / non abbisogna / dell'utero di una / vergine / per dimostrare di esistere” (p. 23).
Allora è stato l'uomo, e non Dio, a creare un falso mito con le sue mani, scrive l'artista. A un tratto, grazie a una nota, decifriamo un nome – Joseph Nalpas – che appare nei versi: padre putativo fondatore d'un culto del dio che sale e che scende. Si direbbe il nome del bisnonno adottivo di Artaud: oppure, un omaggio al terzo nome di battesimo di Artaud. In altre parole – ma è uno strano labirinto – Artaud è il cristo di cui sta parlando. Delirio.
Nella poesia, il vero Cristo è fuggito, mentre al suo posto è stato crocifisso uno sconosciuto, un “umorista incredulo” che sosteneva che la morte non esistesse, come del resto dio e gli spiriti; e che l'uomo fosse responsabile di ogni sua azione – tutto il resto era invenzione dei “preti”. Preti responsabili della “visuale della miseria, del fallimento della / coscienza, della disperazione / della carestia corporale totale / e della morte” (p. 39). Preti sognati, infine, arrosto.
La seconda poesia, “Essere cristo non significa essere Gesù Cristo”: solita irriverenza blasfema (“sperma adulterato di dio” che fa “cagare lo spirito”; “nome pederasta e ignobile” di Cristo; “checca di mago nero”, “fantoccio squartato”) prima dei concetti limpidi: il suo vero nome era Nalpas (ci risiamo), apparteneva a un'etnia di paria, malati ulcerosi e piagati da molte sofferenze; noi tutti stiamo adorando un fantoccio. Il tutto condito – come nel primo caso – da parole insignificanti, probabilmente una sorta di “incantesimo” composto in una lingua non esistente.
Nella “Lettera a Henri Parisot”, Artaud parla delle sue reminiscenze d'una “vita eterna”; della rivalità con Maria e Joseph Nalpas, che attendevano un bambino (Gesù) che sarebbe stato capace di terribili stregonerie; il vero nome di quel Cristo era Antonin. Nalpas, non Artaud. Quante sovrapposizioni ossessive.
Fu Artaud, il vero Cristo, a essere arrestato, una notte, tra gli olivi; a essere giudicato da Pilato; a risorgere. In calce, strane allusioni sulla morte di due conoscenze di Artaud. Vengono pensieri strani... scacciamoli subito.
Le altre due successive, brevi prose, sono l'epilogo del delirio mistico e blasfemo sin qua analizzato; tra congetture di una reincarnazione di Artaud, rivale del falso cristo 2000 anni prima e morto in quella e in questa vita – per gli elettrochoc, qualche anno prima – e coscienza improvvisa della causa di questa sovrapposizione; il martirio patito in manicomio:
“Sono io, io, il qui presente Antonin Artaud, ad aver sofferto il supplizio della croce sul Golgota e sono tutti gli anticristi del Padre Eterno che non ha mai voluto soffrire che hanno strillato Lama Lama con il tono di Dio, e io ero assolutamente solo con la pleiade di demoni vampiri che senza soffrire hanno sempre voluto prendere la coscienza del mio dolore quanto questa coscienza è appunto tutto il mio io – ed è questo artificio empio di violazione eterna di Dio che ha sempre composto tutto il mistero della Redenzione (...)” (p. 85). I suoi angeli – al suo fianco anche sul Golgota – sono gli amici artisti surrealisti, come Breton.
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Droghe, farmaci e cure violente distrussero un'intelligenza che continuava, per intervalli di lucidità, a pretendere l'espressione artistica. Trovare senso e significati è molto più semplice, da un certo punto di vista, di quanto si potrebbe credere; il mosaico originario si componeva di anticlericalismo e di profonda religiosità, due aspetti tutt'altro che irragionevolmente coesistenti in una persona intelligente. Il male ha distrutto tutto – lasciando frantumi di luce, spiragli di razionalità. Pochi, ma dolorosamente belli. Ma è tutto sporco di sangue.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Antonin Artaud (Parigi, 1896 – Marsiglia, 1948), commediografo, scrittore e regista teatrale francese.
Antonin Artaud, “Io sono Gesù Cristo. Scritti eretici e blasfemi”, Stampa Alternativa, Viterbo 2003. Testo originale a fronte. Traduzione e cura di Pasquale Di Palmo. Contiene un inserto a colori. Scritti composti nel 1947.
Gianfranco Franchi, marzo 2009.
Prima pubblicazione: Lankelot.